Dylan Top: cosa aspettarci da quest’albo?
Mi hanno detto che su Topolino era apparsa una storia ispirata a Dylan Dog, chiamata Dylan Top. La prima cosa a cui ho pensato è stato: mi state prendendo in giro. Poi constatato che così non era ho deciso di leggerlo, in modo da offrire a voi cari Staynerdiani il mio parere su questa manovra. E vi dirò, il mio parere è parecchio confuso.
Facciamo un passo indietro. Sono stata una lettrice di Dylan Dog, ci approdai come capita a molti, quando mi sentivo abbastanza grande per non ammettere di continuare a leggere Topolino ed aver riletto fino all’usura il Corvo. Ammettiamo che il buon vecchio Dylan ha sempre avuto le carte giuste per incantare un adolescente: riferimenti musicali intriganti, citazioni da poeti “maledetti” e tematiche a cavallo fra attualità, occulto, horror puro, decadenza e la sempre attuale “danza macabra”. Chi di noi non s’è commosso fino alle lacrime per Johnny Freak o non farebbe un salto sentendo dei bambini che usano come conta “uno due tre e quattro, ha gli artigli come un gatto…” ? No suvvia no. Mana Cerace qui non lo vuole incontrare nessuno.
Quindi torniamo a questo Dylan Top, il topo investigatore più famoso del mondo con la sua cornamusa (?) e un assistente strampalato che assomiglia stranamente a Pippo, affiancanti da un commissario di polizia loro amico e l’inevitabile vice un po’ tonto. La somiglianza c’è tutta, ma come diamine rendere l’orrore di un paese infestato da zombie e la sottile inquietudine che la figura dell’astuto Xabaras sa creare attorno a sé? Se ve la sentite di subire questo spoiler vi anticipo che il temibile “Macchia Nera” ha stabilito la sua base a Uninvited creando un macchinario che trasforma tutti in individui invadenti e assolutamente insopportabili. Nella storia c’è tutto un susseguirsi di citazioni minuziose e precise, così tante da apparire un compitino ben fatto.
La bella Minni è accusata di aggressione per aver preso a padellate il suo ex (una forbice nell’occhio poteva sembrar troppo per un pubblico under 14 vero?), qui incarnato da Mortimer (in italiano Topesio) divenuto orribilmente invadente e fermamente convinto di volersi trasferire a casa sua, il campanello urla, Dylan Top ha un quinto senso e un quarto e lo ritroveremo legato al lettino dinanzi al cattivone di turno. C’è perfino il dettaglio della gita in bici. Insomma c’è tutto, tranne un vero perché. Prendiamo ad esempio “Quacklight – Vampiri fascinosi a Paperopoli”, parodia ispirata al successo del celebre e noiosissimo film Twilight. L’esperimento è risultato essere divertente, fresco e con battute pungenti al punto giusto che rimandavano all’enorme successo che Twilight ha avuto. Pensiamo anche a quando Topolino si è cimentato con Fellini, per non citare classici come “l’Inferno di Topolino” con risultati definibili solo come artistici. E stavolta? Il tratto c’è, idee divertenti anche, eppure, più lo rileggo più non riesco a trovarci nulla se non un omaggio divertente solo e soltanto per chi conosce a menadito il numero 01 di Dylan Dog “L’alba dei morti viventi”. Fra l’altro un’operazione di cui non mi spiego il senso. Topolino è considerato un giornalino per i più piccoli (ma comperato e letto anche da parecchi padri di famiglia e lettori di ogni età che se ne trovino una copia fra le mani). Di conseguenza trovo difficile immaginare come un bambino possa approcciarsi con qualcosa come “Il cervello di Killex” o “Gli orrori di Altroquando” o come un adolescente, in piena fase di ricerca della sua identità e distacco dal vecchio possa accettare di buon grado un suggerimento arrivato proprio dalle pagine di Topolino.
Poi per carità forse sono stata strana io che tentando di trovare qualche fumetto da “grandi” e senza alcuna cognizione di causa provai a comperare “Il corvo presenta” e da lì farmi qualche idea. Sicuramente non sono un’esperta di comunicazione. Però non riesco a non pensare che a fronte della tanto annunciata rivoluzione e revisione dell’investigatore dell’incubo Sclavi sia arrivato a raschiare il fondo del barile per racimolare un po’ di visibilità, che sia puntando sulla nostalgia o sulle ipotetiche nuove leve, poco importa. Poi sapete come si dice no? A pensar male si fa peccato…