Il primo Xenoverse forse non era il gioco più riuscito del mondo, ma aveva sicuramente degli indubbi meriti, primo tra tutti quello di proporre finalmente una storia diversa nell’universo di Dragon Ball rispetto alle canoniche saghe della serie reiterate sempre uguali negli anni attraverso i moltissimi titoli usciti. In Xenoverse infatti, con l’espediente dei viaggi temporali e delle diverse dimensioni, effettivamente contemplate dalla serie cartacea, ci veniva dato il controllo di un personaggio totalmente inedito e creato da noi che, con l’aiuto di Trunks e del Kaiohshin del tempo, aveva il ruolo di Pattugliatore del tempo, ovvero un guerriero incaricato di sistemare tutti i cambiamenti nella linea temporale operati da Towa e Mira, due personaggi originali e creati appositamente per Xenoverse, che nel gioco facevano le veci dei villains di turno. Ad un paio di anni di distanza, Bandai Namco e Dimps ripropongono la formula con un secondo capitolo che ripercorre in maniera fin troppo similare tutte le caratteristiche strutturali e narrative del titolo originale, levigandone qualche aspetto poco curato e aggiungendo inevitabilmente una manciata di contenuti.
Cambiare la storia… di nuovo
Le premesse di Xenoverse 2 sono pressoché identiche a quelle del primo episodio. Un editor abbastanza corposo ci permette di creare il nostro alter ego, scegliendo tra le razze umana, saiyan, namecciano, majin o clan di Freezer. Ogni “classe” ovviamente ha le sue peculiarità, che riguardano principalmente gli attributi come la salute, la velocità e la potenza di attacco, ma sarà in ogni caso sostanzialmente una base di partenza, un “modello neutro” da plasmare a nostro piacimento nel corso del gioco, salendo di livello ed equipaggiandolo con i set di abilità che preferiremo. Questo Time Patroller verrà immediatamente catapultato a Conton City, una città che mischia e amalgama in un’unica area tutte le realtà architettoniche e paesaggistiche viste in Dragon Ball. Ci sarà quindi una zona boscosa che nasconde la casetta di Goku bambino, (con tanto di pesce gigante sul fuoco), un’area che richiama la vegetazione di Namek, ecc. Nonostante la logica multidimensionale del titolo, non è esattamente chiaro come mai vari “pezzi di location” che nulla hanno a che fare l’uno con l’altro nella serie originale, siano convogliati in quest’area, come non è chiaro come tutti i vari personaggi di Dragon Ball, da Crilin a Freezer,da Zarbon a Vegeta, diventino ad un certo punto residenti fissi di questa città, sparsi per i vari quartieri e sempre disponibili a fare quattro chiacchiere con noi. Dinamiche estemporanee che esulano dalla storia del gioco, ma che, viste le mille licenze poetiche che si prende il titolo in termini di “pasticci temporali” accettiamo di buon grado senza porci troppe domande. Sebbene Xenoverse 2 sia a tutti gli effetti un sequel, con il primo Time Patroller ormai eroe riconosciuto della città, l’impressione che ci ha dato il titolo è invece più che altro quella di una sorta di remake, od ottimizzazione del primo titolo. Infatti non c’è un vero e proprio proseguo della storia, ma saremo chiamati ad intervenire nuovamente sull’intera linea narrativa di Dragon Ball Z fin dalle sue origini, con il ritorno di Towa e Mira che cercheranno di cambiare la storia nuovamente sin dal principio, ovvero dall’arrivo di Radish sulla terra. La vera novità in ambito narrativo la faranno Turles e Slug, due personaggi presi dai film ufficiali, che in qualche modo si mischieranno alle vicende per portare ulteriore scompiglio.
In ogni caso, questo è uno degli aspetti più interessanti di Xenoverse 2, perché permette al fan della serie (target a cui è chiaramente rivolto il titolo) di veder finalmente delle cose diverse ed assistere a varianti delle più note e celebri sequenze dell’anime/manga. Ogni faglia temporale da affrontare, che porterà avanti la storia del gioco, infatti ci teletrasporta direttamente all’interno dell’azione. Non ci sono grandi premesse o spiegazioni del perché ad esempio, ci troviamo davanti a Gohan e Cell durante il Cell Game, si dà per scontato che tutti sappiano cosa sta accadendo e perché, e le sequenze si concentrano direttamente sull’elemento di disturbo, su quella variabile inaspettata, che vede entrare in scena nemici che non dovrebbero essere li o cambiamenti più o meno importanti del normale e canonico flusso degli eventi (come ad esempio Nappa e Vegeta che diventano insieme grandi scimmioni durante la loro invasione sulla Terra).
E noi, in qualità di Time Patroller, dovremo quindi supportare Goku e gli altri in queste modifiche degli eventi che porteranno sempre e comunque svantaggi per i nostri eroi, per evitare che la storia venga riscritta in modo drammatico.
It over 9000!
Parlare del gameplay di Xenoverse è difficile, non tanto perché di per sé sia complesso, ma perché non è facile inquadrarlo. Sostanzialmente è un ibrido tra un GDR e un picchaduro. I combattimenti prendono la formula e la meccanica della serie Budokai Tenkaichi, probabilmente non solo quella più apprezzata dal pubblico ma anche quella che meglio restituisce il feeling delle fulmicotoniche battaglie di Dragon Ball. Il moveset del nostro Time Patroller in tal senso è abbastanza generoso ma non strabordante, siamo più dalle parti di una rosa di azioni offensive e difensive che vorremo vedere in un buon action game piuttosto che in un picchiaduro vero e proprio. Alternando colpi leggeri e pesanti abbiamo circa una decina scarsa di combo diverse ma non sono richiesti grandi sforzi per ricordarsi milioni di combinazioni di tasti. Eppure il combat system di Xenoverse 2 non è male, e non è nemmeno cosi ridondante, o almeno lo è molto di meno di quello che potrebbe sembrare all’inizio. Infatti la varietà negli scontri sta essenzialmente nella padronanza che prenderemo con tempismo e utilizzo strategico delle barre di vigore e aura. Il tempismo serve perché quelle combo di cui sopra scagliano spesso e volentieri il nemico a distanze siderali e starà a noi trasformarle in attacchi veramente interessanti e da veri pro, utilizzando al momento giusto le varie tecniche per seguire l’avversario: potremmo teletrasportarci alle sue spalle, oppure se scagliato con un preciso tipo di colpo, potremmo seguirlo a razzo premendo un tasto immediatamente dopo l’attacco, e colpirlo nuovamente, con un colpo destabilizzante, con un colpo speciale melee, o come ci pare. Non è quindi questione di memorizzazione ma di tempismo. Una dinamica che ben funziona soprattutto in un gioco dagli imput precisi e dal frame rate stabile (a 60fps) come questo.
Ma abbiamo parlato anche di strategia. Si perché in effetti, il button smashing forsennato porterà risultati solo nelle prime ore di gioco, ma molto meno quando le sfide cominceranno a farsi più difficili e mai in scontri con avversari umani che hanno un minimo di confidenza con il gioco. La barra del vigore infatti ha diversi slot che si consumano ogni volta che utilizzate una di queste tecniche che vi avvicinano o vi allontanano all’avversario, mentre la barra dell’aura si consuma performando praticamente ogni tipo di attacco speciale (non solo a base di raggi energetici ma anche tecniche melee) va da sé che per un buon gioco è fondamentale imparare ad ottimizzare al massimo combinazioni base e ogni singolo teletrasporto possibile e mossa eseguibile fino all’ultimo millimetro di barra. Fiondarsi da una parte all’altra dell’arena e sparare colpi “a cazzum” o slegati da una stringa offensiva articolata quindi è solo uno spreco di risorse, e d’altro canto, in questo risiede quel minimo di profondità che possiamo trovare in Xenoverse 2.
Pimp my saiyan
Abbiamo compreso quindi che l’abilità è importante, ma non è tutto. Infatti un grosso peso sull’efficacia del nostro personaggio sarà determinata da altri fattori. In primis, con il proseguo dell’avventura, verranno sbloccati vari maestri che altri non sono se non i noti protagonisti del manga (buoni o cattivi che siano). Essi ci forniranno delle lezioni che sbloccheranno nuove mosse (appartenenti ovviamente al loro stile). Queste mosse saranno inoltre comprabili in alcuni store della città e addirittura sbloccabili portando a termine certe condizioni di alcune missioni. Queste tecniche, le cui più spettacolari e potenti sono le Supreme, sono decine e decine, ma noi avremmo a disposizione solo 8 slot per aggiungerle al nostro moveset utilizzando i grilletti del pad in combinazione con altri tasti. Va da sé che questo permette una grandissima personalizzazione del proprio personaggio e anche del proprio stile, in quanto le varie abilità acquisibili spaziano tra le tipologie più disparate: classici colpi d’aura, singoli attacchi potenti, combo istantanee, trasformazioni, counter, mosse evasive, tecniche per potenziamenti momentanei e chi più ne ha più ne metta. Spiace però poterne usare cosi poche insieme, vista l’ampio ventaglio di scelta a nostra disposizione, ma sicuramente capiamo la valenza tattica di tale limitazione. Inoltre, svolgendo le missioni della storia, le lezioni, o i molti eventi occasionali che ci verranno proposti, riceveremo dei classici punti esperienza che andranno a donarci al loro volta dei punti abilità ad ogni level up spendibili in vari attributi. Potremmo quindi puntare sul vigore se ci piace il combattimento corpo a corpo, oppure sull’aura e sui colpi Supremi se prediligiamo il gioco a distanza. Anche il vestiario ha i propri valori quindi scegliere il look del proprio personaggio comporterà ulteriori modifiche in tal senso. L’aspetto ruolistico quindi, per un gioco del genere, è assolutamente ben sviluppato, e coadiuvato dai molti contenuti presenti nel gioco.
La vita del Time Patroller
Le attività da svolgere nel gioco sono davvero innumerevoli, e molte di esse sono a disposizione del gioco multiplayer. Oltre alle missioni della storia o a quelle secondarie (ognuna delle quali porta avanti delle subquest secondarie, con Nail, Mr.Satan, Great Saiyaman, ecc.) e a classiche mansioni da gdr “all’acqua di rose” onnipresenti in questo tipo di prodotti giapponesi (sostanzialmente oggetti da consegnare a Tizio o a Caio per sbloccare eventi o ricevere doni). Avremo la possibilità di creare stanze per classici combattimenti vs, sia contro la cpu che contro altri giocatori (in partite competitive o amichevoli) oppure di fare delle missioni parallele, ovvero delle quest multi evento in cui scegliendo una trio di personaggi (volendo anche quelli della storia) o insieme ad una squadra di amici reclutabili nella città hub del gioco (i server ospitano fino a 300 giocatori in contemporanea) dovremmo sconfiggere una serie di avversari. Infine sono state introdotte le missioni esperto in cui team di 6 giocatori dovranno affrontare enormi boss in battaglie lunghe e logoranti, piene di spunti interessanti, come la possibilità di essere allontanati dal gruppo momentaneamente e scagliati in una dimensione in cui dovremmo sconfiggere altri avversari prima di riunirci al nostro team e continuare lo scontro principale.
Studia ma non si applica
Insomma, Xenoverse 2 è una enciclopedia vivente del mondo di Dragon Ball densa di contenuti e di strizzate d’occhio ai fan che davvero sprizza amore per il brand da tutti i pixel. Nonostante questo siamo ancora ben lungi dall’avere il gioco di Dragon Ball perfetto. Purtroppo il titolo infatti è piuttosto monotono sul lungo andare, perché gira e rigira, qualsiasi missione intraprendiamo, qualsiasi modalità sceglieremo, si tratta sempre di menare le mani ancora e ancora e ancora, in un sistema di gioco come detto, sì meritevole, ma che permette di variare un po’ l’azione solo cambiando il moveset di tanto in tanto. La storia non è cosi lunga, ma ci sta, considerando che comunque ripercorre davvero moltissimi momenti cardine della saga, compresi i film e il più recente Dragon Ball Super, le altre attività invece sono davvero tante e credetemi ci metterete decine di ore a fare proprio tutto, e proprio in questo caso avvertirete inevitabilmente la ripetitività delle dinamiche. I personaggi sono tantissimi, ci sono davvero poche mancanze importanti, ma anche in questo caso e come succede per quasi tutti i giochi di Dragon Ball, le differenze di stile tra i vari personaggi sono più una questione estetica che di vero approccio al combattimento.
Un difetto fisiologico vista la natura immediata e leggera del titolo, che non punta certo a valorizzare oltremodo le singole peculiarità dei personaggi ma piuttosto a utilizzare al meglio gli strumenti a disposizione. Infine, tecnicamente il titolo ha alti e bassi mica da ridere. I personaggi e le animazioni sono realizzate al top, probabilmente siamo di fronte al meglio mai visto di un gioco basato su questa licenza, ma la città e le arene sono davvero piatte, spoglie e statiche. Certo è bello caricare l’aura a terra e vedere i sassolini che si alzano ma è altrettanto sconfortante non danneggiare in alcun modo serio e credibile l’ambiente con i nostri potentissimi colpi. Inoltre ci sono evidenti problemi di telecamera in molti casi, che spesso segue l’azione in modo troppo schizzofrenico e non sempre fluido. Come già accennato per fortuna almeno il tutto va a 60 fps quindi la velocità e il ritmo dell’azione (salvo rarissimi casi) sono garantiti. Pollice verso invece per i caricamenti, davvero troppo lunghi e spesso ingiustificati vista la complessità poligonale piuttosto modesta che il motore grafico deve gestire.