Un’impresa ardua in tutto e per tutto
Escape From Tarkov è un progetto tanto ambizioso quanto interessante. Battlestate Game ha rilasciato diverse Beta a numero chiuso, e noi di Stay Nerd l’abbiamo provato per vedere cosa sta saltando fuori da questo misterioso calderone. Come dicevamo, un progetto ambizioso per la sua vastità e qualità, che sicuramente balza all’occhio grazie a Unity 5, che, hardware permettendo, vi mostrerà immagini incredibili sul vostro schermo di fiducia. Un FPS che gode di una tale grafica è sicuramente coinvolgente. Ma tralasciando l’encomiabile parte tecnica, entriamo subito nel vivo.
Un gioco in pieno sviluppo
La seconda cosa che balza all’occhio giocando, dopo la grafica, è la netta sensazione di essere ancora ampiamente in un cantiere aperto. Numerosi crash e problemi hanno accompagnato la nostra esperienza di gioco, minandone per certi versi la godibilità. Le lunghe e talvolta inconcludenti attese per partecipare alle partite sono state estenuanti, ma bisogna pure ammettere che Battlestate Game non si è limitata a fornire una Beta, ma ha prodotto un early access intelligente. Nonostante i numerosi problemi, infatti, il gioco mostra tutto il suo potenziale e, cosa più importante e intelligente, il launcher del gioco registra ogni attività “anormale” invitandoci a segnalare quanto successo, offrendoci anche la possibilità di inviare i file che riteniamo sospetti o colpevoli. Tutto questo a voi videogiocatori può non importare, ma dimostra una cosa, che i produttori (nonché publisher del gioco) tengono molto al feedback dei giocatori. Per cui, gli evidenti problemi mostrati saranno sicuramente individuati ed eliminati. Almeno supponiamo.
Un po’ Io sono Leggenda, un po’ Act Of Valor
Escape From Tarkov ci inserisce in uno speciale distretto della zona russa, abbandonato in fretta e furia dalle istituzioni e da quella che potremmo definire la civiltà, lasciando le persone in balia di se stesse. Chi ha potuto è fuggito, chi non ha potuto si è adattato a vivere in una specie di landa post-apocalittica. I giocatori sono chiamati a scegliere due fazioni, USEC e BEAR, fondamentalmente dei contractor di un’azienda da una parte e degli ex militari russi che cercano di scoprire qualcosa dall’altra. La cosa bella? Che una volta scelta la fazione, potremo comunque usare gli SCAV, abbreviazione di Scavenger, degli “sciacalli”, insomma. Chi sono? Gli abitanti della zona di Tarkov, che in maniera malandata e fortunosa vagano per trovare qualcosa di valore. Mentre gli USEC e i BEAR avranno a disposizione equipaggiamento militare di prim’ordine, gli Scav partiranno all’avventura, con un equipaggiamento tutt’al più randomico. Sapete quale è la cosa divertente? Che quando giocate come Scav non avete assolutamente niente da perdere…
Meccaniche di gioco: realismo al potere
Il titolo strizza prepotentemente l’occhio al realismo duro e puro, in quanto a dinamica dei combattimenti e dell’equipaggiamento. Chiunque ami le armi, vedrà i propri occhi brillare per la quantità e qualità di equipaggiamento militare disponibile nel gioco. Non solo, ogni arma da fuoco potrà essere modificata con parti diverse e implementata con vari gadget. Realismo anche nell’approccio all’equipaggiamento generico, dovendo contare sul peso, spazio disponibile e posizione degli oggetti nell’inventario. Gli item nello zaino, ad esempio, potranno essere raggiunti solo aprendo il menu dell’equipaggiamento, mentre quelli nel gilet tattico o nella buffetteria potranno essere raggiunti facilmente senza distogliere lo sguardo da ciò che ci circonda. Esatto, non staccare gli occhi dallo schermo è importantissimo. L’obiettivo del gioco, oltre ad una ancora non ben chiara trama principale, è la pura e mera sopravvivenza. Ogni mappa ha un tempo limite superato il quale, se si è ancora vivi, si potrà lasciare la zona. Le due fazioni dovranno quindi fare dei raid per ottenere informazioni e avanzare la propria “campagna”, mentre gli Scav, saranno mine vaganti, e tutto ciò che riuscirete a recuperare potrà essere utilizzato dal vostro personaggio principale. Escape from Tarkov ci costringe anche all’utilizzo della tattica e a pensieri ben calibrati, dato che quando si muore si perde tutto l’equipaggiamento, salvo che questo non sia stato assicurato, sotto pagamento di una cospicua somma di denaro. Nonostante questo, se il nostro equipaggiamento verrà rubato dal nostro cadavere, potremmo comunque non rivederlo mai più.
Quando il piombo vola…
Come dicevamo prima, il gioco vede un approccio molto realistico in tutto e per tutto, oltre a dover bere e tenere d’occhio la temperatura corporea, gli scontri a fuoco saranno facilmente mortali. Essere raggiunti al petto o ancora peggio alla testa da un proiettile risulterà infatti fatale, ma in generale anche le altre ferite riportate, se non curate in fretta, ci porteranno ad incontrare il tetro mietitore. I proiettili sulle lunghe gittate risulteranno soggetti al tempo atmosferico e alla gravità. Basterà una distrazione leggera per vedere lo schermo divenire nero mentre tiriamo gli ultimi respiri di vita. Ammesso che non ci abbiano centrato in testa… Bisognerà stare quindi bene attenti anche solo ad andare a controllare un cadavere, dato che per vedere cosa ha addosso dovremo metterci a frugare, investendo tempo e restando vulnerabili. E, fidatevi, è brutto incontrare un malintenzionato armato di M4A1, mentre non avete un’arma in mano…
Come già accennato, la personalizzazione delle bocche da fuoco è molto approfondita, rendendo possibile anche cambiare la canna dei fucili per customizzarli come più li sentiamo congeniali. Avremo a disposizione solamente due armi con noi. Una in fondina e una attaccata alla cinghia. Nel gioco non è nemmeno presente un HUD, tant’è che dovremo tenere bene a mente quanti colpi stiamo sparando. Non vorrete certo vedere sbucare qualcuno con un fucile a pompa a pochi metri da voi mentre cercate di ricaricare…
Qualche goccia di GDR
Il personaggio principale acquisirà esperienza mentre partecipa ai Raid, e questo farà sì che diversi perk possano essere sbloccati andando ad ampliare le nostre abilità o migliorandole. Questo può far sì che il nostro personaggio si specializzi in un ambito piuttosto che in un altro. Questi perk verranno anche mantenuti quando giocheremo come Scav.
Quindi? Quindi Escape From Tarkov è un progetto molto ambizioso, sicuramente congeniale a chi cerca un FPS improntato al realismo e allo scontro a fuoco tattico. Niente schermo che si arrossa per poi schiarirsi alla Call of Duty e niente azioni rocambolesche alla Just Cause, quindi. Siamo di fronte ad un’opera che potrebbe dare tanto, diventando persino un cult del genere, ammesso che Battlestate Game non crolli sotto il peso che si è caricata da sola su di sé. Noi di Stay Nerd speriamo vivamente di no, dato che le premesse ci sono e sono più che buone.