Sporchi ma felici

Dopo l’ottimo DiRT Rally eravamo veramente curiosi di provare il nuovo capitolo della bellissima serie racing: da appassionato di motorsport in generale e da giocatore di vecchia data di diversi titoli che trattavano la disciplina, chi vi scrive guardava a DiRT 4 con trepidazione, chiedendosi dopo un precedente capitolo così bello, cosa potesse ancora offrire Codemasters al mondo delle corse su sterrato.

La risposta è tanto semplice quanto bella da sentire: tanto, tanto divertimento.

Cambiare sì, snaturarsi no

Come vi abbiamo già raccontato su queste pagine, il capitolo precedente della serie era prettamente simulativo: i patiti dei motori e della simulazione più pura potevano infatti trovare pane per i loro denti, con il sistema di guida che, pur non essendo proibitivo come lo era un Richard Burns Rally, era comunque nettamente più improntato alla simulazione che non all’arcade. DiRT 4 riporta l’ago della bilancia un po’ più verso il centro, riuscendo ad evitare di cadere nell’errore di rendere il tutto un “nè carne nè pesce”, ma al contrario accontentando un po’ tutti, senza servilismi.

Gli smanettoni potranno comunque giocare sui settaggi e gestire la difficoltà in modo da incontrare più i loro gusti, così come chi volesse un tipo di simulazione che non tagli le gambe al minimo errore, troverà un gioco magari un po’ più permissivo ma che non tolga spazio al realismo ed al piacere di guida.

E allora ci si prende subito gusto a mordere l’asfalto (e la ghiaia, e il fango, et cetera), anche perché di carne al fuoco ce n’è tanta: la Modalità Carriera offre, oltre alla classica disciplina del Rally, anche il divertente Rallycross (di cui peraltro Codemasters detiene anche i diritti del Campionato, al contrario di quelli del WRC, il campionato del mondo di Rally) disciplina in cui si dovrà fare a sportellate con gli avversari su circuiti misti asfalto-sterrato.

Trovano spazio poi la modalità Land Rush, di nuovo corse su circuito lottando contro altri avversari gestiti da un’I.A. piuttosto agguerrita, generalmente ambientati su terreni fangosi e a bordo di dune buggy e potenti pick-up. Merita una menzione anche il Campionato di Rally Storico, con vetture di diverse epoche, che ci porta a quello che probabilmente è uno dei pochi punti deboli del gioco: il parco macchine.

Tanta roba, poche auto

Le auto in totale sono una trentina, un po’ poche. Anche perché, se in media ci sono all’incirca tre macchine per ogni categoria nella quale gareggiare, per alcune di queste categorie tale scelta non c’è e volenti o nolenti dovremo utilizzare l’unica automobile disponibile per quell’evento. In compenso, c’è da dire che i modelli sono tutti realizzati da dio, sia internamente che esternamente.

La grafica in generale, pur non avendo dei veri e propri punti di forza o tratti indimenticabili, fa comunque il suo egregio lavoro, e il gioco risulta alla vista molto piacevole, pulito e fluido. L’audio è invece ottimo: il suono dei motori è decisamente indovinato e il navigatore dà indicazioni chiare e precise, anche se per forza di cose in alcuni tratti veloci vi sparerà suggerimenti a mitraglietta, soprattutto in tratti di curve particolarmente veloci. Il vostro fido alleato vi fornirà però anche suggerimenti di natura tecnica, avvisandovi quando il rumore del motore lascia presagire un guasto in arrivo, o avvertendovi di un principio di foratura.

Voglio DiRT che t’amo

Interessante anche quel tocco di gestionalità dato alla Modalità Carriera, vero punto di forza del titolo. Potremo infatti scegliere se accettare l’offerta di alcune squadre che si contenderanno il nostro talento (ma purtroppo anche i nostri guadagni), oppure costruire da zero il nostro team, a partire dall’editor di livree, non particolarmente brillante ma comunque funzionale, che permette di dare alla propria vettura un tocco abbastanza personale.

Partendo da un piccolo garage e da sponsorizzazioni semi-sconosciute, vincere gare ed accumulare crediti ci permetterà di far crescere la nostra azienda, assumere ingegneri e tecnici, ma anche PR in grado di procurare sponsor migliori. Ampliando le strutture della società si otterranno diversi effetti positivi, sia in termini di umore ed efficienza dello staff, sia in costi minori per le riparazioni, e così via, dando ulteriore longevità ad un titolo già di per sé corposo.

A proposito, altro carburante per longevità che prova a dare anche il nuovissimo editor dei tracciati, per creare il proprio circuito personalizzato, anche se in questo caso non avremo libertà creativa al 100%. Si tratta infatti di scegliere le caratteristiche del circuito, che poi verrà generato da un algoritmo. Buon tentativo, ma continuiamo a preferire gli stage partoriti direttamente dagli sviluppatori.

Il gioco insomma sembra aver superato alla grande la prova a cui era chiamato: dopo un capitolo senz’altro bellissimo, ma forse dedicato solamente ad una fetta di appassionati, DiRT 4 è un gioco decisamente più accessibile, ma che non commette l’errore di voler per forza piacere a tutti, magari rinunciando alla sua identità di titolo impegnativo e soddisfacente.

E cavolo se avevamo bisogno di un gioco così.

Verdetto

DiRT 4 è un capolavoro. Lo è perché Codemasters è stata bravissima a rinnovarsi senza stravolgersi, impresa ancora più difficile quando si viene da un titolo precedente altrettanto bello ma molto più tosto. Se DiRT Rally riusciva a coinvolgere gli appassionati dei motori e pochi altri, DiRT 4 è quel titolo che magari può aprire le porte del mondo dei rally anche a chi si stesse avvicinando al genere per la prima volta, regalandogli una sfida più alla loro portata. Ma non pensiate che sia facile, o totalmente improntato a uno stile di guida arcade: il gioco non ci pensa per un attimo a rinunciare alla sua anima simulativa e realistica. Tradotto: le vittorie ve le dovete comunque sudare. E va bene così.