Dorohedoro sbarca su Netflix ed esplora il tema del doppio in un’ambientazione post apocalittica
Con Dorohedoro Netflix continua sulla strada del potenziamento dell’offerta anime nel proprio catalogo. Dopo essersi dotata di un notevole numero di titoli del passato già pronti al consumo, la piattaforma di streaming spinge forte anche sulle produzioni originali. Nei disegni e nelle animazioni la trasposizione del manga di Q Hayashida riprende infatti gli altri anime della grande N, senza però perdere la propria peculiare atmosfera.
Dorohedoro è la bizzarra storia di un uomo la cui testa è stata trasformata in quella di un lucertolone, il quale cerca di ritrovare il responsabile mentre prova a sbarcare il lunario. Come vedremo nel corso di questo piccolo viaggio, il personaggio di Cayman e soprattutto il mondo nel quale compie le sue peripezie hanno molto di più da raccontare.
Dorohedoro su Netflix: le due facce del mondo
Nelle opere ambientate nel futuro il setting svolge sempre un ruolo decisivo, perché influisce sul registro narrativo e sull’intero mood. Dorohedoro, nuova arrivata in casa Netflix, non fa eccezione. La sua indagine sul tema del doppio parte infatti proprio dal mondo, diviso tra due realtà letteralmente separate che entrano in contatto solo nel corso di avvenimenti particolari: Hole e il mondo degli Stregoni.
Hole
Hole è il mondo che presenta i tratti maggiormente post apocalittici. È una città grigia e diroccata, caratterizzata da costruzioni alte ma in rovina che lasciano comunque intendere una collocazione della storia nel futuro. Tra i suoi vicoli bui si muovono gli umani, che cercano di accaparrarsi le poche risorse disponibili attraverso la forza. La criminalità è onnipresente, così come le vittime degli incantesimi.
Hole è infatti utilizzata come terreno di caccia dagli Stregoni, che vi giungono attraverso porte magiche e usano gli umani come cavie per esercitarsi con i propri poteri. La magia è rappresentata come fumo nero, polveroso, capace addirittura di persistere nell’atmosfera di Hole generando una sorta di effetto serra. Ogni anno, quando l’inquinamento magico raggiunge il suo picco, i morti si risvegliano dalle tombe e attaccano i vivi, dando inizio alla Notte dei Morti Viventi. Cayman, il protagonista, è una delle vittime degli Stregoni, che costringono gli umani a una vita di paura e reclusione.
Il mondo degli Stregoni
Come spesso accade in opere che si reggono sulla coesistenza di due piani narrativi, il mondo degli Stregoni presenta caratteristiche diametralmente opposte rispetto a quello degli umani. Il paesaggio è ricchissimo, barocco, pieno di colori sgargianti ed edifici dall’architettura elaborata. La maggior parte degli Stregoni vive nell’opulenza e si diletta in continue visite di piacere a Hole, dove i più inesperti hanno la possibilità di affinare le proprie abilità magiche.
Sebbene condividano l’aspetto fisico con gli umani, gli Stregoni sono una razza a sé stante dal punto di vista genetico: il loro sangue è zeppo di particelle nere, le quali generano il fumo che permette loro di lanciare incantesimi. L’altro tratto distintivo è la maschera, che riveste una doppia funzione e rende più esplicita l’indagine sulla dualità in Dorohedoro su Netflix: essa identifica uno Stregone come tale, ma nel contempo ne cela l’identità.
Mondi paralleli
Sebbene siano agli antipodi sotto molti aspetti, Hole e il mondo degli Stregoni sono collegati e si influenzano l’un l’altro. Oltre ai continui spostamenti di personaggi tra le ambientazioni, esse sono caratterizzate da una sorta di parallelismo, come testimoniano alcuni eventi molto simili che si manifestano nel corso della storia:
Le avventure di Cayman nella prima stagione si dividono tra i due mondi, e in entrambi viene aiutato in modo cruciale da titolari di ristoranti. A Hole tocca a Nikaido, sua amica sin dai primi tempi della trasformazione in lucertola; nel mondo degli Stregoni è invece compito di Tanba, burbero venditore di tortini di carne dal cuore d’oro.
Entrambe le ambientazioni ospitano (o hanno ospitato) un gruppo di ribelli dedito all’uccisione di Stregoni. Hole era infestata da umani decisi a metter fine alle visite dei loro nemici, almeno fino a quando il giovane Shin ne ha fatto piazza pulita. Nel loro mondo gli Stregoni temono invece gli Occhi Crociati, individui mediocri che non riescono a produrre abbastanza fumo. Essi uccidono i propri simili più potenti per trasformarli in polvere nera, che viene poi venduta come droga.
Il parallelismo tra i mondi è un altro elemento attraverso il quale Dorohedoro e Netflix esplorano il tema del doppio.
Dorohedoro su Netflix: dualità disegnata
L’indagine sul doppio portata avanti dalla narrazione di Dorohedoro vive anche attraverso i disegni e le animazioni, cuore pulsante di un anime. Umani e Stregoni si differenziano anche sulla base dei tratti somatici, sebbene la somiglianza rimanga comunque evidente.
Gli umani di Hole hanno infatti tratti più dolci, rotondeggianti, pervasi da un gusto retro che li avvicina ai capolavori dell’animazione nipponica anni Ottanta come Akira e Dragon Ball. Gli Stregoni, invece, sono più simili ai personaggi di opere più recenti, con i loro volti allungati e spigolosi che ricordano Bleach o altri anime degli anni Duemila. Le vittime degli incantesimi, in genere trasformate in creature mostruose come lo stesso protagonista Cayman, vengono rese con la stessa tecnica già vista in altri prodotti originali Netflix: come in Kengan Ashura le fattezze di questi personaggi sono pervase da leggere ombre che ricordano il cell shading dei giochi per PS2.
Dorohedoro su Netflix: un registro schizofrenico
Il gradimento del popolo di Netflix per Dorohedoro sarà determinato, in massima parte, dall’accettazione o meno di un registro bizzarro e particolare. L’anime si distingue dal resto del parco titoli per via della sua continua sospensione: non esistono situazioni troppo drammatiche o troppo comedy, o meglio possono capitare, ma senza mai andare fino in fondo.
Per intenderci, nessuna scena termina con lo stesso mood che sembrava dominarla. Un flashback che racconta la terribile infanzia di un personaggio può venire interrotto da una battuta ai limiti del demenziale, così come una scena allegra e spensierata può sfociare in rivelazioni o riflessioni molto cupe. La musica è il principale vettore di questa tendenza e spesso annuncia letteralmente il cambiamento di mood, risultando qualche volta persino esagerata e fuori luogo. Grazie a questo registro Dorohedoro è capace di mantenere sempre alta la soglia di attenzione dello spettatore, che però potrebbe mal digerire una narrazione che sembra talvolta sacrificare la coerenza sull’altare del bizzarro.
Dorohedoro è sicuramente un grande acquisto per Netflix, soprattutto perché non somiglia a nessun’altra opera presente nel catalogo. Il suo linguaggio continuamente sospeso tra splatter, drammatico e bizzarro, però, rischia di risultare un po’ indigesto e difficile da seguire. Non ci resta che aspettare la seconda stagione per sbrogliare almeno alcuni dei nodi che la prima ci ha lasciato in eredità.