Commenti a caldo da un videogiocatore qualunque…
Ieri sera si è tenuto la terza edizione del Drago D’Oro, un evento tutto nostrano che cerca di tenere l’Italia al passo di altri paesi che hanno manifestazioni come il BAFTA, i Game Awards o altri appuntamenti simili. È indubbio quindi che in qualche modo ogni appassionato e videogiocatore dovrebbe provare un po’ di orgoglio per il fatto che ultimamente anche un paese retrogrado come il nostro, si prenda una giornata per riconoscere il valore del medium videogioco. Ora, lungi da me dare giudizi universali sull’esito della manifestazione, sui premi elargiti o anche solo anteporre la mia opinione a quella dei molti professionisti del settore che meritatamente si sono aggiudicati una poltrona tra la giuria. Mi limiterò a dire la mia, in veste di comune mortale, per condividerla con chi avrà voglia di leggermi. Il Drago D’Oro tutto sommato, come altre occasioni in cui vengono definiti sedicenti “Oscar del videogioco”, rispecchia abbastanza fedelmente l’andamento del mercato corrente, e chiunque segua un minimo la scena anche con superficialità, difficilmente troverà grossi spunti di stupore nel vedere i titoli premiati. In questo caso non c’è stata eccezione, e diciamolo senza peli sulla lingua, la sensazione che si ha buttando un occhio sulla lista dei videogiochi premiati che vi ripropongo poco sotto, è che il vero vincitore generale sia il marketing, la pubblicità, il consenso generalista prima ancora che generale.
Non voglio certo dire che essere campioni di incassi dia un demerito e anzi, evidenzia sicuramente il raggiungimento di un obiettivo importante da parte degli sviluppatori. Ma ho davvero la sensazione che da alcuni punti di vista, questi siano in sostanza riconoscimenti che lasciano un po’ il tempo che trovano. Sembrano più che altro una bella vetrina dei prodotti in vendita, una manifestazione e tributo molto “popolare” al videogioco, che per carità, sicuramente a noi che amiamo il videogioco, concettualmente non può dispiacere. Ma sempre “noi che amiamo il videogioco”, siamo anche esigenti, siamo precisi, puntigliosi, ci piace conoscere bene quello di cui paliamo e farlo nel modo giusto. Su questo io riscontro diversi fatti opinabili sia nella scelta dei giochi sia nelle modalità di giudizio. Prendiamo ad esempio in esame Destiny che ha fatto incetta di premi. Noi per primi lo abbiamo incensato nella nostra recensione, ha indubbi meriti e tantissimi giocatori lo hanno giocato e lo giocano ancora decine e decine di ore. Ma assegnargli il titolo di gioco dell’anno significa un pochino accettare e celebrare un certo modo di fare dell’industria nei confronti degli utenti, quel modo di fare che in parte ci scontenta tutti: mala informazione sui contenuti forniti, frammentarietà degli stessi, poca cura tecnica ecc.
Eppure nelle nomination c’erano titoli come Dragon Age Inquisition o Bayonetta 2, molto più “certosini” nella loro realizzazione, certo, che magari non possono contare su una formula di gioco cosi universale e appetibile per tutti come Destiny, ma comunque delle vere eccellenze nel proprio genere. Destiny invece, è un capolavoro nel suo genere? O solo un campione di incassi? E di quale genere parliamo poi? Sparatutto? MMO? Ci dicono sparatutto dalla regia del Drago D’Oro, visto che ha vinto anche il relativo premio, ma anche in questo caso, se abbiamo la categoria sparatutto, perché premiare un gioco ibrido e contaminato da diverse nature strutturali come Destiny quando nella stessa era in nomination un puro concentrato di piombo e bocche di fuoco come Wolfenstein The New Order. Ma davvero qualsiasi appassionato VERO di SPARATUTTO metterebbe mai Destiny davanti ad un riuscitissimo e puro tributo alla reale essenza che questo genere ha sempre rappresentato fin dai suoi albori? Io ho qualche dubbio a riguardo. È vero che viviamo nell’epoca dei videogiochi evoluti e sono convinto che non sempre sia facile etichettarli nella giusta maniera, e anzi le etichette stesse, sono sempre più devianti per rappresentare un videogioco, motivo per il quale oggigiorno, certi premi come questi perdono a parer mio molta valenza.
Ma che diamine, ci sono volte in cui certi giochi NASCONO per accontentare chi a queste anacronistiche etichette era affezionato, e almeno in questi casi, ci si potrebbe aspettare un po’ di coerenza. E parlando di categorie, qual è il reale senso di quel calderone/minestrone rappresentato dal premio miglior videogioco azione/avventura? Come è possibile decretare un vincitore, e cioè un titolo ufficialmente superiore ad un altro, tra prodotti totalmente incomparabili tra loro come Bayonetta 2, Alien Isolation e La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor (per dirne tre fra quelli in nomination)? Passi Mario Kart vincitore come miglior gioco di guida, che nonostante la sua natura estroversa, è difficilmente inquadrabile altrove, ma perché rinchiudere i titoli sopracitati nello stesso ring, perché non cogliere l’occasione di sdoganare termini e quindi categorie come Action Hack and Slash, Survival Horror, adventure ecc. anche al grande pubblico con questa bella cassa di risonanza che è il Drago D’Oro?
Inoltre trovo del tutto opinabile in una rosa cosi eclettica di titoli in nomination l’assenza di roba come The Evil Within o Infamous: Second Son a questo punto. Vogliamo poi parlare dei premi assegnati ad Assassin’s Creed Unity? Nulla da dire sul ritenerlo il gioco con la migliore ambientazione in quanto la valenza artistica e scenica del titolo ha sicuramente il suo fascino e in fin dei conti chi cazzo sono io per dire il contrario ma… migliore grafica?? Il gioco più perculato degli ultimi mesi per le sue incredibili magagne tecniche? Certo, va bene, ok, è bello da vedere e tutto quello che volete, ma non pensate che possa valere lo stesso discorso fatto per Destiny? Vogliamo veramente che un gioco buggato fino al midollo, scarsamente ottimizzato, e CHIARAMENTE sviluppato sotto una supervisione tecnica non consona, sia l’EMBLEMA (perché dare un premio significa questo) di come dovrebbe essere realizzato un comparto visivo? Perché cosi facendo non solo diamo questo messaggio a Ubisoft, ma le stiamo proprio dicendo “grande, hai fatto bene!”.
Un ultimo appunto su una disamina che veramente potrebbe durare altri 10.000 caratteri come minimo, sul premio dato alla miglior sceneggiatura… The Last of Us Left Behind. Non è una sceneggiatura, è un’atto di una sceneggiatura, tagliata da un contesto originale già ampiamente celebrato e premiato un’anno prima. Non era molto meglio allora, una volta concordato l’impatto notevole di questo contenuto aggiuntivo dargli il premio di miglior DLC e magari in questa sede non so, premiare con una scelta più coraggiosa ma significativa il modo di raccontare delicato ma anche prorompente di Valiant Hearts: The Great War che per fortuna, ha vinto almeno il premio della giuria (noi l’abbiamo fatto a suo tempo)?
Mi rendo conto benissimo di aver stillato una lunghissima serie di domande senza dare troppe risposte, ma d’altro canto, ancora una volta, non voglio ergere il mio giudizio sopra quello di nessun altro, meno che meno i membri della giuria del Drago D’Oro che stimo e rispetto. Ma inevitabilmente, al di là delle ovvie questioni di gusti per il quale TUTTI potremmo fare degli awards personali ugualmente valenti, mi sorgono delle perplessità più “universali”. La morale è: perché non sfruttare il fatto di avere un palcoscenico nazionale dedicato al videogioco per fare un po’ di informazione più accurata e meno superficiale? Perché non cogliere l’occasione di mettere sotto i riflettori giochi scelti in maniera più puntuale e accorta, meno banalmente, scavando oltre la superficie dei concept più pubblicizzati, come farebbe un qualsiasi videogiocatore veterano? Non travisatemi, non critico ogni scelta fatta, e trovo anzi che dare spazio a realtà italiane come i talentuosi ragazzi di Ovosonico, sia sicuramente importante per continuare a far crescere un certo tipo di consapevolezza, ma mi concentro semplicemente sul problema. La mia impressione è che il Drago D’Oro in un certo qual modo, non abbia una valenza culturale cosi profonda, ma ribadisca spesso inutilmente cosa vende e cosa crea consenso tra il pubblico. Ma allora qual è il senso delle categorie, tanto vale premiare semplicemente i giochi più celebri e venduti dell’anno con relativi runners up. Invece, pare che ogni grosso titolo della scorsa stagione videoludica abbia trovato blandamente la propria passerella e il proprio premio, e cosi sono contenti tutti, pubblico, PR, utenza. Ma in fondo funziona cosi in tutto il mondo, perciò perché dovremmo distinguerci proprio noi… non sia mai.
In ogni caso, ecco a voi tutti i riconoscimenti dell’evento. E ricordate, “Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli.”
Premio Drago d’Oro
VIDEOGIOCO DELL’ANNO: Destiny
MIGLIORE AMBIENTAZIONE: Assassin’s Creed Unity
MIGLIOR APP: Monument Valley
MIGLIOR COLONNA SONORA: Transistor
MIGLIOR DLC/ESPANSIONE: World of Warcraft: Warlords of Draenor
MIGLIOR GAMEPLAY: Destiny
MIGLIOR GRAFICA: Assassin’s Creed: Unity
MIGLIOR PERSONAGGIO: Bayonetta da Bayonetta 2
MIGLIOR SCENEGGIATURA: The Last of Us: Left Behind
MIGLIOR VIDEOGIOCO CASUAL: Super Smash Bros Wii U
MIGLIOR VIDEOGIOCO DI AZIONE/AVVENTURA: La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor
MIGLIOR VIDEOGIOCO DI CORSE: Mario Kart 8
MIGLIOR VIDEOGIOCO DI RUOLO: Dark Souls II
MIGLIOR VIDEOGIOCO DI STRATEGIA: HearthStone: Heroes of Warcraft
MIGLIOR VIDEOGIOCO INDIE: The Vanishing of Ethan Carter
MIGLIOR VIDEOGIOCO PLATFORM: Murasaki Baby
MIGLIOR VIDEOGIOCO SPARATUTTO: Destiny
MIGLIOR VIDEOGIOCO SPORTIVO: PES 2015
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA: Valiant Hearts: The Great War
VIDEOGIOCO SCELTO DAL PUBBLICO: Dragon Age: Inquisition
Drago d’Oro Italiano
MIGLIOR VIDEOGIOCO ITALIANO: Murasaki Baby
MIGLIOR REALIZZAZIONE TECNICA: Sbk14 Official Mobile Game
MIGLIOR GAME DESIGN: In Space We Brawl
MIGLIOR REALIZZAZIONE ARTISTICA: Murasaki Baby