A volte ritornano
Il primo Beyond Good & Evil è probabilmente uno dei più grandi esempi di fallimento immeritato. Totalmente visionario, raccontava le vicissitudini del pianeta Hyllis e dei suoi abitanti, umani e ibridi umano/animale alle prese con cospirazioni politiche e attacchi alieni. Per non parlare di un comparto grafico di tutto rispetto per l’epoca, unito ad un gameplay fluido e incredibilmente vario; tutte cose che non riuscirono a salvare il gioco dal limbo in cui finiscono i progetti che vendono poco.
Le cause si possono ritrovare in diverse circostanze: ad esempio un marketing privo di mordente già a partire da una presentazione E3 fiacca, o una pessima gestione nel calendario delle uscite della stessa casa produttrice (all’epoca finì col scontrarsi con l’uscita di un Prince of Persia in gran spolvero, sempre sviluppato da Ubisoft, autrice anche di Beyond Good & Evil). Fatto sta che il titolo, nonostante l’indiscussa qualità, non ottenne successo di pubblico, con vendite decisamente sotto le aspettative. Per questo il progetto nato come una trilogia (peraltro con un secondo capitolo già in lavorazione immediatamente dopo l’uscita del primo) venne totalmente congelato, in attesa di tempi migliori.
Maiali antropomorfi, pirati spaziali e mondi aperti
Siamo all’E3 2017, quasi quindici anni dopo, quando un Michel Ancel (ormai storico game designer che lavora alla saga e che peraltro creò la serie di Rayman) visibilmente commosso annuncia con uno spettacolare trailer la ripresa della lavorazione del progetto. Innanzitutto il gioco è un prequel, ambientato diverse decadi prima delle avventure che ben conosciamo. Come vediamo nel filmato infatti, la condizione in cui riversano gli ibridi non è delle più rosee, praticamente senza diritti e con uno status quo da delinquenti, o peggio, schiavi. Il tutto è calato in un’ambientazione che ricorda verosimilmente un’enorme metropoli futuristica, con tanto di navi volanti e grattacieli immensi, che si fonde con l’estetica delle cittadine della Cina, con pagode, lanterne di carta e vicoli stretti e spesso annebbiati dai fumi della città.
Una gigantesca astronave a fine trailer mostra come questa sia soltanto una delle possibili ambientazioni in cui fare tappa. Secondo le notizie condivise dagli sviluppatori infatti, l’astronave avrà proprio la funzione di “casa” per il nostro alter ego umano o ibrido che sia, creato e personalizzato dal giocatore stesso, sesso compreso.
All’interno della gigantesca arca sarà possibile trovare perfino garage per veicoli ed astronavi di minori dimensioni e diverso utilizzo, assumendo tutta l’aria di un hub centrale per l’avventura.
Sì, ma in cosa consisterà l’avventura in Beyond Good & Evil 2? Come si evince nella tech demo mostrata all’E3 alla stampa, sostanzialmente libertà assoluta. Il gioco promette di essere un open world davvero ambizioso, con un sistema che fonde il predeterminato dagli sviluppatori alla generazione procedurale, portando man mano che si gioca alla scoperta di nuovi pianeti (con tanto di rotazione realistica e un conseguente ciclo di giorno/notte), nuove città sulla loro superficie e soprattutto nuovi possibili membri per la propria ciurma. Un aspetto chiave del titolo infatti riguarda il tema della pirateria interstellare. Prenderemo il comando della nostra astronave, all’esplorazione del cosmo, incontrando umani, ibridi e altri giocatori (sì, una modalità cooperativa) che vogliano unirsi alla nostra esplorazione di questa continua commistione tra culture, etnie, specie.
Un open world con una storia ben delineata, ma che cambierà nell’approccio a seconda di come si decide di affrontarla. Ad esempio, se si vuole creare un personaggio ibrido, l’approccio verso la cultura sarà differente, con un astio razziale che permea durante l’avventura, a causa dello status sociale in cui gli ibridi animali riversano, portando alla caratterizzazione con una maggiore enfasi verso temi quanto mai attuali come la paura del diverso e la xenofobia. Ogni giocatore vivrà un diverso tipo di avventura, proprio a causa del sistema di proceduralità intrinseco nel titolo: viene spiegato ad esempio che, nonostante i personaggi più importanti ai fini della trama resteranno una costante tra le diverse partite, i possibili membri della ciurma spazieranno tra alcune variabili, così come le città e i pianeti esplorabili. Viene fatto l’esempio dello stato vitale di una città: se per qualche ragione si decidesse di sabotare o bloccare il sistema di approvvigionamento, la popolazione e l’intera ambientazione crollerebbe come ci si può aspettare, rischiando perfino di vedere la cittadina sparire dalle cartine.
Lavori in corso
Il concept di gioco è tremendamente intrigante, ma altrettanto ambizioso. Le uniche prove concrete della buona riuscita del progetto sono un trailer ed una tech demo di pochi secondi, ed entrambi lasciano ben sperare circa la qualità del lavoro di Ubisoft. Nella tech demo si può vedere un’esplorazione tramite jetpack di una gargantuesca statua simile alla divinità induista Ganesha, svettante su di una cittadina adagiata su delle lievi colline sabbiose. Mostrando immediatamente la voglia degli sviluppatori di fondere molteplici culture e stili architettonici, la visuale si allarga man mano, prima con una vista dall’alto della statua e della zona collinosa circostante, poi man mano ampliandosi fino a giungere nell’atmosfera del pianeta, e mostrarne un’intera facciata.
È incredibile è come il motore grafico proprietario riesca a mostrare i più piccoli dettagli fino a quelli macroscopici senza nessuna transizione o caricamento. Si passa dall’ammirare gli ologrammi o perfino le saldature sul capo della statua, all’osservare le nubi sul lato del pianeta in maniera totalmente fluida e naturale, al punto da chiedersi se sia davvero possibile un tale sviluppo sul lato tecnico al giorno d’oggi. Ahimè, parlando del gameplay vero e proprio e più specificatamente del combat system, il progetto è ancora in progettazione, così come la trama di gioco si trova in fase embrionale, a dimostrazione di quanto il titolo viaggi ancora in alto mare. E, considerata l’incredibile mole di lavoro che spetta agli sviluppatori, dovremo attendere diverso tempo prima di vedere Beyond Good & Evil 2 nei negozi.
Se tutte le promesse verranno mantenute, senza cadere nella pericolosissima fossa di insoddisfazione e false speranze che giochi tanto vasti e ambiziosi rischiano di scavarsi (da Fable al recente No Man’s Sky, gli esempi non mancano), il team di Ubisoft capitanato da Ancel potrebbe rivoluzionare completamente il genere degli open world e il mondo del videogioco tutto, riprendendosi con gli interessi una bella rivincita dal flop del primo capitolo.
Aspiranti pirati spaziali, non resta che crederci davvero.