Orange Is The New Black è una serie di Netflix che negli Stati Uniti va in onda già dall’anno scorso (sono alla seconda stagione, ed è stata già rinnovata per una terza), ma che qui in Italia ha fatto il suo debutto solamente il mese scorso in streaming su Infinity.
La vicenda principale è quella di Piper Chapman, che decide di consegnarsi alle autorità per un crimine commesso dieci anni prima, e per il quale dovrà scontare una pena di quindici mesi in carcere. Piper, protagonista di Orange Is The New Black, è una ragazza normale, di buona famiglia e bene educata, che nel periodo successivo al college ha perso un po’ la bussola, attraversato una “fase lesbo” e ha trasportato una valigia piena di soldi “sporchi” per conto della fidanzata dell’epoca, Alex, che peraltro ritroverà nello stesso penitenziario dove dovrà scontare la pena. L’idea di fondo è quindi interessante: raccontare l’esperienza in carcere di una persona qualunque, appartenente a un mondo totalmente differente rispetto alle canoniche inquiline di una struttura correttiva, il tutto condito dalla costante presenza del vecchio amore finito male.
Anche la narrazione è piacevole, con continui salti temporali che sono abbastanza ben raccontati da non mandare in confusione lo spettatore. L’episodio pilota di Orange Is The New Black inizia nelle docce della prigione (a proposito, boobs dopo neanche dieci secondi della prima puntata. Si teme un po’ di paraculismo stile “It’s not porn, it’s HBO!” visti anche i temi trattati, ma per fortuna appare da subito che la serie abbia abbastanza spessore da non puntare tutto su nudi o scene lesbo piazzate a caso qua e là) per poi spostarsi a un paio di sere prima, con Piper che cena insieme al fidanzato e promesso sposo Larry (Jason Biggs, che noi menzioneremo come “quello che infilava il pisello in una crostata in American Pie” perché preferiremmo dimenticare il fatto che abbia lavorato con Woody Allen) ed una coppia di amici la sera prima di consegnarsi alla giustizia. Larry accompagna poi Piper in carcere dove, dopo lo straziante saluto tra i due e una perquisizione “piuttosto approfondita”, la ragazza inizierà il suo percorso di riabilitazione.
Vengono brevemente introdotte le compagne con cui dovrà condividere la cella, e un po’ tutte le inquiline della struttura, ognuna con la sua peculiarità, che, sempre tramite flashback, verrà poi approfondita di puntata in puntata: la lesbica, la pazza violenta, la malata di cancro, quella con l’ossessione delle pulizie, insomma un coacervo di personaggi con cui prima o poi Piper dovrà interagire. Ed è chiaro fin da subito che non le sarà facile, visto che tempo neanche un giorno e con una colossale figura di merda parla male della cucina con la detenuta responsabile della mensa, che per tutta risposta il giorno dopo le fa provare la specialità del giorno: un panino con un assorbente usato all’interno.
Insomma già dal pilot Orange Is The New Black appare come una serie dal carattere deciso e che se conferma le premesse si farà seguire piuttosto volentieri.
[icons icon=”icon-thumbs-up” color=”#81d742″ size=”60″] Cosa ci è piaciuto?
L’attrice protagonista, la semisconosciuta Taylor Schilling, sembra davvero brava ed è credibile sia nelle scene più intense e drammatiche, sia in quelle più leggere. L’idea di fondo è interessante e la trama si lascia seguire con curiosità anche grazie al buon uso di flashback e digressioni, comunque non disorientante.
[icons icon=”icon-thumbs-down” color=”#dd3333″ size=”60″] Cosa non ci è piaciuto?
Nonostante la grande varietà di personaggi, Orange Is The New Black presenta qualche stereotipo trito e ritrito (penso ad esempio alla grassona nera che eccelle nel canto, presente praticamente in ogni serie TV) non manca.
[icons icon=”icon-play” color=”#ff963a” size=”60″] Continueremo a guardarla? Sì
Orange Is The New Black è accattivante e, soprattutto se gestiscono bene le vicende dei personaggi di contorno, può uscirne fuori qualcosa di veramente interessante. Netflix poi difficilmente sbaglia un colpo.