L’OMS si riunisce questa settimana per votare sull’inserimento della dipendenza da videogiochi all’interno della Classificazione Internazionale delle malattie
L’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, deciderà questa settimana se inserire nella lista delle malattie ufficialmente riconosciute, la dipendenza da videogioco.
La questione l’abbiamo affrontata più volte all’interno di queste stesse pagine, e nasce già alla fine del 2017, quando si cominciò a parlare della possibilità di inserire il “gaming disorder” all’interno della Classificazione Internazionale delle Malattie.
Nel frattempo. la cosiddetta ICD è giunta all’undicesima iterazione, e i disturbi legati alla dipendenza dal gaming sono stati già inseriti nella bozza nonostante diversi pareri contrari da parte dei leader dell’industria, riuniti nell’Entertainment Software Association (ESA), che rappresenta studi come Epic e Activision Blizzard.
Il gaming disorder diventa pericoloso se diventa “di gravità sufficiente per risultare in un significativo deterioramento delle aree di funzionalità importanti come quella personale, familiare, sociale, educativa, occupazionale”. Le persone considerate a rischio sono quelle che presentano tali sintomi per dodici mesi o più.
La decisione di includerlo nell’ICD-11 è stata presa “basandosi su revisioni di prove disponibili e riflette un consenso di esperti dopo consultazioni di natura tecnica”. L’ESA però insiste sul fatto che, essendoci oltre due miliardi di videogiocatori nel mondo, bisogna che la classificazione sia eseguita con particolare attenzione, per evitare il rischio di diagnosi errate in potenzialmente moltissimi pazienti.
Insomma, la situazione è tutt’altro che definita, e staremo a vedere durante la votazione di questa settimana a Ginevra come andrà a finire.
Come dicevamo in apertura, abbiamo trattato la questione all’interno di queste stesse pagine già l’anno scorso, quando cominciò a parlarsene. Se volete approfondire, vi rimandiamo al nostro speciale a riguardo.
Che ne pensate? Credete che sia giusto trattare il gaming disorder come una malattia vera e propria, o c’è il rischio che il videogioco venga ulteriormente criminalizzato?
(Fonte: Eurogamer.net)