Eternal War: l’eterna lotta tra storia e fantasia
La lettura dei primi due capitoli di Eternal War aveva destato in noi interesse e curiosità, in attesa del terzo volume, Il Sangue sul Giglio. La nostra sete di sapere per il nuovo libro di Livio Gambarini è stata soddisfatta in anteprima. Nella settimana che vedrà svolgersi l’evento di Stranimondi possiamo tranquillizzare i lettori in attesa del volume. Anche questo capitolo delle avventure di Kabal e della famiglia Cavalcanti non delude.
Dopo averci lasciato con il fiato in sospeso per la riuscita delle macchinazioni di Kabal, Circo e Portinium e Roma, ci ritroviamo esattamente dove l’autore ci aveva lasciato nel secondo volume. In attesa che si consumi la lotta tra Guelfi Bianchi e Neri a Firenze.
Rivediamo ancora una volta Dante Alighieri sconvolto dalla morte dell’amata Beatrice, con l’amico Guido Cavalcanti al suo fianco per sostenerlo in questo momento di lutto. Il tutto mentre sullo sfondo gli Ancestrarchi di Firenze si stanno spaccando in due diverse fazioni, pronti a darsi battaglia per il controllo della città degli Giglio. La brigata degli Stilnovisti, pur essendo coinvolta negli eventi politici di questo momento, sceglie di lasciare per un po’ di tempo Firenze e partire alla volta di un pellegrinaggio, sul cammino di Santiago. Ma come ci ha insegnato lo scorso capitolo non si può sfuggire a lungo al proprio retaggio.
L’opera di Gambarini si snoda agile attraverso un lungo arco temporale, che va dalla morte di Beatrice, divenuta leggendaria come musa ispiratrice di Dante, fino ai primi mesi del 1300, culmine degli scontri tra le due fazioni politiche. Come nei due volumi precedenti ancora una volta ci troviamo di fronte a un romanzo solido e mai banale, capace di tenere legato il lettore tra complotti, lazzi e colpi di scena fino all’ultima pagina. Letteralmente.
Il grande cambiamento in questo nuovo capitolo della saga è costituito dall’aumentare delle figure storiche presenti nella storia. Politici, poeti e personaggi illustri della Firenze a cavallo tra i Secoli XIII e XIV si moltiplicano nel Mondo Materiale, così come le Lande si popolano di un numero sempre maggiore di creature mitologiche di ogni tipo.
L’impressione, confermata dall’autore, è che il terzo volume sia stato oggetto di una maggiore ricerca. Questo senza tuttavia mai dimenticare che la stella polare del racconto è il lato fantasy. “Centrale in Eternal War 3 non è la ricostruzione esatta dei fatti storici, degli intrighi e le rivalità della Firenze di inizio Trecento, bensì l’allegoria che esse riverberano nelle Lande dello Spirito”.
Un grande nodo, per poter apprezzare al meglio la saga di Gambarini è ricordarsi che non siamo di fronte a un romanzo storico. Certo, nel mondo di Eternal War si muovono e hanno la loro casa figure che abbiamo studiato sui libri di storia e letteratura, ma la loro presenza è qui subordinata a raccontare una storia che ha come vero protagonista della vicenda Kabal e le sue macchinazioni per rendere i Cavalcanti la prima famiglia di Firenze.
Inevitabili sono quindi anche in questo volume diverse “licenze” storiche da parte dell’autore. Alcune date e alcuni eventi vengono rielaborati a fini drammatici, quasi allegorici, almeno secondo quanto riporta il Gambarini, il quale sostiene di aver preso come modello in questo le cronache del Medioevo, con la tendenza da parte degli autori dell’epoca di trasformare eventi storici in parabole ed eventi biblici.
Insomma come in ogni fantasy ai lettori, specie se amanti della storia medievale italiana, sarà richiesta una buona sospensione dell’incredulità per immergersi completamente nelle Lande. Cosa che il romanzo per nostra fortuna riesce a fare benissimo.
Proprio il mondo spirituale di Eternal War, dove si muovono Ancestrarchi e spiriti di ogni tipo, è uno dei maggiori punti di forza dell’intera saga. Ci troviamo di fronte a un mondo strutturato, basato sugli effetti scatenati dalle azioni e dai simboli della vita di tutti i giorni. Vedere come gli eventi storici abbiano influenza sulle Lande e viceversa è forse lo specchio migliore del ciclo pubblicato da Acheron Books. In esso trova un punto d’incontro fisico il piano del fantastico e quello della storia, creando un prodotto completamente nuovo agli occhi del lettore.
Da questo punto di vista sentiamo di dover lodare ancora una volta l’originalità della saga, che ha come suo punto di forza quello di utilizzare temi poco sfruttati per la creazione di un mondo fantasy.
Un nuovo fantasy è possibile?
Forse è questo l’aspetto che maggiormente ci preme analizzare in Eternal War: il Sangue sul Giglio. Il suo posto nel contesto della letteratura fantasy del nostro paese. Sono passati quindici anni da quando il fantasy italiano ha vissuto la sua “nuova giovinezza”, iniziata coi libri di Licia Troisi. Da allora le pubblicazioni di genere fantastico, pur non essendo assenti prima di questa data, sono aumentate esponenzialmente, anche grazie all’influenza della Trilogia di Peter Jackson.
Salvo qualche eccezione, ciò che ha contraddistinto il fantastico del nostro paese sono state le fascinazioni per il modello anglosassone. Un’inclinazione a emulare i modelli creati da Tolkien e standardizzati con Terry Brooks. Il fantasy italiano è insomma per lo più un high fantasy, raramente capace di distinguersi nel mare magnum della letteratura fantastica internazionale. Incapace di contendere la palma del primato agli scrittori di lingua inglese.
Non sono mancati buoni esempi di letteratura fantasy nostrana, anche quando saldamente legati alla tradizione Tolkieniana. Ma la scelta di riutilizzare in maniera così massiccia la mitologia norrena e il ciclo bretone senza aprirsi ad altro è certo risultata limitante. Specie se si considera che il nostro retaggio culturale avrebbe molto da offrire a uno scrittore fantasy.
L’esempio di Eternal War è senza dubbio una netta inversione di tendenza rispetto a quanto proposto da buona parte del mercato fantasy italiano. La dimostrazione che la letteratura, la storia e il folklore italiano possono essere una base formidabile per la creazione di storie originali.
Con Eternal War: il Sangue sul Giglio ci troviamo di fronte a un ottimo esempio di quanto appena detto. Ma non è l’unico che vale la pena ricordare. Sono molti i titoli fantasy realizzati nel nostro paese capaci di sfruttare i temi capaci di affascinare nella saga di Gambarini.
Anni fa già un’autrice nota come Cecilia Randall tentò questo approccio, realizzando il romanzo Gens Arcana, ambientandolo in pieno Rinascimento proprio a Firenze. E ancora prima dell’ondata fantasy c’erano stati i romanzi del Ciclo degli Etruschi di Mariangela Cerrino.
Oggi un ottimo esempio di fantasy italiano è costituito dai libri di Andrea Atzori, capace di sfruttare il folklore sardo per i suoi romanzi. Se cerchiamo un esempio poco conosciuto è da citare l’opera di Gloria Scaioli e la saga iniziata nel 2012 con “La Radice del Rubino“, capace di attuare un lavoro di mitopoiesi basato sulla letteratura italiana.
E gli esempi potrebbero continuare, perché questa tendenza poco conosciuta nell’ambito della nostra letteratura fantasy è da sempre viva e presente. Basta saperli trovare e avere la volontà di cercarli: sta tutto al lettore dare ancora una possibilità al fantastico italiano. Per farlo dovrà scegliere nuovi campioni che possano rappresentare con successo il “Team Fantasy”. E la saga di Eternal War di sicuro può rappresentare un solido punto di partenza per la riscoperta del genere.