A sentir la parola freak associato a tv o cinema, viene automaticamente in mente il capolavoro di Tod Browning. Nel suo bianco e nero impietoso e con la sua vicenda drammatica e oscura ha terrorizzato, indignato e deliziato il pubblico per decenni. E il paragone con questo ultima iterazione di American Horror Story è facile, fin troppo. Infatti in comune i due titoli hanno il circo inteso come zoo per fenomeni da baraccone. Oltre a questo mostro sacro del genere, il termine di paragone più vicino è un altro telefilm, monco di un finale vero e costosissimo nella realizzazione. Stiamo parlando di Carnivale, consigliatissimo lavoro di qualche anno fa. E ancora, nonostante tutti i predecessori illustri, Freak Show cerca una sua identità, una strada da seguire che non sia poi così scontata. Se la scelta sia vincente o meno ce lo dirà solo il finale di stagione. Per adesso possiamo solo provare a fare il punto della situazione dopo il nuovo inizio.
American Horror Story ha da sempre avuto la particolarità di non far dipanare la vicenda in maniera lineare, anzi, ha fatto dell’ingarbugliamento della trama il suo punto forte e distintivo, nel bene e nel male. C’è chi considera questa una questione stilistica e chi molto pragmaticamente la liquida come un vero e proprio errore di scrittura del telefilm. Resta il fatto che finora i tre capitoli precedenti hanno avuto sì una buona realizzazione ma talvolta le varie storie presentate, le sottotrame introdotte non sono state esplorate a fondo, lasciando addirittura scoperti alcuni punti oscuri. Freak Show non sembra essere da meno e fin dalla prima puntata presenta digressioni, mini archi narrativi e salti spaziotemporali continui. Uno dopo l’altro fanno il loro ingresso i personaggi della serie, i veri eroi di questa stagione: i freak che danno il titolo all’opera. Dalle gemelle siamesi (un’ottima e convincente Sara Paulson), alla donna più piccola del mondo (Jyoti Amge, e non è un effetto speciale), fino al ragazzo con le mani a pinza d’aragosta (Evan Peters) e la donna barbuta (l’intensa Kathy Bates), ce n’è davvero per tutti i gusti. Ognuno di loro ha palesemente una storia da raccontare, una vicenda che l’ha segnato insieme alla sua deformità. I personaggi sono volutamente sopra le righe, urlanti e sporchi, mostri con un’anima dal colore cangiante, in cerca di una redenzione che forse non troveranno mai. I reietti di una società morente nel bel mezzo degli anni 50 hanno una sola maitresse, la splendida e immensa Jessica Lange, qui con uno strascicato accento tedesco e tanti tanti segreti che ancora dovranno essere rivelati. A far da contorno a questa banda di segregati, c’è il circo dove lavorano e vivono, tra tendoni e faccende domestiche, dove si creano alleanze, nascono amicizie e muoiono persone.
Al di là del tendone c’è l’America spaventata del dopoguerra, incarnata in una cittadina come tante ne abbiamo visto, un cliché che ha smesso di esserlo, per diventare parte integrante dei racconti spaventosi d’oltreoceano. Tra giovani in cerca di ‘libertà’ e ricchi dandy decisi a ottenere tutto a suon di assegni e pezzi da mille, in questo teatro di insicurezza sociale si muove uno dei personaggi più spaventosi introdotti finora nelle varie stagioni: il Clown, un volto dal sorriso più folle che si sia mai visto. Il suo ruolo di disturbo e di distruzione non è ancora chiaro anche se chiaramente sarà la nemesi che infesterà tutta la storia.
Tecnicamente, il nuovo AHS mostra fin da subito la quantità di denaro investita nel progetto. Gli effetti speciali e le ricostruzioni degli esterni e degli interni sono impeccabili. L’illuminazione satura e i colori intensi rendono questa produzione quasi paracinematografica. Tutto tende al weird in ogni maniera cercando di sorprendere lo spettatore con movimenti arditi della camera (alcuni ci hanno ricordato i vecchi Evil Dead del sempreverde Sam Raimi) e con trovate stranianti come sentire Jessica Lange che canta Life on Mars di David Bowie (niente di nuovo, certo, Moulin Rouge aveva fatto di peggio, mettendo in una Parigi ottocentesca delle ballerine bourlesque che cantavano i Nirvana e indossavano scarpe da tennis…)
Questa prima puntata di AHS Freak Show ha gettato le basi per qualcosa di grande e probabilmente abbastanza terrificante, senza in realtà rivelare granché. E’ stata una specie di red carpet su cui far sfilare i vari personaggi, un modo per provare l’atmosfera e tracciare qualche linea di confine, per far capire al telespettatore in quale incubo si sta cacciando…
Cosa ci è piaciuto?
Jessica Lange, immortale e vera anima dell’intera serie. I Freaks: per quanto siamo nel 2014, scafati con tutto quello che ci mostra internet senza censura, proviamo sempre un certo godimento sporco e primordiale nel guardare le deformità umane, a gustare con una punta di “autodisprezzo” gli errori che la natura è in grado di commettere. Il fottutissimo clown.
Cosa non ci è piaciuto?
Ancora non si sa dove voglia andare a parare e la narrazione si sta presentando al solito come quella tipica, spezzettata e frammentata delle altre iterazioni…
Continueremo a vederlo? Si
Certo che sì. Non si lascia mai un racconto horror a metà, che sia bello o brutto. Bisogna sempre aprire la botola e entrare nello scantinato, soprattutto se siamo soli in casa e il rumore che abbiamo sentito sembra quello di artigli che grattano sul legno…