El Shaddai: Ascension of the Metatron è una bestia strana oggi, rimasterizzato per PC, esattamente come lo era al suo esordio su console nel 2011. Se vi dicessi che ho capito cosa il gioco voleva comunicarmi mentirei. Eppure, mi sono perso in una spirale di suggestione visive e tematiche e non posso che dirmi affascinato dall’esperienza, nonostante non sia riuscito ad afferrarla. El Shaddai sembra dapprima un action adventure basato su tematiche bibliche (e in fondo lo è), poi comincia a inserire elementi sempre più surreali che lo fanno quasi sembrare una parodia del videogioco giapponese degli anni 2000.
Partendo dal principio però, El Shaddai (che è uno dei nomi di Dio) è effettivamente un’avventura dinamica ispirata dal Libro di Enoch, un testo religioso ebraico apocrifo del secondo secolo avanti Cristo. Si tratta quindi di un gioco pieno di personaggi e simbologie tratte dalla religione ebraica, declinate però in una struttura da avventura dinamica.
Si interpreterà Enoch, impegnato a sconfiggere una serie di angeli che hanno alimentato una ribellione contro Dio. Se questa è la trama nuda e cruda del gioco però, El Shaddai sembra suggerire sempre qualcosa in più, qualcosa di inafferrabile. La maggior parte di queste suggestioni sono veicolate da un’art direction sublime, grazie alla quale ogni capitolo del gioco ha il sapore del sogno.
Il gioco si rinnova costantemente sul fronte estetico, proponendo sempre scenari lisergici ed estremamente evocativi in grado da soli di suggerire più di quanto non facciano le parole dei personaggi. Si passa da atmosfere rarefatte a scenari kawaii tipici dell’estetica anime, arrivando a sezioni di inseguimento in moto che ricordano da vicino le atmosfere di Final Fantasy VII (e più in generale gli elementi sci-fi tipici di Final Fantasy come serie).
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El Shaddai è quindi una serie di zone che riflettono sì gli angeli caduti con cui ci andremo a confrontare, ma che a più riprese sembrano fare il verso al videogioco giapponese e ai suoi stilemi. È difficile non rapportare l’ossessione che sembrava esserci nel mercato giapponese, non solo videoludico, ma anche nell’animazione e nel manga, per le tematiche religiose ebraico-cristiane con il tono surreale (quasi grottesco) con il quale, spesso, El Shaddai le mette in scena. Lucifel, un angelo che ci accompagnerà per tutta l’avventura, sembra un personaggio uscito dalla matita di Nomura, costantemente al telefono con “i piani alti” per aggiornarli sulla missione di Enoch, e tutto questo si accosta a diversi elementi che sembrano prendere in giro estetiche e tematiche del videogioco giapponese degli anni 2000.
A margine del suggestivo e impalpabile impianto narrativo ed estetico c’è però un gioco un po’ difficile da digerire, per quanto non certamente brutto.
Il principale problema di El Shaddai: Ascension on the Metatron è la sua grande ripetitività, unita a delle sezioni platform tutt’altro che memorabili. Il sistema di combattimento a un solo tasto ha infatti una complessità limitata, e l’esecuzione di combo diverse è limitata al ritardo nella pressione dei tasti all’interno della combo stessa. C’è poi un tasto di parata (con tanto di possibilità di parata perfetta), un paio di attacchi speciali per arma e una macchinosa combinazione per poter schivare, anche se è possibile farlo solo da disarmati.
Il gioco propone tre armi, ognuna con le sue combo e le sue peculiarità, che è possibile di volta in volta rubare ai nemici. Non si tratta di un sistema di combattimento brutto o mal funzionante, ma semplicemente di qualcosa che sapeva di già visto anche nel 2011 e che data la poca varietà di possibilità, unita a un livello di difficoltà abbastanza alto da aver spinto gli sviluppatori a inserire diverse possibilità di tornare in vita dopo la morte, e la lunghezza degli scontri viene presto a noia.
Allo stesso modo le sezioni platform avrebbero potuto essere rifinite meglio: El Shaddai non permette grande precisione nel movimento in aria e la telecamera spesso non riesce a restituire il giusto senso di profondità per permettere al giocatore di calibrare bene gli spostamenti.
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Questi due elementi, estremamente presenti nel gioco, sembrano anche poco coesi con l’opera nella sua interezza, che appare così frammentata in momenti diversi che mai si amalgamano bene.
Nonostante gli evidenti problemi di gameplay, e un porting PC decisamente non ottimale (le opzioni grafiche sono in un launcher e non si capisce a cosa servano…), El Shaddai: Ascension of the Metatron è in qualche modo un’esperienza che vale la pena vivere, nonostante serva un po’ di impegno per superare qualche spigolo.
Si tratta di un opera vecchia scuola molto ispirata sul piano artistico e di un gioco che riesce ad ammaliare anche con i suoi evidenti limiti. Non siamo di fronte a un capolavoro, ma non si può non essere contenti che un gioco che era già di nicchia quando venne lanciato abbia trovato modo di farsi strada fino a una nuova pubblicazione, così da non andare perduto.
- Trovate El Shaddai: Ascension of the Metatron su Steam