Zombi & Parkour Parte 2… ma con qualcosa in più
Di tutto ci aspettavamo dalla conferenza Microsoft, e in effetti, di tutto abbiamo avuto. Ma un nuovo Dying Light era francamente inatteso. Non certo per colpa dei meriti ludici, visto che chi vi scrive lo considera uno dei migliori giochi in prima persona a tema zombie di questa generazione, uno dei primi e dei meglio riusciti sotto quasi tutti i punti di vista. Ma che fosse un po’ sottovalutato e in seguito sepolto vivo sotto la miriade di altri titoli di genere/mood simile, era una sensazione abbastanza forte. E invece no, Dying Light 2 viene annunciato e cosa non da poco, sarà supportato dalla direction di Chris Avellone, personalità di grande caratura nel settore che ha lavorato a brand come quello di Divinity, Knight of the Old Repubblic, Fallout e ultimo ma non ultimo, Prey.
Avellone è l’uomo giusto per portare in Dying Light 2 gli unici aspetti in cui il prequel era un po’ carente, ovvero l’impianto narrativo e una struttura ruolistica/sociale più concreta all’interno del mondo creato. E questo mondo sembra ancora più caratteristico di Harran, la città “arabegiante” del primo capitolo. Ambientato 50 anni dopo, DL2 si svolge in una metropoli alla deriva dalle chiare architetture europee, complessa e intrigante, che oltre a creare un’ambientazione affascinante e possibilmente più variopinta di Harran, potenzierà ancora di più verticalità e level design per sfruttare l’ottimo parkour introdotto dal primo episodio.
In ogni caso, il trailer mostrato mette in risalto subito una cosa importantissima, il focus si sposta molto dalla minaccia degli zombie, ovviamente presenti comunque nel gioco, all’interazione con le diverse fazioni che popolano i fatiscenti quartieri della città, tutte intente a conquistare una delle risorse più importanti per la vita: l’acqua. C’è chi lo farà in maniera egoistica e violenta per scopi poco nobili, chi lotterà per la comunità intera e nel mezzo noi che ovviamente saremmo chiamati a prendere una posizione, scontrandoci spesso con gang e gruppi di mercenari più o meno armati, presumibilmente con lo stesso focus del primo DL centrato sullo scontro corpo a corpo e sulle nostre armi bianche improvvisate, lasciando ai margini le vere e proprie fasi di shooting (nel mondo di Dying Light le armi da fuoco sono merce rara).
Come detto quindi, rispetto al titolo originale molto più scriptato, tra dialoghi a scelta multipla e importanti scelte da compiere, sembra che il destino del protagonista e di chi gli sta intorno sia maggiormente nelle nostre mani rispetto al passato. Se ciò avrà grosse ripercussioni sulla progressione del gioco stesso, sulle missioni, e su ciò che coinvolge il gameplay, sarebbe un’evoluzione davvero importante in un titolo che presentava una base di partenza ottima. In tal senso, speriamo che il mood notturno, terrificante oscuro e claustrofobico (nonostante si agisse sotto le stelle) cosi unico e ben riprodotto, torni prepotente tra le caratteristiche principali di un progetto che in teoria nelle sue fondamenta dovrebbe comunque conservare dei grossi connotati horror.
Per ora ci hanno assicurato un comparto di animazioni per il nostro protagonista (e non solo) molto migliorato rispetto al passato (e già era decisamente buono per i tempi), un sistema di combattimento più tattico (anche qui, tra crafting e creazione di armi artigianali uniche già si facevano belle cosette in passato) e il ritorno della coop, che in Dyingh Light era una cosa messa lì per flavour e ben poco sviluppata, ma che nel seguito potrebbe davvero rappresentare un ulteriore ottimo asso nella manica se ben gestita. Il gioco non ha ancora una data di uscita annunciata (né presunta) ma sarà distribuito su PS4, PC e X Box One.