Le origini del mito di Dracula rivelate dal discendente del suo creatore
Dacre Stoker è il pronipote di Abraham “Bram” Stoker, autore del celebre romanzo Dracula, negli anni trasposto in numerose versioni cinematografiche e teatrali e sempre d’enorme ispirazione per personaggi originali che ne raccolgono la sanguinaria eredità. Da poco si trova in libreria il suo secondo romanzo, intitolato semplicemente Dracul, come a citare il proprio trisavolo che, oltretutto, non è altri che il protagonista di suddetto romanzo.
Pur non essendo estranea alla letteratura di genere, possiamo affermare che negli anni Duemila la figura del vampiro ha subito, per così dire, una rinascita che ne ha riportato in auge il fascino mortale. A cominciare dalla serie di Buffy L’Ammazzavampiri e passando poi al fantomatico Twilight e alla serie de Il diario del vampiro, per citare solo alcuni titoli, questa creatura si è evoluta come gli umani di cui tormentava le fantasie e che ne scrivevano con orrore.
Autori e soprattutto autrici di young adult come Stephenie Meyer hanno reimmaginato i vampiri, cercando di far mettere le vittime nei panni dei loro carnefici (letteralmente in certi casi, visto come è finita per Bella Swan) e mostrandoci il punto di vista di chi non può morire ed è condannato ad un’esistenza da predatore, con tutti i suoi pro ma anche i suoi contro: forza sovrumana, eterna giovinezza, sensi ultrasviluppati ma anche debolezza davanti alla luce del sole, l’argento e oggetti sacri, necessità di nutrimento costante e, nei casi di questi young adult, impossibilità di amare persone mortali.
L’opposizione tra il mondo dei vivi e quello dei morti è sempre stata oggetto di miti e leggende inquietanti e cupi ma, nel caso del vampirismo, la domanda che ci si pone è: cosa succede se un essere essenzialmente immortale e pericoloso può muoversi indisturbato sullo stesso piano dei vivi? Come è possibile contrastare qualcosa che riesce a trascendere la morte seminandola al contempo? Bram Stoker, a suo tempo, rispose col proprio romanzo divenendo uno degli scrittori più influenti della letteratura gotica ancora oggi.
Bram Stoker vs Dracula
Il romanzo di Dacre Stoker, così come dichiarato da lui stesso e dal co-autore J. D. Barker, si basa sugli appunti scritti a mano e su alcuni momenti della vita di Bram Stoker, creando così una sorta di biografia di quest’ultimo, con tanto di pagine di diario, che portasse infine alla realizzazione del classico giunto a noi.
Bram è un bambino di salute cagionevole, tale da costringerlo a letto ed essere assistito dalla tata di famiglia Ellen Crone. Ellen si prende moltissima cura di lui e tra lei, Bram e sua sorella Matilda si crea col tempo un forte legame d’affetto. Tuttavia, la tata è una donna alquanto misteriosa: ogni due giorni circa sparisce nel nulla, di solito dopo aver provveduto a curare gli attacchi febbrili di Bram con un metodo noto solo a lei. In queste occasioni, inoltre, si notano chiaramente alcune differenze nel suo aspetto: come se non bastasse il fatto che Matilda, abile disegnatrice, non riesca a farle un ritratto anche solo vagamente rassomigliante, la donna sembra perdere la propria gioventù e capelli e occhi cambiano colore, diventando più spenti. Solo quando fa ritorno dalle due giornate di assenza sembra essere, inspiegabilmente, come prima, di nuovo giovane e bellissima.
Questi dettagli, uniti all’innocenza e curiosità dei due fratelli, porteranno alla scomparsa di Ellen ma anche alla miracolosa guarigione di Bram, che però resta profondamente “segnato” dalle scoperte fatte con la sorella. Presto, quei ricordi riapriranno vecchie ferite, letteralmente, e faranno incontrare Bram e i suoi fratelli con la creatura su cui l’autore avrebbe poi basato il proprio capolavoro.
Niente di nuovo sul fronte orientale
No, non abbiamo sbagliato: dobbiamo effettivamente rivolgerci ad oriente quando vogliamo parlare del malvagio Conte Dracula. Dacre Stoker ha mantenuto intatte le origini leggendarie del vampiro, che vive in un castello isolato tra i Carpazi, in Transilvania. Nonostante ciò, il conte nutre molto interesse nell’Impero Britannico e per questo il setting della vicenda di Dracul sono i dintorni di Dublino, all’epoca ancora sotto la monarchia inglese.
Stoker e Barker, dopo un attento studio dei manoscritti dello scrittore irlandese, hanno elaborato una storia che giustificasse non solo la presenza di Dracula nel Regno Unito ma anche il romanzo che è derivato dall’incontro tra il vampiro e i fratelli Stoker.
Tuttavia, chi ha letto e apprezzato Dracula non troverà alcuna novità nei personaggi: a cominciare da Bram stesso, che è evidentemente la controparte di Jonathan Harker, l’uomo che fu prigioniero del conte e protagonista di Dracula; la stessa trasposizione avviene con i suoi fratelli, Matilda e Thornely, i quali sono le ombre di Mina Harker e del Dottor Seward; c’è perfino l’uomo che, ai lettori, potrebbe suggerire l’ispirazione per il personaggio di Van Helsing: Armin Vambéry, un linguista ungherese realmente conoscente di Bram Stoker (tuttavia, Van Helsing lo cita in Dracula come un proprio amico, dunque una loro sovrapposizione parrebbe improbabile). Infine, anche se ci si potrebbe aspettare diversamente, non sapremo molto di più del passato del Conte Dracula: non si avranno conferme, come invece avviene in altre rielaborazioni, della sua identità in quanto Vlad Tepes, né sapremo come è divenuto un vampiro.
Dracul, insomma, pare quasi un fake memoir, sia nel contenuto che nella forma: i fratelli Stoker rappresentati dal loro discendente usano diari e lettere per registrare gli avvenimenti che svelano i misteri attorno alla figura di Ellen Crone, proprio come i personaggi che hanno ispirato. In questo modo, l’autore riesce a suscitare la stessa impressione che Bram Stoker voleva stimolare nei lettori del suo romanzo: se tutte le persone coinvolte ne scrivono e ne parlano con gli stessi toni di paura e preoccupazione, deve esserci un fondo di verità in questa storia.
L’eredità di sangue di Dracula
Naturalmente, il concetto di vampirismo non è un’idea originale di Bram Stoker ma ha radici che addirittura risalgono all’antichità dove figure primigenie dell’attuale vampiro e altre creature dell’orrore facevano capolino in miti e racconti folkloristici (basti pensare al fenomeno di licantropia descritto nel Satyricon di Petronio). La forte connotazione sessuale del succhiare il sangue e l’attrazione che l’uomo prova da sempre per la morte e l’ignoto hanno fatto sì che le superstizioni, prima trasmesse per via orale, si potessero diffondere fino a creare un vero e proprio clima di terrore al pari di quello scatenato nei confronti delle streghe. Queste sono poi state incanalate, nei secoli, in produzioni letterarie via via più ricche di dettagli raccapriccianti e orrorifici.
La letteratura dell’orrore si origina durante il Romanticismo, per poi acquisire più linfa vitale a partire dal periodo del post-Illuminismo, con opere quali I misteri di Udolpho di Ann Radcliffe e Il monaco di M. G. Lewis. Le fila dei romanzi gotici acquisiscono poi, nel 1818, il classico di Mary Shelley, Frankestein, seguito poco dopo dalla prima vera apparizione di un vampiro: ne Il vampiro di J. W. Polidori abbiamo il prototipo del Conte Dracula, che “vedrà la luce” solamente alla fine del XIX secolo, preceduto dalla vampira Carmilla di Sheridan Le Fanu e dal contributo del maestro del brivido Edgar Allan Poe.
Cosa ha lasciato, dunque, il racconto della battaglia di Jonathan Harker e compagni contro il malvagio Dracula?
Come dicevamo in precedenza, lo stile epistolare ha reso il racconto più realistico e credibile, dando più punti di vista su una storia altrimenti impossibile da conoscere in ogni sfaccettatura. Dracula si muove velocemente e numerosi sono i suoi punti di forza ma anche le sue debolezze, per questo serve la presenza di uomini come Vambéry e Van Helsing, acculturati e sufficientemente curiosi da non temere il conte.
Le differenze con i romanzi sui vampiri contemporanei, perciò, stanno proprio qui: come riportato da Dacre Stoker, il suo trisavolo voleva che Dracula fosse letto come una storia vera e ciò si intuisce non solo attraverso le prime affermazioni di Jonathan Harker e altri dettagli sparsi lungo il romanzo. Stoker e Barker, quindi, hanno volutamente sfruttato al massimo gli appunti raccolti in anni di studi e ricerche compiuti da Stoker stesso che, come possiamo vedere dalle note degli autori di Dracula al fondo del libro, scrisse fittamente e conservo con grande gelosia e attenzione.
Un notevole carico di informazioni, difficile da rielaborare dagli autori di oggi senza scadere nella banalità o, come nel caso di Twilight, in trovate quantomeno bizzarre. Per questo è stato istituito il premio Bram Stoker, vinto da chi ha saputo distinguersi nel panorama contemporaneo, non solo con i vampiri: tra i più famosi in assoluto spiccano i nomi di Stephen King e suoi figlio Joe Hill, Neil Gaiman, George R. R. Martin e J K. Rowling ma anche Alan Moore (nel cui La Lega degli Straordinari Gentlemen compare Mina Murray, divorziata da Harker) e Robert Bloch, autore di Psycho.
Dracula, perciò, continua a vivere tra le pagine di libri e fumetti e pellicole varie, in cui assume sempre il ruolo di arcinemico o funge semplicemente da ispirazione per i vampiri del nuovo millennio. Ispirazione che ormai ha maniche molto larghe, tanto da umanizzare sempre di più una creatura che non dovrebbe esistere secondo le normali leggi della natura. Ecco perché Dacre Stoker ha sentito di dover riportare la storia del vampiro e del proprio parente sui binari giusti, tracciati dal suo parente in maniera rigorosa e precisa, gettando paradossalmente una nuova luce perché noi non ne dimenticassimo gli aspetti più macabri e paurosi e la tensione che ce l’ha fatto amare, nonostante tutto.