Ducktales: fumetti, famiglia e altri guai
Parlando di Ducktales non ci è possibile spegnere il fattore affettivo, poco importa che si parli della serie televisiva o dei fumetti. E proprio questo potrebbe essere un difficile punto di partenza quando si parla dello spin-off cartaceo dello show.
Il lavoro realizzato sulla nuova serie animale è praticamente perfetto. Il nostro “cuore di paperi” viene subito sconvolto dall’emozione nel vedere le nuove avventure della famiglia di Zio Paperone, rese come una magnifica saga familiare sul piccolo schermo.
Questo nuovo corso delle storie dei paperi non si è limitato a un remake: ha preso l’intera mitologia di Carl Barks e i migliori lavori di Don Rosa rendendo loro giustizia, facendone un capolavoro. Il nuovo Ducktales rasenta la perfezione: può dunque un’opera da esso derivata (come i fumetti) esserne all’altezza?
Tristemente la risposta è no, ma questo non fa per forza di cose delle avventure a strisce della famiglia dei paperi un brutto prodotto. Al contrario, ci troviamo di fronte a un fumetto gradevole, che gli appassionati delle avventure della famiglia più famosa di Paperopoli leggeranno con piacere. Eppure non siamo al livello di quanto visto nella serie Tv. O forse siamo noi lettori, troppo estasiati dallo show di Disney XD, a non riuscire a cogliere l’intera bellezza di questa opera.
Le raccolta si compone di alcune brevi storie ambientate nel corso della prima serie dello show, sceneggiate da Joe Caramagna, Joey Cavalieri e Steve Behling. In questo contesto assistiamo ad alcune avventure, incentrate per lo più su Qui, Quo, Qua e Gaia, occasionalmente accompagnati da Zio Paperone, Paperino e Jet.
Il leitmotiv sembra essere in buona misura sempre lo stesso: al centro delle vicissitudini della famiglia dei paperi si trova spesso qualche artefatto magico collezionato da Paperone nel corso degli anni, ovviamente pericoloso e dimenticato in qualche angolo buio della sua cantina.
Le storie scorrono via piacevoli, con alcuni graditi rimandi alla serie televisiva e a situazioni tipiche dello show come la disoccupazione di Paperino o la ricerca di avventure di Paperone. Gli sceneggiatori sembrano capaci di rendere giustizia ai personaggi così come ci sono stati trasmessi nella serie. Tuttavia sono i nipotini ad avere il ruolo di maggiore importanza nelle storie pubblicate in questo volume.
Uno degli aspetti più lodevoli della sceneggiatura della nuova serie è proprio la caratterizzazione dei nipotini. In questo remake ognuno di loro sembra aver trovato una propria dimensione, capace di distinguerli al di là del colore del berretto. Quo ha ereditato dallo zione la sua sete di avventura, Qui il suo talento organizzativo e negli affari, Qua è desideroso di aumentare il proprio sapere ed è la Giovane Marmotta del gruppo. E anche in questa versione a fumetti di Ducktales il loro carattere e le loro particolarità emergono e diventano protagoniste della vicenda.
Cosa manca dunque a questa raccolta di racconti per essere considerata perfettamente all’altezza dello show da cui prende spunto?
Forse è la libertà degli sceneggiatori. Ogni episodio di Ducktales è un’avventura dal punto di vista delle citazioni, dei riferimenti e della complessità della saga. Nello sceneggiato ci troviamo davanti a una serie di riferimenti alle opere di Barks, di Don Rosa, oltre che ad alcune strizzate d’occhio alla serie televisiva originale. Osservare un’episodio di Ducktales costringe gli spettatori ad aguzzare la vista in cerca di riferimenti, grandi e piccoli: cosa che non sembra ripetersi nei fumetti, che mostrano un target diverso rispetto alla serie. Se in Tv Ducktales è uno spettacolo senza età, qui pare destinato a lettori più giovani, meno capaci di apprezzare il lato emotivo di certe storie.
Oltre a questo manca forse la capacità di trasmettere il lirismo familiare presente in alcuni momenti della saga dei paperi. Se avete assistito al finale della prima stagione e avete fatto conoscenza del personaggio di Della Duck sapete a cosa ci riferiamo. Ducktales non è solo un’insieme di avventure condite di buoni sentimenti.
È un’arazzo familiare, dove ogni episodio compone rappresenta un filo dell’intreccio, destinato a comporre qualcosa di più grande. Al suo interno trovano corpo la nostalgia e i sensi di colpa di Paperone. L’incapacità di Paperino di fidarsi dello zio (e quindi della sua figura paterna). Il desiderio di Gaia di essere parte di qualcosa di più grande e la volontà dei nipotini di conoscere la verità sul passato e trovare se stessi. Trova posto il concetto di famiglia in un modo che il fumetto, nonostante i tentativi, non riesce a trasmettere con la stessa intensità della serie. Quella stessa intensità a cui Carl Barks e Don Rosa ci hanno abituati negli anni.
Questo, è bene ripeterlo, non significa che il lato familiare sia trascurato o si perda nella trasposizione da un prodotto a un altro. Alcune scene sono ancora in grado di trasmettere il calore e l’emozione dello show televisivo. Solo a un livello emozionale che ci risulta meno intenso nei fumetti, esclusivamente per l’eccellenza raggiunta dalle nuove Ducktales.
I fumetti di Ducktales sembrano quindi destinati solo ai fan più appassionati della saga dei Paperi. Si tratta di opere meritevoli e godibili, che tuttavia non riescono a migliorare il grande mosaico costruito con fatica dalla serie di Disney XD (ma in fondo… si può migliorare la perfezione?). Il nostro consiglio è di godersi il prodotto così com’è: senza pretese, senza la necessità di ricercare, al suo interno, una storia più grande. Perché in fondo, per rubare le parole di Jet McQuack, la famiglia resta la più grande avventura di sempre. E questi fumetti, seppure in una maniera più tenue, parlano sempre di famiglia.