Earth Defense Force 6 ritorna, con il suo carico di insetti, kaiju, robottoni ed esplosioni

Da che parte prendere Earth Defense Force? Dietro il macello di alieni e lo spianamento di interi quartieri a colpi di lanciagranate, c’è altro? Earth Defense Force è veramente così brainless?

Come spesso accade su queste pagine vorrei iniziare a fare un passo indietro e riposizionare Earth Defense Force 6 in una nicchia di pubblico un filo diversa di quella dentro al quale siamo abituati a porlo.

Perché se sì, certo, Earth Defense Force 6 è principalmente un casino di razzi, proiettili e zampe di formica, sotto a questo c’è un gioco con una progressione ben definita, loot, quattro classi giocabili e missioni (tante, tante, tantissime missioni) rigiocabili a difficoltà crescente che è necessario fare tenendo in considerazione molte variabili, preparandosi con classe ed equipaggiamento più adatto.

Se quindi nelle prime 10/15 missioni il primo pensiero è quello di radere al suolo tutto quello che si solleva dal livello della strada, avanzando si rende necessario un approccio più ragionato, magari un po’ di grinding e lo studio delle diverse classi. E nel frattempo si svela la trama del gioco, non certamente uno degli unique selling point del prodotto ma comunque interessante, raccontata a volte con stratagemmi intelligenti e metanarrativi, e spesso in grado di avere un guizzo un filo più serio rispetto al generale mood cazzone da B-movie giapponese che è un po’ il marchio di fabbrica della serie.

Ecco, il punto su cui volevo battere, la prima cosa che ci tenevo a dire, è che Earth Defense Force 6 non è solo la cazzatona-giapponese-con-i-mostri-giganti-oddio-come-sono-pazzi-questi-giapponesi. C’è pure un gioco sotto, ed è interessante, ha una sua profondità e richiede impegno dopo un certo punto.

Earth Defense Force 6 inizia proprio dove il 5 finiva. La guerra contro gli alieni però non è davvero conclusa, e nei primi livelli ci troveremo a farci largo tra rovine di decadenti città giapponesi sparando a formiche e rane giganti.

Il loop di gameplay di Earth Defense Force 6 è semplice: si inizia una missione, si spara a tutto quello che si muove e si raccoglie il loot lasciato cadere dai nemici. Quando poi non si muove più nulla, la missione finisce e se ne inizia una nuova. Insomma, tutto nella norma.

Se le prime missioni possono dare un senso di ripetitività abbastanza marcato, un po’ dopo la decima missione il gioco ingrana per non fermarsi più. Le ambientazioni iniziano a variare, e le rovine lasciano spazio a cittadine di provincia innevate, villaggi termali, zone industriali e città dal gusto europeo o americano. I nemici aumentano in quantità, varietà e soprattutto stazza, e non ci vorrà molto per vedere la skyline sovrastata da un kaiju à la Godzilla rapidamente intercettato dalle forze corazzate della EDF.

Questa escalation nelle tipologie di nemici comporta anche una necessità di reazione da parte del giocatore. Earth Defense Force 6 mette a disposizione, come da tradizione, quattro classi giocabili, ognuna con il suo equipaggiamento unico. La progressione, in termini di crescita del personaggio, è suddivisa tra le quattro classi: la classe che utilizzeremo troverà equipaggiamento anche per tutte le altre, ma la quantità maggiore di questo sarà proprio dedicato alla classe in uso. Ogni missione, soprattutto alle difficoltà più alte, renderà necessario un po’ di studio sulle situazioni proposte e una conseguente scelta sia di classe che di equipaggiamento.

E per “quale equipaggiamento portare in missione” intendo anche decidere se è più comodo poter chiamare un carro armato anti-aereo o una motocicletta con dei mitra.

L’obiettivo è sempre quello di non far rimanere in piedi neanche un nemico, chiaramente.

A questa struttura di missioni consecutive e di crescita che forma la spina dorsale del gioco si affianca una narrativa interessante, a volte più di quanto non ci si aspetterebbe da un gioco che si propone come un b-movie interattivo.

Spessissimo Earth Defense Force 6 fa ridere nel suo mettere a schermo situazioni sopra le righe condite da quella parodistica retorica militarista giapponese che spesso abbiamo visto in altri prodotti. Ogni tanto però c’è quel dialogo che fa riflettere sull’invasione e sul rapporto dell’uomo con il nemico alieno, o magari c’è una comunicazione del telegiornale che rassicura che va tutto bene e che stiamo vincendo la guerra proprio mentre siamo soverchiati dai nemici mentre abbiamo pochissimi punti vita rimanenti che forse involontariamente riesce a dare un guizzo di serietà al tutto.

La struttura del racconto è poi ricorsiva, e anche con trovate metanarrative interessanti riesce a costruire una storia sui viaggi nel tempo che aiuta a giustificare il riuso di ambienti tra le diverse missioni.

Proprio il riutilizzo degli ambienti sembra scontato in un gioco di questa dimensione: Earth Defense Force 6 ha ben 147 missioni giocabili, e se si moltiplicano le missioni per le classi utilizzabili e i diversi livelli di difficoltà viene fuori un gioco dalle dimensioni più che importanti. Ad aumentare il valore della dimensione del gioco ci si mette anche la possibilità di giocare qualsiasi missione in multiplayer, sia locale split-screen che online. Qualcosa che, soprattutto se messo nella prospettiva di un gioco con loot casuale (ma con statistiche fisse dei singoli oggetti trovati) e diverse classi, rende Earth Defense Force 6 un gioco che può essere giocato in tantissimi modi diversi, con gli amici o con altri giocatori casuali, facendo impennare la sua durata potenziale.

Tutte queste righe quindi per dire cosa? Che Earth Defense Force 6 è un titolo che meriterebbe una nicchia un po’ diversa, magari un po’ più ampia, di quella in cui è stato relegato. È un gioco che al netto della sua presentazione estetica non proprio all’ultimo grido riesce ad avere diversi assi nella manica, potenzialmente risultando interessante per un pubblico molto più ampio di quello che, certamente, nel momento in cui scrivo questo articolo ci sta già giocando da giorni.

Insomma, fateci un pensierino.  

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.