Cosa succede ai nostri dati quando moriamo?
A dispetto del titolo l’Editoriale di oggi vuole essere una cosa abbastanza seria, quindi no, non stiamo parlando di semplici morti di figa, ma di persone realmente decedute. Non so se a voi è successo, ma almeno per quanto mi riguarda, mi è capitato in più di un’occasione di imbattermi in profili social di persone passate a miglior vita. I social network ormai fanno parte della quotidianità e per quanto vi sforziate di trasmettere l’idea che Facebook (come qualsiasi altro sito) non vi piace e siete lì lì per cancellarvi, la verità è che siamo tutti, chi più, chi meno, integrati in questa vita virtuale in cui inevitabilmente anche un fenomeno così serio come la perdita di una persona cara, finisce in qualche modo per approdare sui social network, peggio ancora se il morto in questione siamo noi. Benché una risposta al quesito dei quesiti “cosa c’è dopo la morte?” sia ancora un mistero irrisolvibile, per fortuna sappiamo già esattamente cosa succede ai nostri dati quando moriamo. Non che pensi spesso alla morte, ma per pura curiosità mi sono chiesto che fine avessero fatto i miei profili social al momento della mia dipartita, così mi sono documentato. Più che le singole eventualità, è interessante prendere in considerazione il fenomeno stesso. Mi spiego meglio: fino a qualche anno fa non si avvertiva l’esigenza di chiedersi cosa succedesse ai nostri dati dopo la morte; tutt’al più si trattava di perdere il contenuto di qualche mail, le foto conservate online e poco altro ancora, con il sempre più dilagante fenomeno dei social network, i dati di cui stiamo parlando sono diventati sempre più sensibili e personali. Pensate solo alle questioni personali che – ahinoi – preferiamo discutere online, ai segreti che abbiamo il coraggio di raccontare solo dietro ad uno schermo e così via; con tutti questi dati “importanti” da tener presente, sempre più persone si interrogano e si preoccupano di lasciare incustoditi i propri “segreti”. E non stiamo nemmeno parlando di casi isolati. Soprattutto per ciò che riguarda Facebook e Twitter i dati sono davvero impressionanti, secondo alcune stime da quando il sito è stato creato circa 30 milioni di persone iscritte a Facebook sono morte, questa statistica è tranquillamente sovrapponibile anche ad altri social network. Insomma stiamo parlando di numeri importanti e non di qualche strano fenomeno del web. Paradossalmente se la gente smettesse di iscriversi ai social network, in un lasso di tempo tutto sommato breve ci ritroveremmo ad avere più account di persone morte rispetto a quelle vive; praticamente un sito come Facebook, almeno in teoria, è destinato a diventare la più grossa necropoli virtuale esistente. In realtà Facebook ha già un opzione per segnalare in bacheca la data di decesso, con la possibilità di rendere l’account commemorativo e magari permettere ai vostri amici di spettacolarizzare l’evento e riempire la vostra tombacheca di messaggi dall’alta caratura sprirituale come “RIP <3” oppure “Insegna agli angeli a… frase random“, bello no? Per fortuna, a dispetto di alcune piccole differenze, ogni sito esistente al mondo che contenga diversi account, ha una procedura di disattivazione automatizzata che si avvia dopo un tot di tempo di inutilizzo. In poche parole dopo la vostre morte, basterà semplicemente aspettare e prima o poi i vostri dati risulteranno quantomeno invisibili al pubblico.
Il problema si pone se un vostro familiare volesse accedere ai dati (magari per cancellare l’account) prima del tempo previsto per la disattivazione, qui le cose diventano un tantino più complicate. Per prima cosa vi dico che i dati apparterranno a voi anche dopo la vostra morte, nessuno può farne un reale utilizzo (a parte non aver messo una password al computer o lasciato la sessione aperta sul vostro pc), i familiari tuttavia possono, tramite vie legali, segnalare il decesso e accorciare i tempi per la disattivazione. Nessun sito disporrà i vostri dati in maniera arbitraria, anzi le politiche sono molto restrittive. Facebook, ad esempio, permetterà il log-in solo dietro previa segnalazione da parte vostra di una persona autorizzata, stessa cosa per Twitter; Pinterest invece ha un’atteggiamento più categorico e non permetterà a nessuno di accedere ai vostri dati, LinkedIn e Google invece, preferiscono valutare caso per caso ed, eventualmente, dare l’accesso ad un familiare se la legge lo consente. In linea di massima potete stare tranquilli, ciò che invece sembra quasi inevitabile per il futuro è una regolamentazione più precisa, con raccomandazioni specifiche per questi casi e, perché no, anche l’utilizzo di un testamento virtuale. Per ciò che riguarda la cancellazione, al di là di differenze veramente sottili, ogni social network disporrà della cosa solo su richiesta di un familiare che abbia presentato questi documenti: carta d’identità per verificare l’effettiva parentela, attestato di decesso.
In futuro avremo sempre più coesione tra vita reale e social network, di per sé la morte è un evento da non spettacolarizzare più di tanto e mi auguro che “profili commemorativi” siano solo una triste opzione che prima o poi verrà eliminata. Per tutto il resto vi lascio ad una massima di Aldo, Giovanni e Giacomo: “l’importante è che se muori me lo dici prima“.