Enola Holmes è il nuovo film Netflix con Millie Bobby Brown nei panni della sorella di Sherlock
Quando Netflix rilasciò il trailer di Enola Holmes, ne rimanemmo colpiti, incantati, in particolare dalla quantità incredibilmente vasta di scene montate, di diverse ambientazioni, e ammirammo la perfezione del trucco e dei costumi, mentre ci trovavamo sballotati da un passaggio all’altro come le palle da tennis che si scambiano Enola e sua madre, a colpi di musica rock e classica, che si alternavano in sottofondo.
Come ben sappiamo, però, un ottimo trailer non equivale necessariamente a un ottimo film e spesso può essere uno specchietto per le allodole. È il caso di Enola Holmes? Indaghiamo, con calma.
Innanzitutto, per completezza di informazioni, dobbiamo dire che il film Netflix diretto da Harry Bradbeer è l’adattamento del primo della serie di romanzi The Enola Holmes Mysteries scritta da Nancy Springe, con protagonista la sorella sedicenne del ben più noto Sherlock Holmes. Ma se in molti non avevano neppure sentito parlare di tale Enola, di certo non si può dire lo stesso per la giovane attrice scelta per interpretarla, ovvero la star di Stranger Things Millie Bobby Brown, già artista di successo e punta di diamante dello star system, nonché protagonista indiscussa dei social, con i suoi 36 milioni di follower su Instagram.
Qui, dicevamo, la Brown è Enola, ragazzina cresciuta in solitaria in una casa di campagna con la sua bislacca madre vedova, Eudoria, interpretata da una apprezzabile Helena Bonham Carter in una delle sue ripetute versioni gotiche, e che l’ha istruita personalmente tra letteratura e arti marziali, dopo che i fratelli maggiori, Sherlock (Henry Cavill) e Mycroft (Sam Claflin), se ne sono andati.
Purtroppo però la stessa Eudoria scompare misteriosamente, lasciando alla figlia intricati indizi sul perché della fuga, costringendola di fatto a risolvere l’enigma spostandosi in una affascinante Londra vittoriana, in cui oltretutto dovrà investigare su una pericolosa cospirazione attorno al giovane Lord Tewksbury (Louis Partridge), mentre i suoi fratelli si mettono sulle sue tracce. O almeno ci provano.
Tanti elementi, insomma, per un’opera che è più intensa sulla carta che nella rappresentazione cinematografica di Harry Bradbeer, ma prima di tutto dobbiamo considerare il target a cui è rivolto il film, ovvero il pubblico young adult, asse trainante della piattaforma Netflix.
Proprio per questo, Bradbeer e soci mettono in piedi un film che di vittoriano ha ben poco, oltre alle già citate e incensate ambientazioni: scordatevi indagini metodiche e ingegnosi rompicapo da risolvere davanti a una tazza di tè, perché Enola Holmes si tramuta ben presto in un adrenalinico racconto in cui la ragazzina mette in pratica le arti marziali e ci regala perfino un bellissimo spettacolo pirotecnico.
Questo turbinio generale però finisce per coinvolgere anche un aspetto fondamentale per un’opera in cui compare la famiglia Holmes: l’investigazione. Bradbeer e Thorne ci derubano di quel brio che nello Sherlock di Steven Moffat e Mark Gatiss e finanche nei film di Guy Ritchie era preservato, scoprendo pian piano indizi per la risoluzione del caso. Qui è tutto incredibilmente veloce ed Enola risolve la pratica in quattro e quattr’otto, svelandoci quantomeno le sue deduzioni rompendo la quarta parete e parlando direttamente a noi. O meglio, a quella determinata fetta pubblico già menzionata, a cui strizza l’occhio prima di passare all’azione, mentre i suoi “nemici” la danno per morta.
L’approccio frizzantino della Brown è comunque uno dei punti di forza di Enola Holmes, e sebbene tutti la paragonino ad una giovane Natalie Portman, per certi versi non può non ricordare lo stile di recitazione energico di Keira Knightley in molti dei suoi film. Ad ogni modo, questa fantastica interpretazione elimina una volta per tutte l’imponente ombra di Eleven su Millie Bobby Brown, ed è un aspetto non da poco.
I personaggi secondari vengono totalmente (o quasi) offuscati dalla presenza dell’attrice, che fagocita tutto, ma per quello che è il poco spazio riservato agli altri non delude uno scorbutico Sam Clafin nei panni di Mycroft Holmes, ed è tutto sommato più che dignitoso Henry Cavill in quelli di un anticonvenzionale Sherlock (che dopo Iron Man e Doctor Strange, passa anche nelle mani di Superman!).
Per il resto, gli aspetti migliori di Enola Holmes riguardano senza dubbio il comparto tecnico ed abbiamo già elogiato trucco e costume, a cui aggiungiamo una scenografia eccezionale coadiuvata dal dinamismo della fotografia di Giles Nuttgens e il montaggio deciso di Adam Bosman.
Tutti elementi che donano al film una forza pop che lo rende perfetto per dei potenziali sequel, nei quali però ci auguriamo – in caso – di vedere una maggiore fluidità e maggior risalto all’aspetto investigativo, probabilmente qui ulteriormente penalizzato dall’esistenza di una doppia strada narrativa, quella della madre scomparsa e quella della vicenda del Visconte Lord Tewksbury.
In attesa di capire se Enola Holmes sia solo l’inizio di un franchise, il pubblico young adult non si farà di certo sfuggire questo nuovo innesto su Netflix.