Errare è Ubisoft, perseverare è pirata
A quattro anni dall’uscita di Assassin’s Creed: Black Flag e a pochissimi mesi da quella di For Honor, ci riprovano. Eccoci così di fronte a un nuovo gioco di battaglie multiplayer online a tema piratesco, Skull & Bones. In pratica Ubisoft ci offre quella che, a prima vista, è la crasi tra due titoli di successo del publisher di Rennes. Può far storcere il naso l’idea di riproporre un gioco ambientato in periodo storico che, pur molto caro ai giocatori, è stato utilizzato da relativamente poco tempo. E questo si è visto già nel corso della Conferenza E3: il pubblico, di fronte alla nuova IP, sembrava decisamente diviso tra chi si è approcciava con scetticismo di fronte al titolo in arrivo e chi, invece, mostrava curiosità per un gioco piratesco che sembra preannunciarsi un po’ diverso dagli altri.
Al momento della presentazione, possiamo dire di esserci trovati a far parte di un terzo schieramento, di assoluta minoranza. Quelli che, pur amando l’ambientazione piratesca e apprezzando molto l’idea di base del gioco, quanto lasciato vedere dal gameplay e dalla grafica, hanno mostrato alcune perplessità di fronte ad altre evidenti lacune del titolo. Ma cerchiamo di andare con ordine. Skull & Bones si colloca alla fine dell’età dell’oro della pirateria, nel 1721 (se vi interessa saperne di più sui pirati, il nostro specialone dedicato fa per voi!). Sono anni in cui il pirata Barbanera è appena morto e le potenze europee hanno intensificato la loro lotta contro i bucanieri. E, sfortuna per noi, sarà proprio un capitano pirata in fuga dalle navi della marina e alla ricerca di un tesoro il personaggio che interpreteremo.
Un gioco di battaglie navali sotto il buon vecchio Jolly Roger: molti di noi avranno l’impressione di tornare a bordo della Jackdaw, e non del tutto a torto. A curare lo sviluppo è stata la divisione di Singapore di Ubisoft, la stessa che aveva curato Black Flag. Le similitudini che balzeranno all’occhio saranno diverse, ma è bene non lasciarsi trarre in inganno da tutto questo. Skull & Bones, alla fine, ha poco da spartire con Assassin’ Creed IV. La nuova IP Ubisoft si presenta infatti come un MOBA, più simile a quanto visto con il recente For Honor. Il cuore del gioco saranno perciò le battaglie online contro altri giocatori, che si affronteranno tra loro per poter decidere a chi spetti la supremazia sui mari.
Le battaglie online si baseranno su un multiplayer a squadre: due gruppi di cinque giocatori si scontreranno con lo scopo di realizzare un furto sui mari ai danni dell’avversario. Una sorta di ruba bandiera, dove uno dei metodi per poter vincere la battaglia sarà “far baciare i fondali” alle navi avversarie. E proprio le navi costituiranno una delle principali discriminanti di gioco: avremo a disposizione tre modelli d’imbarcazione, ognuno dei quali con caratteristiche differenti, capaci di adattarsi a differenti situazioni in mare. Potremo scegliere una Fregata, caratterizzata da un’elevata resistenza agli attacchi, più utile in un combattimento sul breve; la Corvetta, veloce e adatta alle lunghe distanze; e il Brigantino, agile, utile per fare numerosi danni ai nemici. Starà perciò al giocatore o ai giocatori trovare un certo equilibrio tra potenza, difesa e velocità per poter mettere in piedi una flotta degna di questo nome.
Detta così sembra semplice: a complicare tutto però ci pensano due fattori che sembrano essere abbastanza innovativi. Da un lato l’inserimento degli elementi atmosferici, pioggia e vento, che giocheranno un ruolo importante per permetterci il movimento. Avere il vento contrario ci impedirà di muoverci come vorremo, favorendo l’avversario, mentre la bonaccia potrebbe creare una partita più statica, in cui la parte tattica diverrà predominante. E mentre saremo impegnati a elevare preghiere a Poseidone ed Eolo per vedere i nostri avversari ribaltati da un’onda e avere un po’ di vento, potremmo dover fare i conti con il secondo grande problema: la marina! Infatti nel bel mezzo delle nostre scorribande sul mare potremmo trovarci di fronte alla regia marina inglese, decisa ad affondare tutte le navi presenti. A quel punto non resterà altro da fare che tentare la fuga, e le navi con il maggior numero di denaro sottratto al nemico verranno dichiarate vincitrici.
A quel punto, il bottino “guadagnato” potrà essere speso dai giocatori come meglio riterranno, per poter personalizzare il proprio vascello. Insomma, il comparto online sembra essere davvero stato ben studiato e curato, con una certa attenzione ad alcuni particolari capaci di dare maggiore realismo alla nostra esperienza. Sorge perciò una domanda: ci troviamo di fronte a un nuovo For Honor?
Il precedente MOBA di Ubisoft era senza dubbio un titolo interessante, con delle enormi potenzialità: mettere di fronte alcuni dei più letali guerrieri della storia, allo scopo di creare delle immense mischie online tra giocatori era affascinante. Per contro il comparto single player era praticamente nullo. Inoltre, poco alla volta sorgeva lo spettro del pay to win a far imbizzarrire quei giocatori che, magari, pur con tutta la loro abilità e il loro impegno, non avrebbero mai potuto competere con avversari danarosi e spendaccioni. La speranza è che la personalizzazione di Skull & Bones sia solo estetica, quindi senza ripercussioni sul gioco vero e proprio. L’altro problema riguarda la trama. Non c’era alcuna storia in For Honor e, quegli sparuti accenni che si potevamo riscontrare, erano pochi e poco affascinanti. L’intera campagna per il singolo giocatore era sacrificata sull’altare della pratica, utile esclusivamente per far prendere confidenza con i comandi. Un autentico spreco, considerata l’ambientazione realizzata.
L’impressione attuale è che Skull & Bones presenti gli stessi identici difetti del predecessore. Un gioco che, pur avendo a disposizione uno dei periodi storici in cui è possibile sbizzarrirsi con la fantasia per creare una storia degna di questo nome, si limita a fornire ai giocatori un comparto online appagante, senza pensare ad altro. Non è una strategia lungimirante da un punto di vista dei profitti, in quanto taglia comunque una fetta importante del mercato, quegli utenti che non sono interessati alle battaglie online.
Il gioco è comunque ancora in piena fase di sviluppo, quindi non si può assolutamente dire cosa ci riserverà il futuro. Potremmo scoprire, tra qualche mese, che il gioco avrà un’avventura single player degna di questo nome, capace di convincerci a dargli una possibilità. La speranza è che Ubisoft abbia imparato dagli errori passati. Sempre che siano stati considerati tali.