Riedizioni, riedizioni everywhere
Arriva agosto, e si sente il caldo. Sinceramente trovo sempre meno motivi per restare attaccato ad un pc, e preferirei piuttosto spaparanzarmi nell’acqua, fosse pure una tinozza, per confortarmi del refrigerio anti-calura che solo l’acqua sa donare. Ma non divaghiamo, perché ci sono cose di cui parlare, e questa settimana l’argomento che mi sta stuprando il cervello è l’uscita di The Last Of Us: Remastered e il senso di appagamento che sta invadendo il pubblico. Giusto qualche settimana fa vi avevo parlato, in questo articolo, di come la sovrabbondanza del mercato avesse generato, soprattutto nei giocatori che si erano vissuti a pieno le annate ’80 e ’90 una sorta di problematica inerente la scelta. Bombardati da ogni forma di contenuto a buon prezzo, e da uscite quasi sconquassanti nella rapidità di diffusione, alcuni giocatori si sono in qualche modo abituati al “troppo” ritrovandosi in difficoltà dinanzi allo scegliere il proprio svago. Con l’uscita di The Last Of Us: Remastered per PS4 ho però assistito ad un qualcosa di diverso, una sorta di isteria che, sinceramente, non capisco e per certi versi neanche tollero. Che cosa è successo?
È successo che con una manovra pubblicitaria tutt’altro che sciocca, Sony ha pubblicato da pochi giorni su PS4 il suo capolavoro per PS3, in quella che è un’edizione fondamentalmente fedele all’originale salvo che per una grafica rimessa a nuovo, l’aggiunta dei DLC single e multi su disco e… una modalità fotografica. Panico e isteria di massa, la gente sta spammando fotografie di The Last Of Us sui social network (con cui il gioco può connettersi tramite una pratica opzione) come non ci fosse un domani, osannando l’uscita come se fosse un qualcosa che non si aspettavano o immaginavano. La mia reazione è la seguente: mhe.
Ora, se è vero che possiamo amabilmente fregarcene di chi spamma e di chi compra cosa, quel su cui vorrei rifletteste è su cosa sta virando l’attuale mercato console, e quanto MALE ci stia abituando a spendere il nostro denaro. The Last Of Us: Remastered è un ottimo gioco, ci mancherebbe, ma non lo è per meriti propri, ma per quelli che derivano dal suo originale. Non parliamo, infatti, di un reboot o di un qualcosa che trasforma il prodotto originale in modo evidente (pensate al nuovo Oddworld se il concetto non vi è chiaro), ma si tratta solo di una mano di vernice su di un gioco uscito appena un anno fa. ESATTO UN ANNO FA! UN SOLO ANNO! Parliamo poi di un gioco che ha generato vendite ottime pur essendo un’esclusiva, e di un titolo che, grazie ad un’ottimo seguito della stampa, è stato accolto in ogni dove con merito. Intendiamoci: un merito giustificatissimo, ma che lascia intendere quanto – certamente – il gioco si sia espanso a macchia d’olio. Realisticamente parlando: siamo davvero sicuri che gli acquirenti di questo Remastered siano utenti che non l’hanno mai giocato? Sinceramente non credo. Credo che tra questi ci possa essere qualcuno che ancora non si era imbattuto nel suo ottimo DLC (Left Behind) ma penso sia una stima più che corretta quella che immaginerebbe un buon 80% dei giocatori che hanno acquistato Remasterd, possedere anche la versione PS3. La cosa è quanto meno grottesca, soprattutto se pensiamo anche che, salvo Left Behind, le altre robe presenti sul disco non sono niente di che. Eppure… eppure molti di voi sono già corsi a comprarlo, ci stanno giocando, e si divertono a commentare il loro acquisto (che per altro non è neanche economico: €50 alla cassa) sciorinando spiegoni immani sulla bellezza di quel pixel, sulla velocità di quel frame, sulla palette cromatica di quel cespuglio… la pochezza insomma… Ma questo ragazzi, questo è un sintomo evidente di quella che è una malattia che ormai sta diventando parte del mercato e che sta plasmando la mente di molto, forse pure troppe, persone.
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Dove voglio arrivare? Ripescando sempre uno dei miei recenti pensieri editoriali, penso a quando vi parlai dei giochi che sono stati rimandati e di quanto, in fin dei conti, questa sia una generazione console dalla partenza inadeguata e farlocca. Il pubblico è così adagiato sull’inutilizzo delle proprie console che trova entusiasmante pagare a prezzo pieno un gioco che ha già sui propri scaffali, o che ha magari acquistato digitalmente (proprio The Last Of Us aveva goduto, qualche mese fa, di una buona promozione per l’acquisto digitale). Il pubblico è così fesso che ama farsi prendere in giro, ed è così manipolabile che basta la riproposizione forsennata di un contenuto perché si convinca di averne bisogno. Così come presentata, questa edizione di The Last Of Us può fare felice sol due persone: quelli che non lo avevano giocato e quelli che stravedono per le analisi tecniche dei videogame… ma… un momento, siamo sicuri che quest’ultima categoria esista davvero? Non vi scervellate… non esiste. Esistiamo solo noi, incauti acquirenti, con le nostre console che prendono polvere, incapaci di spendere il nostro denaro con intelligenza.
E se già avevamo dato il via, senza dir nulla, ad una pratica insalubre come quella dei pagamenti per i contentui digitali (pay and win), oggi, ancora una volta, spendendo denaro come se ne avessimo abbastanza da pulirci il deretano, abbiamo detto “sì” ad un’altra pratica. Quella che ci frega con ritmi sempre più rapidi e, per cui, spendiamo due volte per lo stesso, maledetto, gioco. Siamo diventati degli idioti, degli idioti rimasterizzati, in alta definizione, scemi come prima, ma ora più belli da vedere grazie alla superba grafica next gen. Aspettiamo di rigiocare dopo appena un anno, ed a prezzo pieno, giochi che possediamo già o che, alla peggio, potremmo avere per un prezzo molto più basso per la console precedente. Ma no, non possiamo rinunciare a quei 60 frame al secondo. Fanno troppo la differenza! E se anche potessimo… occhio! Come potremmo non spendere un cinquantone per la possibilità di farci le foto nel gioco! Detto sinceramente? Ma andate a cagare…