Elric: l’antieroe campione dello Sword & Sorcery
Curioso pensare come nel fantasy più personaggi si siano contesi il soprannome di Lupo Bianco. L’ultimo ad appropriarsi di questo epiteto è stato Jon Snow, grazie al serial Game of Thrones. Lo stesso che prima di lui era stato di Geralt di Rivia. Ma prima ancora, quando il fantasy come lo conosciamo oggi muoveva i suoi primi passi, il Lupo Bianco era un altro.
Questo appellativo era associato al principale personaggio di Michael Moorcock, protagonista di un ciclo immortale, una di quelle letture che i detrattori del genere fantasy dovrebbero leggere per aprire la propria mente. Un tempo il Lupo Bianco era solo il portatore della nera spada Tempestosa, il negromante albino Elric di Melniboné.
Il personaggio di Elric è forse tra i più iconici del panorama fantasy per la sua unica combinazione di caratteristiche. Un sovrano albino, debole nel fisico e proprio per questo capace di conoscere pietà e compassione al contrario dei suoi sudditi, costretto a dipendere dalle pozioni e dagli incantesimi per avere la forza necessaria per governare un popolo maligno. Un uomo buono, che poco alla volta discenderà in un gorgo di malvagità, costretto a servire un patrono crudele come il dio Arioch, nero signore del Caos, trascinato in una lotta cosmica dove dovrà essere lui l’ago della bilancia.
Elric è tutto questo e molto di più. Per decenni è stato considerato l’indiscusso campione dello Sword & Sorcery alla pari di Conan, incarnandone il lato più oscuro, quello della magia arcana. Ma anche per questo ne è stato ambasciatore del messaggio più diretto. Lettori di ogni generazione hanno letto e amato le sue avventure, descritte magistralmente da una delle più grandi penne del genere fantastico.
Eppure oggi ci troviamo di fronte a un personaggio meno conosciuto di tanti altri. Al contrario di Jon Snow e di Geralt, Elric è un nome ignoto per la maggioranza dei lettori occasionali. Forse perché le “regole” della notorietà impongono di avere una trasposizione visiva decente alle spalle per essere conosciuti? Difficile rispondere no.
L’eterna lotta tra Legge e Caos
Una dinamica tipica del fantasy, specie del genere noto come high fantasy, è la contrapposizione che sorge tra la luce e le ombre, il bene e il male. Nell’epoca in cui Moorcock iniziò a scrivere quello che sarebbe diventato il suo capolavoro tale concetto era ben incarnato dall’opera magna di Tolkien, Il Signore degli Anelli.
Quando Moorcock rese noto il suo pensiero sulla trilogia del Professore fece subito molto scalpore, mostrando di non aver per niente apprezzato un testo che, fino a quel momento, aveva raccolto attorno a sé un consenso quasi universale.
Da sempre anticonformista e privo di peli sulla lingua, l’autore londinese paragonò Il Signore degli Anelli a Winnie the Pooh, rimproverandogli una visione fin troppo utopistica. Quasi una “pax britannica“. Sono gli anni ’60 e Moorcock è testimone di una nuova generazione di scrittori britannici, cresciuti nel dopoguerra e plasmati nel fervore culturale in cui le convenzioni della società andavano spezzandosi poco alla volta. Una di queste era senza dubbio la distinzione netta tra bene e male.
Elric di Melniboné sostituisce a questo rigido concetto quello più elastico di Legge e Caos. Due forze, entrambe vitali, le cui divinità si contendono il predominio sulla realtà. Senza tuttavia desiderare la fine del conflitto ma solo la sua perpetuazione. Questo perché le due fazioni, per decreto dell’Equilibrio Cosmico, non possono vincere. La vittoria di uno dei due schieramenti comporterebbe un universo privo di vita, per questo motivo la lotta non mira a una supremazia finale, ma solo a una “preponderanza” di una parte rispetto all’altra. Questo in attesa della fine dei giorni, quando il prossimo universo verrà plasmato più ordinato o più caotico in base allo schieramento in vantaggio. Ma senza mai eliminare l’altra fazione dalla scacchiera.
Un concetto che si può applicare anche al nostro mondo. Legge e caos sono due facce della stessa medaglia. L’ordinamento giuridico, l’equilibrio della società da una parte, la spinta riproduttrice e creativa dall’altra possono rappresentare le due fazioni. Senza l’amore, forza caotica che spinge gli umani a procreare nuove generazioni, non esisterebbe la società; senza società e senza leggi noi non avremmo una “protezione” per dar sfogo ai nostri istinti migliori, quelli artistici e culturali, spesso irrazionali. Ed è questa la grande intuizione di Moorcock. Fantastico sì, ma senza mai dimenticare la realtà in cui viviamo.
La sfida delle due fazioni divine, a cui assiste una terza neutrale, non può essere allo stesso tempo “giocata” direttamente. Non vediamo mai uno dei Signori del Caos agire in prima persona contro un proprio corrispettivo Legale. Per poter cambiare i fili della realtà i due schieramenti si affidano agli umani, sfruttando le loro azioni per i propri scopi.
In questo, come detto, gioca un ruolo fondamentale il Campione Eterno, un individuo che esiste in più realtà contemporaneamente, sempre al centro del grande gioco tra le due fazioni. Al Campione spetta di far pendere la bilancia un po’ a favore della Legge o del Caos alla fine dei tempi, per dare la forma designata al successivo universo. Anzi, ai successivi universi, poiché varie incarnazioni del Campione possono esistere nel Multiverso, raccontato tramite varie saghe realizzate da Moorcock. Di questi individui il più famoso è certo il principe albino Elric.
Sangue e anime
L’intera ambientazione del ciclo di Elric si svolge in un’atmosfera crepuscolare, sempre più caotica man mano che si procede nella lettura.
Il giovane Elric all’inizio della storia siede sul trono di Melniboné, un regno decadente, odiato dai vicini Regni Giovani in quanto un tempo sudditi della sua potenza. Nei cinquecento anni che precedono la saga dell’Imperatore Albino, Melniboné ha preso gran parte del suo prestigio e della sua potenza. Si è trovata così priva del suo impero, ormai ridotto solo alla sua isola, da tutti considerata inespugnabile grazie ai draghi addomesticati per la battaglia. Se pensiamo al periodo storico in cui fu creato Elric appare evidente il parallelismo tra l’Impero di Melniboné e quello Britannico. Negli anni successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale la Gran Bretagna vide il suo Impero coloniale disfarsi, la sua potenza perire poco alla volta e rimanere ancorata solo alla sua isola e alla zone limitrofe. Molte della nazioni sorte dall’Impero Britannico si ribellarono contro i propri coloni, un po’ come i Regni Giovani verso Melniboné.
Il popolo dell’isola è composto da guerrieri, individui robusti e avvezzi alle diffoltà, che proprio per questo non riescono a tollerare di essere governati da un albino debole e malaticcio. Perciò Elric si affida alla propria magia e alle pozioni per poter sopravvivere.
Le cose cambiano radicalmente quando il cugino Yyrkoon attuerà un colpo di stato ai danni di Elric. L’evento segnerà profondamente il giovane negromante, il quale sceglierà di abbracciare per la priva volta i modi crudeli del proprio popolo. In seguito alla fuga del cugino e al rapimento di Cymoril, cugina che l’albino ama ricambiato, la vita di Elric non sarà più la stessa. Stringerà un patto con Arioch, il più potente dei Signori del Caos, grazie al quale otterrà i mezzi per raggiungere la propria amata e punire Yyrkoon: una nave capace di salpare su mare e terra prima e una spada magica poi, Tempestosa.
Questa lama nera possiede una sinistra caratteristica: quella di assorbire le anime delle persone uccise per donarne la forza vitale al suo portatore. Grazie a essa Elric potrà fare a meno delle pozioni e otterrà un potere senza pari, tutto a vantaggio del suo caotico patrono.
Ciò che colpisce in Elric è la sua discesa verso la malvagità. Pur essendo il protagonista dell’opera e a tutti gli effetti un “prescelto” assume i connotati di un antieroe. Compie azioni malvagie, ma vi è costretto dal fatto di essere circondato da una realtà crudele, che cerca di trascinarlo sul fondo. Nonostante la sua indole sia buona, Elric si trova costretto a soffocarla sempre di più. Tradirà i propri compagni, persino i propri familiari, non esiterà a uccidere degli innocenti per trarne profitto e ogni sua azione sarà volta alla sopravvivenza. Anche per questo sceglie di affidarsi ad Arioch. Un tratto che lo accompagnerà per tutta la sua crescita, attraverso ogni romanzo del Ciclo.
Un contrasto che è ben rappresentato dalla natura albina di Elric. Il giovane, all’inizio delle sua storia, è una pagina bianca, che verrà sporcata e ricoperta di scrittura poco alla volta, crescendo. In questo Elric di Melniboné rappresentò un precedente unico nel fantasy. Un protagonista che è certo senza paura, ma che porta con sé le proprie macchie, consapevole della loro natura ma per nulla desideroso di nasconderle. Ogni cicatrice sulla sua anima è motivo di orgoglio per lui, costretto dalla realtà a essere ciò che è.
Un campione da riscoprire
Elric era e resta uno dei personaggi migliori mai concepiti nel vasto panorama del fantasy. Tuttavia non si può dire che la sua figura sia stata in grado di raggiungere il grande pubblico. Specie qui in Italia. Eppure riferimenti a Elric di Melniboné si possono trovare nella musica, nei fumetti, nei giochi di ruolo (il concetto di Legalità e Caoticità di Dungeons & Dragons deve molto alla saga di Moorcock). Persino Game of Thrones in un’occasione (4×2) ha voluto omaggiare il carismatico negromante albino, citando la sua Tempestosa.
Elric arrivò in Italia per la prima volta nel 1978, non troppo in ritardo rispetto alla pubblicazione del primo romanzo in lingua originale. I diritti del personaggio rimasero per molti anni all’Editrice Nord, spostandosi quindi alla Fanucci all’inizio del nuovo millennio. Recentemente è stata Mondadori ad acquisire i diritti, curando così una nuova edizione dell’intera saga.
Per gli amanti del fantasy questa dovrebbe essere un’occasione da non perdere. Amare questo genere, senza tuttavia aver mai letto nulla del Campione Eterno di Michael Moorcock è, nei fatti, una lacuna non da poco. Riscoprire il negromante albino significa anche riscoprire un diverso approccio al fantasy. Qualcosa capace di anticipare la visione di Martin di decenni e in grado di fornire una nuova dimensione a un genere troppo spesso accusato di essere ripetitivo.
Un genere che nessuno può dire di conoscere a fondo senza aver prima navigato sui mari del fato insieme a Elric di Melniboné.