I videogiochi stanno diventando sempre più cinematografici, rendendo forse superflua una loro trasposizione all’interno di un film.
Film e videogiochi sono due medium che un tempo erano particolarmente distanti tra loro, ognuno con un linguaggio differente e un diverso modo di approcciarsi all’intrattenimento e alla cultura. Oggi però ci troviamo di fronte ad una realtà profondamente diversa rispetto a quella del passato in cui il videogioco non era altro che un ammasso di pixel, lo sviluppo tecnologico e il mercato in crescita hanno infatti contribuito a porre maggior attenzione nella procedura di creazione di un gioco, e quest’ultimo ha raggiunto qualità artistiche e autoriali non inferiori a quelle del grande cinema. Proprio per questo oggi il settore videoludico è alla continua ricerca di figure professionali legate al mondo cinematografico, ed è così quindi che dietro ad un videogioco troviamo registi, direttori della fotografia, attori e doppiatori.
Certo, molti di questi elementi erano presenti anche prima, quando la tecnologia era più limitata, ma è solo ora che si è raggiunto un livello tale da farci chiedere se abbia ancora un senso proporre trasposizioni cinematografiche derivate da opere videoludiche.
Pellicole dedicate ad un qualche universo videoludico arrivano frequentemente nelle sale, e quasi sempre si va incontro ad una bocciatura da parte di critica e pubblico, soprattutto poi si devono fare i conti con la delusione dei fan dell’opera originale, che si trovano davanti ad un prodotto di scarsa qualità e molte volte distante da quello che invece è il mondo che hanno imparato a conoscere giocando. Prendiamo per esempio il film Warcraft, una trasposizione che doveva essere abbastanza semplice, visto che praticamente è tutto già scritto all’interno dei quattro titoli che compongono l’enorme storia di World of Warcraft, eppure, anche quel film non ha raggiunto il successo sperato, anzi, personalmente trovo che sia anche qualitativamente inferiore ad uno dei molti, magnifici, trailer che accompagnano le uscite delle espansioni dell’MMORPG. Probabilmente sarebbe bastato fare un collage delle cutscene per creare un vero e proprio film di Warcraft altamente fedele al videogioco.
In realtà questo collage è già stato fatto, così come ne è stato fatto uno per quasi tutti i videogiochi esistenti, e si trovano facilmente su Youtube. Video della durata di svariate ore raccolgono tutte le cutscene di un determinato videogioco, legate tra loro come se si trattasse di un unico grosso film. Se volessi quindi vedere un film su WOW avrei due opzioni: la trasposizione live action, che si prende le sue licenze deviando dalla trama originale e che soffre di alcuni problemi di personalità, o la raccolta di cutscene, opera fedele, con una buona narrazione e un’ottima regia, quest’ultima premettendo che io non abbia voglia e/o tempo di rigiocarmi da capo tutti i giochi, perché altrimenti avrei anche quest’ultima opzione da poter considerare. La scelta tra queste opzioni sembra quasi ovvia.
Cosa ha un film in più, rispetto ad un videogioco?
Proviamo ora a fare un esercizio di fantasia. Immaginiamo una possibile trasposizione cinematografica di un titolo come Red Dead Redemption 2, o magari anche una di God Of War. Questi due videogiochi hanno dalla loro parte un’eccezionale direzione artistica, una recitazione coi fiocchi, doppiaggio e regia eccellenti e una buona colonna sonora. La domanda che ci dobbiamo porre quindi è: a cosa mi serve un film? O ancora meglio, cosa potrebbe offrirmi di più rispetto a ciò che già possiedo?
Se tutto questo lavoro dietro ad una produzione videoludica non bastasse, l’avanzamento delle tecniche e delle attrezzature in campo grafico ci stanno portando verso la ricerca sempre maggiore di un perfetto fotorealismo, e già oggi risulta quasi difficile distinguere sullo schermo un volto vero da uno digitale. Da qualche anno siamo anche passati dal giocare personaggi creati da zero appositamente per il videogioco di turno, all’uso di veri attori che interpretano e danno vita a personaggi con il loro volto. Avrebbe senso quindi, per esempio, un film su Death Stranding? Certo, non sappiamo poi molto sul gioco ancora, ma i trailer che abbiamo potuto osservare ci hanno mostrato che Hideo Kojima non scherza quando si parla di cinema, ops, intendevo di videogiochi. In caso tra qualche anno, qualcuno decidesse di produrre un film su Death Stranding, cosa farebbe?
Dovrebbe richiamare quasi sicuramente Norman Reedus e Mads Mikkelsen ad interpretare i ruoli che già interpretano nel gioco, e praticamente verrebbe fuori una versione del videogioco senza la parte interattiva, probabilmente non superiore ad una raccolta di cutscene su Youtube. Questo rende apparentemente ridicolo pensare ad una trasposizione cinematografica di un qualcosa che è già di per sé cinematografico.
Un punto di incontro tra film e videogiochi
Un punto di incontro tra cinema e videogiochi oggi lo abbiamo nell’evoluzione delle avventure grafiche. Rispetto ad altri generi videoludici, queste stanno diventano sempre più curate dal punto di vista cinematografico, e sfruttano un tipo di narrazione che richiama fortemente quello delle serie tv. Prendiamo per esempio un titolo come Until Dawn, che tra un capitolo e l’altro ci offre addirittura un riassunto degli episodi precedenti, come se l’intento di creare una fittizia serie tv non fosse già abbastanza chiaro. Se prima di questi titoli l’unica differenza tra i videogiochi e il cinema era l’interattività, adesso invece anche un film può avere la sua componente interattiva. L’esperimento di Netflix con Bandersnatch ne è un chiaro esempio, non si tratta infatti né di un film né di un videogioco, ma della combinazione dei due elementi.
La possibilità di scelte alternative e di finali multipli inoltre non va a minare l’autorialità di un prodotto o ciò che l’autore vuole trasmettere con esso, Detroit: Become Human e Beyond: Two Souls di David Cage sono degli esempi perfetti di questa mia affermazione. Questi titoli sono a tutti gli effetti delle serie tv interattive, in cui non possiamo assorbire passivamente la narrazione, ma allo stesso tempo decidere attivamente cosa andremo a vedere nel secondo episodio, o capitolo, in questo caso.
Quindi siamo qui a chiederci se c’è ancora veramente bisogno di passare dalla narrazione attiva tipica dei videogiochi, che ci rende partecipi tanto fisicamente quanto emotivamente, alla narrazione passiva dei film, in cui siamo meri spettatori. Perché andare a vedere il film di quel gioco, quando puoi giocarlo e viverlo in prima persona? Fare un film su un titolo come Monster Hunter a livello di pubblico resta sempre un azzardo, soprattutto quando si potrebbe puntare lo stesso budget su un videogioco, magari proprio su di un’avventura grafica di MH e utilizzando sempre Milla Jovovich come protagonista. Le tecnologie ormai ci sono tutte per creare film videoludici invece di semplici trasposizioni di dubbio gusto.
Ripropongo quindi una domanda fatta in precedenza su cui riflettere: se oggi anche la più semplice cutscene è studiata dal punto di vista registico, fotografico, musicale e recitativo, la sua versione cinematografica, che di per sé è già cinematografica, cosa può offrirci di più? Cosa può aggiungere a ciò che abbiamo già?