Lo Spider-Verse di Sony: quando è il momento di dire basta?
’accordo, dobbiamo parlare dello Spider-Verse di Sony. Perché se avete aperto questo articolo è per questo che siete qui. Per leggere l’opinione di qualcuno diverso da voi su un argomento che vi interessa. Tutto questo nasce ovviamente da ciò che pensate anche voi, dal recente annuncio del film su El Muerto con Bad Bunny e dall’idea che Sony sia andata ben oltre il concetto di “raschiare il fondo del barile”. Ha iniziato direttamente a staccare pezzi di legno dalla base per servirli ai suoi spettatori. Un’idea così malsana da farci pregare di staccare la spina all’intero progetto.
Come? Troppo diretto? Forse non avete torto. Da quando scrivo di intrattenimento “nerd” ho sempre scelto di prendere alla larga un concetto prima di introdurlo. Scelgo consapevolmente di lasciarlo sullo sfondo, lo suggerisco, lo accarezzo senza arrivare subito a toccarlo. Un po’ per il piacere di far durare un determinato discorso, un po’ per creare un clima di attesa in voi lettori. È una pratica che apprezzo, ma che non sempre è possibile effettuare.
Perché l’annuncio di questo nuovo film, basato su uno dei personaggi più marginali dell’intero Spider-Verse, arriva all’indomani di uno dei peggiori flop di Sony. Morbius porta con sé numerose domande, riassumibili in una: è davvero necessario? Davvero tempo e denaro devono ancora essere investiti in progetti cinematografici di scarsa qualità solo per mantenere i diritti di sfruttamento di Spider-Man?
Purtroppo le leggi del mercato rispondono di sì. Avere ancora voce in capitolo nel futuro della creatura di Steve Ditko, attualmente interpretato da Tom Holland, è fondamentale per Sony. Non potendo usufruire direttamente di Spidey, la scelta è stata quella di prendere ogni possibile personaggio legato al franchise per creare nuove pellicole. Un’idea che porta con sé un problema di base enorme. Quel gorilla di trecento chili nella stanza che Amy Pascal e Sony Pictures continuano a ignorare: come possono funzionare pellicole su comprimari di Spider-Man… senza Spider-Man?
Venom, soprattutto per merito del suo sequel, sembrava aver dissipato parte dei dubbi al riguardo. Nonostante i molti problemi presenti all’interno della trama raffazzonata della prima pellicola, il carisma di Tom Hardy e le scelte del nuovo regista Andy Serkis hanno contribuito a dare un’impronta apprezzabile al franchise. Senza l’intenzione di prendersi sul serio, il simbionte è riuscito a ottenere un proprio pubblico e a riscuotere delle critiche tiepide. Un netto miglioramento rispetto al passato.
Meno bene è andata al Morbius di Jared Leto. Il personaggio era ed è di per sé estremamente marginale, non vantando molte apparizioni da solista sui fumetti (un Morbius Vol.1 è datato al recente 2020, frutto dell’annuncio della pellicola). E quanto visto nel recente film, uscito il Primo aprile 2022 (una data, un destino), sembra aver confermato tutti i dubbi. Alcuni personaggi non sono adatti a tenere lo schermo da soli per novanta minuti. Perplessità che la schedule dei prossimi film dello Spider-Verse, come Kraven il Cacciatore e Madame Web, non fanno che aumentare. Fino ad arrivare all’ultima idea di Sony, El Muerto. Un progetto nato solo dal desiderio di coinvolgere un nome famoso come quello di Bad Bunny nel proprio universo cinematografico. E che difficilmente potrà riscuotere successo, anche a causa del personaggio stesso.
Per comprendere meglio questo concetto è bene rivedere le origini del comprimario dell’Uomo Ragno. Siamo nel 2006 quando il mondo conosce il personaggio creato da Peter Allen David e Roger Cruz. Quando PAD concepì El Muerto probabilmente era l’anno precedente, un anno che corrisponde anche a un effimero rinascimento per il pro-wrestling. Il 2005 è l’anno in cui la WWE, la prima compagnia di lotta negli Stati Uniti, ha lanciato i nuovi volti della sua federazione, due wrestler che, curiosamente, sono volti noti ai fan dei cinecomic: Dave Bautista e John Cena. Il wrestling, in quel periodo, è una disciplina popolare. Non quanto a fine anni Novanta o negli Ottanta, ma pur sempre conosciuta e apprezzata a livello mondiale. È il periodo del boom italiano, un boom destinato a estinguersi presto con le tragiche morti di Eddie Guerrero e Chris Benoit.
Se il pro-wrestling seppe tenere duro alla morte dell’atleta ispanico, deceduto per un attacco cardiaco, il colpo all’immagine subito dal caso Benoit (un omicidio-suicidio in cui persero la vita, oltre al lottatore canadese, anche la moglie e il giovanissimo figlio) fu tale da intaccare la popolarità della disciplina, che non si riprese più dopo gli eventi del giugno 2007. Da allora si può dire che il panorama del wrestling nord-americano sia incappato in una continua spirale discendente, complice l’incapacità delle maggiori federazioni di imporsi nella cultura di massa. A fronte di una crisi che prosegue da quindici anni, c’è da chiedersi se un film su un lottatore di lucha libre paghi. Perché, alla fine, un film di El Muerto sarà questo: un film su un lottatore di wrestling prodotto da Sony. Ed è un film che arriva fuori tempo massimo.
Ciò che ha reso grande la Marvel e, di riflesso, i film che sono stati tratti dai suoi fumetti è stato saper interpretare lo spirito del tempo. Grazie a questa capacità la casa delle idee è riuscita anche a imporre, nell’immaginario comune, un certo tipo di personaggio. È una regola del mercato: se non sai innovare, ti adatti. Siamo certi che nel 2024 un film su un wrestler soprannaturale possa ancora avere la stessa presa sul grande pubblico? Questo senza contare la sempre asfissiante marginalità del personaggio. Alla Sony sanno benissimo che El Muerto non è Venom. Non è nemmeno Morbius. A fargli un complimento, potremmo dire che è conosciuto quanto i New Warriors.
Queste osservazioni, di natura commerciale oltre che creativa, non sono da sottovalutare. È sintomo dell’incapacità, da parte di Sony, di riuscire a maturare un progetto cinematografico ben delineato. Difetto non da poco se l’idea alla base è quella di creare un universo narrativo condiviso. Nessuna pellicola del Marvel Cinematic Universe fa storia e sé. Non ci sono pellicole trascurabili, cosa che è sia la forza del franchise, che il maggior ostacolo per chiunque voglia iniziare a conoscere questo mondo. Come potrà collocarsi il personaggio di un luchador maledetto da una divinità della lotta libera tra vampiri e simbionti alieni?
E dire che la casa di produzione avrebbe delle interessanti frecce da scagliare nella sua faretra. Ne è un esempio il successo di Into the Spider-Verse, film di animazione che ha ottenuto ampie lodi dalla critica, di cui Sony ha già annunciato il seguito. Tuttavia è difficile chiedersi perché i progetti di Sony non includano maggiori sforzi economici su franchise di questo tipo, che hanno già dimostrato il proprio valore. L’impressione è che rinunciare alle pellicola classiche sia una tentazione impossibile per Sony Pictures. Una tentazione che, finché il pubblico approverà comprando i biglietti, non cesserà mai di esistere.