Frank Herbert ha scritto molto al di fuori dell’universo di Dune, ma gli altri suoi romanzi non sono altrettanto conosciuti
Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di Dune, per via del film diretto da Denis Villeneuve che uscirà (Covid permettendo) a fine anno. Questo ha riacceso anche l’interesse su Frank Herbert, l’autore dell’esalogia incompleta di Dune, scomparso nel 1986 prima di finire la sua saga. Dopo il successo del suo romanzo del 1965, vincitore del Premio Nebula e Premio Hugo, Herbert ha scritto molte altre storie che non hanno nessun collegamento con la Spezia e i Vermi della Sabbia.
I grandi temi di Frank Herbert
Tutti gli autori di spessore hanno una loro “poetica”, un amalgama di idee di fondo e sensibilità individuale che emergono, anche involontariamente, in molte delle loro opere. Rispetto agli autori di fantascienza suoi contemporanei, Frank Herbert ha sempre espresso una poetica che permea con forza tutta la sua produzione, tanto che si possono individuare alcuni grandi temi ricorrenti nei suoi libri.
Uno degli argomenti più ricorrenti nella produzione di Frank Herbert è il conflitto tra Uomo e Natura, che viene espresso però senza la stucchevole retorica della natura benigna devastata dagli uomini senza scrupoli: entrambe le parti sono portatrici di valori positivi e negativi, che spesso però è impossibile conciliare. In questo caso la natura è intesa anche come l’ambiente e l’ecosistema nel suo complesso, che infatti gioca un ruolo centrale anche in Dune. Tentativi falliti di trovare un equilibrio di questo tipo sono quelli che vediamo in Il cervello verde e L’alveare di Hellstrom.
I rari casi in cui si riesce a stabilire una connessione profonda tra umanità e ambiente si va incontro a un altro degli archetipi di Herbert, quello del Superuomo. In Gli occhi di Heisenberg per esempio, attraverso la selezione genetica è possibile raggiungere sia un’estrema longevità che un maggior controllo sul corpo e la mente… Qualcuno ha detto Kwisatz Haderach? Naturalmente, come avviene anche in Dune, a quel punto la questione diventa capire come la presenza di individui di questo tipo possa alterare le forze interne della società.
I protagonisti di Frank Herbert infatti sono spesso in lotta con due tipi di forze. Da una parte c’è una spinta verso l’evoluzione, che viene osteggiata dalla fisiologica necessità di mantenere lo status quo da parte di chi non ha la capacità di immaginare i cambiamenti del mondo. Dall’altra ci sono gli apparati burocratici, intesi in senso molto ampio come quelle sovrastrutture create dall’uomo che tendono ad accentrare il potere e appiattire ogni fremito di individualità e iniziativa, definizione in cui rientrano quindi le istituzioni politiche, religiose e ideologiche di ogni tipo. La visione del mondo di Herbert è sostanzialmente quella di un apparato oppressivo (ma non necessariamente violento) che soffoca ogni ambizione di crescita. Che è poi il sistema di governo messo in atto dall’Imperatore-Dio Leto II, proprio allo scopo di fornire all’umanità una via d’uscita lungo il Sentiero Dorato.
Piani nei piani nei piani
Secondo buona parte della critica Frank Herbert non è mai stato un autore particolarmente dotato in termini di stile e abilità di scrittura. Prosa inelegante, dialoghi impacciati, struttura squilibrata sembrano affliggere molti dei suoi romanzi. Tuttavia questi difetti di forma non gli hanno impedito di catturare e convincere milioni di lettori. Questa apparente contraddizione è spiegata in parte dalla profondità dei suoi temi illustrata sopra, ma forse anche dalla sua capacità di architettare trame complesse e sorprendenti.
Le storie di Herbert sono spesso avventure che coinvolgono più protagonisti alla scoperta di mondi sconosciuti che custodiscono il segreto per una nuova comprensione della realtà. Su questo modello piuttosto classico di storia, l’autore aggiunge livelli di complessità nidificati gli uni negli altri, con continui rivolgimenti della trama, soprattutto nelle fasi finali del libro. Questi piani nei piani nei piani, come le macchinazioni e le contromosse progettate dalla Sorellanza Bene Gesserit, sono un altro dei tratti distintivi della produzione dell’autore.
Oltre che nel ciclo di Dune, questa tecnica narrativa si nota in altri romanzi come Esperimento Dosadi, che si basa su una serie di plot twist successivi e si risolve con un escamotage da legal thriller, oppure in La barriera di Santaroga, dove una cittadina americana sembra del tutto immune alla pubblicità e uno psichiatra inviato a investigare scopre che gli abitanti consumano una droga che amplifica le loro percezioni. Anche Il morbo bianco, una storia che inizia da un attentato terroristico e si sviluppa poi come un thriller psicologico, riesce a sfilare più volte il tappeto da sotto i piedi del lettore.
Esperimenti e catastrofi
Se si esclude la saga di Dune ristampata più volte, in Italia è piuttosto difficile trovare i romanzi di Frank Herbert, che sono usciti nei decenni scorsi in varie collane finite presto fuori catalogo. Da poco però Mondadori ha riunito tre dei suoi romanzi più apprezzati nel corposo volume Esperimenti e catastrofi.
L’alveare di Hellstrom racconta della creazione di una società umana organizzata come una colonia di formiche, formata da circa cinquantamila lavoratori specializzati e divisi in caste. Hellstrom è il leader di questa nuova forma di società e deve resistere alle infiltrazioni di un’agenzia governativa che indaga sulle sue attività sospette. Tutta la storia è ispirata al documentario cult The Hellstrom Chronicles del 1971, che affermava la superiorità degli insetti e la loro inevitabile vittoria sull’uomo nel dominio del pianeta. La storia è narrata da diversi punti di vista, sia interni che esterni all’alveare, creando un forte effetto di straniamento per il lettore che non riesce a trovare un unico appiglio morale.
Esperimento Dosadi fa parte dell’universo narrativo della Consenzienza, in cui Herbert aveva già ambientato un altro romanzo e alcuni racconti, una sorta di federazione galattica di cui fanno parte cinque specie tra cui rientrano anche gli umani. In questo libro viene scoperta l’esistenza di Dosadi, un pianeta isolato dal resto dell’universo su cui alcune entità sconosciute stanno conducendo da millenni un esperimento sociologico su cavie umane e aliene. Jorj McKie, un sabotatore professionista, viene coinvolto nella battaglia instaurata su Dosadi per ristabilire l’equilibrio e smascherare l’esperimento.
Il morbo bianco è un romanzo che si potrebbe anche collocare al di fuori della fantascienza. John Roe O’Neill perde moglie e figli in un attentato dell’IRA, e a causa del trauma la sua personalità si frammenta. Sfruttando le sue conoscenze di biochimica progetta e diffonde un virus capace di sterminare tutta la popolazione femminile. Nel tentativo di coprire le sue tracce, si troverà a viaggiare con un prete che ha fatto voto di silenzio e il terrorista dell’IRA che ha eseguito l’attentato in cui ha perso la sua famiglia. Mentre la società si disgrega per la pandemia, O’Neill deve trovare un nuovo punto di equilibrio e decidere se collaborare con chi sta cercando una cura per il virus.
In queste tre storie Frank Herbert dimostra la sua versatilità nel passare da un genere all’altro, attraversando la space opera, il thriller e il fanta-horror. I temi portanti della sua poetica sono tutti rappresentati, dal contrasto tra uomo e ambiente all’oppressività del potere, forze che portano i personaggi sull’orlo di profondi dilemmi morali dai quali dipende il futuro di interi mondi.