Scappare non sarà così semplice

Escape from Tarkov è uno di quei titoli che riesce a spiazzarti completamente, sin dalle primissime fasi. Guardando il trailer si può avere l’impressione che sia una specie di titolo clone della serie Arma: perfetta simulazione iper-realistica di quanto accade in una zona di guerra.

Difficilmente ci si potrebbe sbagliare più di così: EfT è un survival multiplayer in perfetta linea con questo genere che ha preso sempre più piede, aggiungendo una serie di twist che lo rendono del tutto particolare. Abbiamo già trattato questo titolo in precedenza quindi non ci dilungheremo di nuovo sulle meccaniche di gioco o sulla storia. Vi basti sapere che potrete scegliere due fazioni, una di ex miliari e una di mercenari, con l’obiettivo di lanciare dei raid, arraffare equipaggiamento e lasciare l’area non appena il tempo scade (se siete ancora vivi). Questo loop semplice diventa nei fatti estremamente complesso, dando vita ad un esperienza di gioco fatta di tattica, strategia e riflessi di primissimo ordine. Procediamo con calma.

Superata la scelta della fazione e la personalizzazione del personaggio, ci troveremo di fronte ad una mappa nella quale scegliere quale area vogliamo esplorare.
La selezione è dettata sopratutto dal tipo di mappa e da cosa vogliamo ottenere dal nostro raid. Non appena si mette piede in Tarkov la qualità delle mappe e la quantità dei dettagli contenuti è quantomai stupefacente: sicuramente Battlestate Game ha investito non solo nell’ottimizzare la resa grafica del titolo ma anche le qualità propriamente narrative di questi posti flagellati dalla guerra, creando un’atmosfera bizzarramente incantevole per un titolo a base di morte e armi da fuoco. Accanto a queste qualità visive è l’audio spiccare indistintamente: gli effetti sonori sono di un livello eccellente da un lato e inaspettatamente importanti in ambito gameplay.

Se volete salvarvi le chiappe, armatevi di cuffie perché saranno l’arma migliore nel mostro arsenale per individuare il nemico ed eventualmente reagire ad un attacco. A differenza di molti survival, infatti, Tarkov è estremamente punitivo: un colpo al petto o alla testa finiscono per portarvi alla schermata di selezione della mappa, con il danno aggiuntivo di perdere completamente tutto l’equipaggiamento che vi siete portati appresso. A Tarkov morire non è uno scherzo e la posta in palio è piuttosto alta, contribuendo ad aumentare il fattore adrenalinico del titolo. Ci siamo ritrovati, in gran parte dei raid, a muoverci cautamente in cerca di equipaggiamento di valore da portare via con noi a fine della missione, evitando quasi completamente di correre e utilizzando cespugli, erba o alberi come copertura.

Come dicevamo, la sua natura tattica invita alla cautela e a pianificare le mosse per evitare di fermare un proiettile con la fronte. La necessità di scelte ponderate ovviamente non si ferma soltanto alle attività puramente belliche. Non bisogna dimenticare infatti che l’obiettivo dei raid è di raccogliere equipaggiamento prezioso e portarlo alla base con noi, facendo i conti con un inventario piuttosto limitato. Noi abbiamo testato la versione Edge of Darkness che ci ha dato qualche vantaggio, ma ad un certo punto ci siamo ritrovati comunque a dover giocare a Tetris ruotando i diversi oggetti raccolti sul campo, sperando che in qualche modo si potesse farli stare tutti nel nostro zaino a spalla. Questa è una delle attività principali in ogni raid e può essere stranamente soddisfacente, sopratutto quando si arriva al momento nel quale finalmente tutti i pezzi combaciano nell’inventario e potete portarvi dietro quel prezioso oggetto che davvero non volevate abbandonare.

In generale il titolo si è dimostrato estremamente più stabile rispetto alle versioni che abbiamo precedente testato, con crash meno frequenti e tempi di loading leggermente migliorati.
Le partite rimangono con un ritmo molto discontinuo ma questo aspetto difficilmente cambierà: in EfT ci sono lunghi momenti di estrema calma associata alla tensione del pericolo, con rapidi sprazzi d’adrenalina quando si finisce finalmente per incontrare qualcuno. Concludendo, questa closed beta ci è sembrata un generale passo avanti rispetto a prima, con delle migliorie che confermano le buone sensazioni relative a delle meccaniche di gameplay decisamente interessanti.

escape from tarkov hands on


Anche se è troppo presto per dire se questo gioco alla lunga risulti ancora divertente e riesca a metterci davanti obiettivi che valgano le ore passate nei cespugli, siamo convinti che si debba rimanere sintonizzati sul canale Battlestate Game, perché nelle prossime evoluzioni ci potrebbero essere delle sorprese degne di rispetto.