Spartani, qual è il vostro mestiere?!
Assassin’s Creed è stato troppo a lungo intrappolato in un limbo di ripetizione e staticità, occasionalmente rinfrescato da qualche aggiunta che, col senno di poi, non è mai stata in grado di sconvolgere granché la serie. Origins invece ha fatto di meglio, riconfigurandola in ogni suo aspetto, abbandonando le semplicionerie del sistema di combattimento, arricchendo le attività secondarie, e soprattutto elevando all’ennesima potenza la componente esplorativa, ora fortemente open world. Con Odyssey il mood resta il medesimo, e chiunque abbia pensato ad un veloce copia/incolla di quanto di buono è stato fatto con Origins si sbaglierà ancora una volta. Sviluppato in parallelo in ben tre anni da Ubisoft Quebec, Odyssey ci porterà indietro nel tempo ancor prima degli eventi di Origins, impostando il setting attorno all’anno al 431 a.C., praticamente agli inizi di quella che è oggi nota come “Guerra del Peloponneso”, conflitto che vide contrapposte per l’egemonia sul Dodecanneso le città di Sparta e Atene.
Per la prima volta nella serie, sarà possibile selezionare il sesso del protagonista che, tuttavia, seguendo un po’ il modello à la Mass Effect, non costituirà la caratterizzazione di due distinti filoni narrativi. Avremo semplicemente un’unica storia, con la possibilità di giocarla con un protagonista maschile (Alexios) o femminile (Kassandra).
Entrambi saranno diretti discendenti di Leonida, di cui conserveranno peraltro la punta della lancia che andrà, di fatto, a sostituire la leggendaria lama celata, apparentemente del tutto assente in questo episodio, con ovvie e doverose variazioni sul gameplay. Non solo, Odyssey perpetua il cammino di conversione della serie verso meccaniche sempre più squisitamente ruolistiche, sicché il gameplay resterà ancorato a quei sistemi di sviluppo e progressione del personaggio (alberi di abilità compresi) che avevano così riccamente sfaccettato il suo predecessore, portando anzi ben poche sostanziali alterazioni.
La vera novità “ruolistica”, infatti, è costituita dall’impianto narrativo, che abbraccia l’ormai rodatissimo sistema di scelte multiple. Non più, quindi, dialoghi statici tra giocatore e NPC, ma la possibilità di poter selezionare delle risposte che andranno anche ad impattare sui rapporti tra di noi e gli altri personaggi, con la promessa da parte del team di sviluppo che le decisioni intraprese durante i momenti chiave della storia, modificheranno in maniera concreta l’incedere delle missioni.
Per ciò che concerne il focus del gameplay, Odyssey si propone, come prevedibile, come una seconda reiterazione del modello del suo predecessore il che, pur con tutti i timori del mondo in merito ad un ritorno ad una cadenza “oppressiva” del brand, per ora non guasta. Avremo quindi quel mix di esplorazione, combattimenti, e soprattutto fascinazione della ricerca che in Origins ci aveva così tanto ben colpito e che con Odyssey, e il suo setting eccezionalmente evocativo, potrebbe costituire una vera e propria calamita per qualunque amante della ricostruzione storica.
A tornare in gran spolvero è anche e soprattutto il sistema di combattimento, che pur con i limiti di una IA un po’ incerta, era già riuscito a stregarci con la sua freschezza e la sua velocità, qui reiterata tanto nel mix di armi bianche, archi e gadget vari, quanto grazie alle abilità attive, che tornano in gran spolvero, con tre alberi di specializzazione liberamente potenziabili, e con in più un nuovo sistema di macro di tasti che permette di utilizzare più abilità rispetto a quanto non accadesse con Bayek. Queste, poi, oltre al cooldown tipico di ogni buon GDR saranno vincolate alla barra dell’ “Istinto”, ovvero la medesima che in Origins permetteva l’utilizzo della devastante finishing moves. Riempiendola tutta il risultato sarà il medesimo, ma questa sarà ora divisa in diverse sezioni, ognuna delle quali servirà ad utilizzare le abilità attive, evitando così lo spam forsennato da parte del giocatore.
Dulcis in fundo, è stato confermato il ritorno della nuova protagonista del presente, Layla Hassan, che avevamo lasciato alla fine di Origins in compagnia di un importantissimo personaggio del mondo di AC. Quel che dobbiamo sperare è che Ubisoft, a questo giro, si impegni un pochino in più per lo sviluppo della trama nel presente, a differenza di quanto non accadeva in Origins dove tutto era molto frettoloso e raffazzonato. Il pretesto, peraltro, è tra i più interessanti in assoluto visto che il motivo di un salto così indietro nel tempo altro non sarà che la scoperta di alcuni misteri che aleggiano attorno alla cosiddetta “prima civilizzazione” che, come ricorderete, era costituita da creature semidivine i cui nomi, per l’appunto, erano i medesimi delle divinità dell’Olimpo.