Al netto di qualunque congettura sul futuro dei supereroi al cinema, c’è una ragione ed una soltanto dietro la fusione Disney/Fox, ed è la guerra.
Siamo all’inizio di una nuova era. Se sarà o meno un’era prospera non saprei dirvelo, di sicuro lo ricorderemo per tanto tempo. Di sicuro cambierà i prossimi anni di intrattenimento cinematografico e televisivo. Disney acquista Fox, e quello che era un colosso prende adesso la forma di un autentico titano. Una figura mitica, capace di far tremare il mondo dell’intrattenimento, tanto che a guardare la rete in queste ore non si ricordano folle così in preda al panico da quando i titani attaccarono Tebe.
Una manovra da oltre 50 miliardi di dollari a cui si aggiungono i circa 13,7 miliardi di debito che la Fox ha contratto negli ultimi tempi a causa di qualche scelta sbagliata (per lo più al cinema). Tanti, tantissimo soldi insomma. Ma non voglio divagare, né fare i conti in tasca a chi certamente ne capisce più di me di determinate manovre economiche. Al di là di qualunque pensiero relativo alla possibilità di una operazione del genere, e premessa la vaga possibilità che, come era già accaduto per le nozze tra AT&T e Time Warner, il tutto venga contestato dal garante antitrust, ci viene ovviamente da riflettere su cosa tutto questo significherà in termini di intrattenimento futuro.
Disney, in questo momento, è forse la multinazionale più grande della storia, dell’intrattenimento e non solo. Parliamo di quella che è una compagnia che, storicamente, si fa garante di un certo controllo di qualità sui suoi prodotti, assemblati come in una catena di montaggio per lo scopo ultimo di macinare incassi sempre maggiori, il tutto con un enorme MA, ovvero “il marchio di qualità Disney”. Quello che una volta appiccavano sulle cassette e che oggi è più una filosofia che un bollino adesivo. Mi viene da pensare un po’ alla Nintendo degli anni ’90, quella che cercava di riprendersi dal casino creato nel mondo del videogame da Atari e compagnia cantante. Come l’illuminata Nintendo dell’epoca, così Disney mette sul mercato solo ed esclusivamente prodotti con una certa cognizione di causa, atti a mantenere alto il nome della compagnia e ad attestarsi come una sorta di faro progressista nel campo dell’intrattenimento familiare. Una filosofia opinabile, specie se c’è in voi un qualche furore marxista, fatto sta che negli anni ha pagato tanto da portare Disney esattamente dov’è adesso. Anche perché ad essere onesti, per quanto si possa detestare un certo modo di fare tipicamente Disneyano, è innegabile che tali prodotti si siano ritagliati una certa “comfort zone” di successo, dalla quale si è usciti giusto un paio di volte negli ultimi anni, segnando sempre discreti risultati tanto cinematografici quanto televisivi.
Quel che preoccupa tutti, me compreso, è come (e quanto) questo controllo garantirà libertà espressiva dei prodotti Fox, checché se ne dica comunque da sempre legati ad una fascia di intrattenimento per giovani adulti, o per adulti in tutto e per tutto. Più che pensare a prodotti come Deadpool, palesemente costruiti con lo scopo di cercare una difference supereroistica che ne giustificasse l’esistenza al cinema (fa quasi ridere che poi si sia finiti in quella stessa casa Disney da cui si erano apertamente prese le distanze), la mia più grande paura è relativa al destino di serie come The Simpson, Futurama, e per ogni prodotto cinematografico per adulti che abbia mai attinto agli universi di Alien, Predator o Il Pianeta delle Scimmie. Noi, da utenti, consci dei cambiamenti apportati da Disney ai film Pixar, Marvel e Lucas, non possiamo negare che una qualche forma di obbligo nella costruzione di prodotti più apertamente “per tutti” sia stata imposta da Disney alle sue inglobate, e se oggi qualcuno guarda Star Wars pensando che il suo declino sia colpa dei Guardiani della Galassia (premesso che la questione del declino è, a mio parere, del tutto opinabile), allora non meraviglia quel moto di angoscia, quasi di paura che sta investendo la rete in queste ore.
Ma perché Disney ha acquistato la Fox? Lo ha fatto per il denaro, questo è certo, ma c’è dietro qualche intenzione di attuare ai prodotti della compagnia una qualche forma di stupro? Non mi pare un ragionamento sensato. Più logicamente credo vada ricercato il tutto nella nascita di Netflix, e nella sua impareggiabile formula di intrattenimento “pay per view”.
Netflix ha cambiato il concetto di fruizione televisiva, distaccandosi dai parametri di una qualunque TV via cavo e, se possibile, alzando il tiro delle produzioni televisive ben oltre quanto non sia stato già fatto dai tempi di Lost arrivando al più recente Game of Thrones. Netflix ha portato le produzioni di stampo cinematografico (in termini di qualità, promozione e investimenti) nella TV di tutti i giorni e se questo era vero alle sue origini con prodotti come la straordinaria Narcos, è ancor più vero e concreto oggi con la nascita dei film direct to tv, la cui dignità artistica non ha nulla da invidiare a qualunque pellicola presentata a Cannes. Ovviamente non tutto quello che Netflix produce è oro, e non sempre riesce a trovare la quadra perfetta tra investimento e share (Marco Polo è il più eclatante esempio di questo paradigma), eppure la compagnia è diventata decisamente ingombrante sul panorama internazionale e questo, naturalmente, ha messo il fiato sul collo a molti colossi dell’intrattenimento da sala e non.
Così Disney è corsa ai ripari con la sua piattaforma di streaming digitale (per altro un doppio colpo basso se si considera che fino ad ora i prodotti Disney erano stati appannaggio proprio di Netflix), mentre Fox aveva scommesso su un altro promettente brocco delle streaming TV: Hulu. Presumibilmente con l’intenzione di portare sul servizio quell’impagabile filosofia che ha fatto la fortuna di Sky. Tanti canali a tema, serie TV e cartoni animati offerti a ritmo martellante, la capacità di tenere incollati allo schermo ben prima che qualcuno coniasse il concetto di “binge watching”. Non gli X-Men o Deadpool dunque, ma Hulu, e la possibilità che con esso si portino in TV le più apprezzate serie Fox. Disney acquistando Fox rinforza sì la scuderia dei Marvel movies, regalando così al pubblico l’orgasmica gioia di dare agli uomini X e ai Fab 4 la tanto agognata dignità cinematografica, ma più subdolamente si spiana il terreno per la guerra delle streaming TV in cui, ad oggi, Netflix è padrona assoluta. Una vittoria conquistata però su di un campo di battaglia su cui, a ben pensarci, non c’erano nemici degni di nota. Disney sa bene quanto sia significativo dare ad ogni storia un villain, un rovescio di medaglia che renda la battaglia memorabile, e lo ha fatto. Ora Netflix sa che dovrà cominciare a sudare. E tutto questo senza neanche contare che nell’accordo di acquisizione è rientrato il pacchetto Sky, fiore all’occhiello della TV a pagamento contro cui, in ogni parte del globo, è di per sé difficile stare al passo per la concorrenza.