L’Eternauta, il fumetto argentino che ha sviscerato il presente prevedendo il futuro
L’Eternauta, quando appare per la prima volta, si definisce così: “È il nome che mi ha dato una specie di filosofo della fine del XXI Secolo… Mi ha chiamato l’Eternauta… Per spiegare, con una sola parola… La mia condizione di navigatore del tempo, di viaggiatore dell’eternità. La mia triste e desolante condizione di pellegrino dei secoli…“
Una notte, in una fredda serata a Buenos Aires, uno scrittore, uno sceneggiatore di fumetti, osserva quello che c’è fuori dalla sua finestra alla ricerca dell’ispirazione per una nuova storia, uno spunto per dare il via alla sua penna. In quel momento, sente uno strano scricchiolio provenire dalla sedia che si trova dall’altra parte della scrivania, come se qualcuno ci fosse seduto sopra. Ma è vuota. Piano piano, quasi per magia, si riempie col corpo di un uomo che si manifesta simile ad un fantasma diventato corporeo contro la sua volontà.
Questa figura si presenta come l’Eternauta, il vagabondo dell’infinito. Riesce a percepire, al termine del suo vagabondare senza meta, che si trova sul pianeta Terra, nella seconda metà del XX secolo. È infatti il 1959, in un’Argentina ancora serena, in un mondo che però si fa sempre più ostile e che vive costantemente la prospettiva di un conflitto atomico tra le superpotenze.
Paralizzato dal terrore e dello stupore, lo scrittore (di cui non conosciamo il nome), osserva, incapace di fare altro. L’Eternauta sembra stanco, affaticato, supplica per essere accolto, per avere un posto tranquillo dove riposarsi prima di ripartire di nuovo, nel suo eterno peregrinare. Allora, in cambio dell’ospitalità, decide di raccontare la sua storia, di come tutto sia iniziato in una notte ancora più fredda, in una mansarda, con una partita a carte…
Lo sceneggiatore, col quel nome che ne evidenzia le origini tedesche, è Héctor Germán Oesterheld (o forse una sua proiezione, un altro sé, una versione alternativa?), lo stesso che sta scrivendo (o ha scritto? Scriverà?) la storia che stiamo leggendo. La storia dell’Eternauta, una storia capace di partire dal presente per prevedere il futuro.
L’Eternauta, il fumetto del tempo
L’Eternauta è uno di quei fumetti in grado di lasciare sul posto chiunque lo abbia letto e ne senta sussurrare il nome, il suo o quello dei suoi autori, il patriarca del fumetto argentino Héctor Germán Oesterheld e il suo padrino Francisco Solano López. Il motivo è presto detto, visto che si tratta di un’opera trascendentale che ha superato il concetto di buona narrativa per andare oltre, là dove a pochissime storie è stato permesso di arrivare: nel domani.
Nel domani, nel senso di capolavoro sopravvissuto allo scorrere del tempo, che ha mantenuto intatta la propria forza, il proprio fascino, che ha ammaliato milioni di lettori in tutto il mondo. Nel domani, nel senso che a quell’ombra incerta chiamata avvenire L’Eternauta ha dato corpo e sostanza, tratteggiando con dei contorni foschi e vividi quello che sarebbe successo da lì a pochi anni in Argentina, con la dittatura militare, il fenomeno dei desaparecido, la crisi economica, la guerra delle Falkland.
Comprendere l’importanza di questo monumento del fumetto di tutti i tempi è una faccenda complicata, visto che sono innumerevoli i possibili livelli di lettura dell’Eternauta. L’unico modo è muoversi, come vorrebbero Oesterheld e López, attraverso il tempo e le sue pieghe.
Nel segno dell’Eternauta
L’Eternauta, dicevamo, è frutto della penna di Héctor Germán Oesterheld e della matita di Francisco Solano López. I due sono probabilmente la coppia più importante del fumetto argentino, sia insieme che singolarmente, per quanto hanno dato allo sviluppo dell’arte sequenziale nel loro paese e nel mondo occidentale.
Oesterheld, per certi versi, assomiglia al nostro Gianluigi Bonelli, il padre di Tex. Tanti sono infatti i punti in comune tra queste due figure, a cominciare dal gusto per la letteratura d’avventura che li ha portati a divorare i romanzi di Jack London, Salgari, Conrad, Stevenson passando per una carriera in prosa mancata e arrivando alle loro personalità vulcaniche e audaci. Entrambi, infatti, nel dopoguerra e negli anni ’50, in un periodo pieno di sperimentazioni editoriali e narrative, prestano il loro talento a decine di progetti e finiranno per essere i demiurghi di tantissimi personaggi di successo.
Sergente Kirk (con i disegni del nostro Hugo Pratt, creatore di Corto Maltese), Bull Rockett, Ernie Pike, Rolo El Marciano Adoptivo e poi, come editore in proprio con Editorial Frontera della storica rivista Hora Cero: Amapola Negra, Joe Zonda, Rul de La Luna, Cayena, Sherlock Time, Ticonderoga e, ovviamente, L’Eternauta.
Non è sbagliato dire che gli anni ’50 e i primi anni ’60 sono il periodo d’oro del fumetto popolare argentino e che HGO ne è l’artefice indiscusso, insieme ai tanti disegnatori talentuosi che lo hanno accompagnato. Tra questi, sicuramente c’è Francisco Solano López che, volendo continuare nel giochino (che non vuole sminuire questi autori, bensì evidenziare il peso che hanno avuto nel loro paese) potremmo paragonare a Albert Uderzo per l’abnegazione e la professionalità con cui, nei decenni, ha prestato il suo talento al mondo del fumetto.
Autodidatta (come il co-creatore di Asterix), Solano López è riuscito a sviluppare uno stile assolutamente unico che si fonda sull’espressività dei personaggi, sia gestuale che facciale, con un’impostazione più prettamente narrativa che artistica. Lascia un sicuro posto in banca per entrare a lavorare negli anni ’50 alla Editorial Columba e nel 1955 fa parte dell’Editorial Abril, dove sarà coinvolto nel rilancio di Bull Rockett, creato da HGO. Chiamato subito alla corte dell’Editorial Frontera, dimostra di sapersi destreggiare con grande scioltezza tra generi diversi su Hora Cero, disegnando Rolo El Marciano Adoptivo, Amapola Negra, Joe Zonda, Rud de La Luna e, per finire, L’Eternauta.
L’Eternauta, dall’Argentina alle stelle
Menzionare brevemente le biografie degli autori è un modo utile per avanzare in punta di piedi nel lago cosmogonico dell’Eternauta. Soprattutto, risulta ideale confrontarsi con la statura di questi due mostri sacri del fumetto e dell’epoca che stavano vivendo, un’epoca in cui le historietas (come viene chiamato il fumetto argentino) raggiungevano un pubblico vastissimo, marchiavano a fuoco l’immaginazione di milioni di persone ed erano giovani, fresche, innovative. Stavano ancora cercando di evolversi, di esplorare i loro limiti e HGO e López, all’epoca rivoluzionari e forti come i fumetti argentini che realizzavano, arrivarono alla fine di un folle decennio creando l’Eternauta.
L’Eternauta viene pubblicato in forma di serie sul supplemento semanal di Hora Cero, dal 4 settembre 1957 al 9 settembre 1959. Fu poi ristampato su una collana dedicata nel 1961 e in seguito in forma di volume, ma la sua straordinaria vita editoriale non si ferma alla pubblicazione in rivista e in raccolta. Nel 1969, infatti, HGO stesso, sempre più al centro dell’attenzione, sempre più in vista, vi rimette mano in maniera lucida, a posteriori, per riscrivere la sceneggiatura accentuando i riferimenti politici dell’epoca.
Questa versione, quello che oggi chiameremmo un insolito remake a fumetti di un fumetto, vede ai disegni un altro nume tutelare delle historietas: Alberto Breccia, che cerca di portare la storia su binari più vicini alla sua sensibilità, sperimentando molto.
Interessante il fatto che Oesthereld abbia voluto riprendere il suo capolavoro, frutto di un’epoca forsennata e senza tregua, per sviluppare quegli aspetti che vedeva più in sintonia con i tempi e dando vita ad una saga che durerà a lungo, anche dopo la sua scomparsa.
La nuova edizione sa tanto appunto di un momento interlocutorio, di quell’istante in cui un uomo, un artista, si guarda indietro e vede cos’ha realizzato nel corso di una carriera, decidendo cosa vale la pena lasciarsi alle spalle e cosa recuperare.
È, insomma, il tentativo di razionalizzare quella che nei fatti è stata un’escalation creativa unica, inimitabile, che ha portato due autori al termine di un’epoca d’oro a realizzare un capolavoro d’avanguardia.
Cronaca di un’invasione
L’Eternauta, dicevamo, comincia con l’apparizione nel nostro protagonista nello studio di uno sceneggiatore di fumetti, al momento senza nome. Dopo questo incontro ai confini della realtà, ecco che inizia la narrazione vera e propria per bocca dell’Eternauta stesso, il cui vero nome è Juan Salvo (Galvez, nella prima versione italiana).
Salvo racconta allo sceneggiatore, incredulo, la sua storia, iniziata nel 1963. Nel 1963 sta infatti giocando a Truco, un popolare gioco di carte argentino, con alcuni amici nonché vicini di casa: Favalli, un professore di fisica, Lucas Herbert, un impiegato di banca e Polsky, un pensionato. I quattro giocano e si punzecchiano nella mansarda della casa di Salvo che usano anche come piccolo laboratorio. Sotto, sua moglie, Elena, sta leggendo e sua figlia, Martita, dorme beata nel suo letto. Tutto procede tranquillo, sembra una serata di divertimento e risate come tutte le altre finché, ad un certo punto, si spegne la luce, cala uno strano silenzio e comincia a nevicare.
Cadono i fiocchi di una neve luminosa, fosforescente, che uccidono qualsiasi cosa sfiorino. Sarà l’inizio di una complessa e strutturata invasione aliena a più ondate, che cercherà di prendere possesso della città di Buenos Aires e di schiavizzare i suoi abitanti.
Quello che ci troviamo di fronte, quindi, appare all’inizio come un racconto di fantascienza classico, tant’è che della fantascienza riprende quelli che sono probabilmente i capisaldi: il viaggio nel tempo, immortalato dalla figura dell’Eternauta che sostiene di venire dal futuro, e l’attacco da parte di una civiltà extraterrestre. Questi sono anche gli elementi caratteristici della fantascienza tipica degli anni ’50 e di tante pubblicazioni a fumetti pensate per le riviste.
Quindi, il modo con cui HGO da il via alla sua epopea risulta canonico, per certi versi quasi tranquillizzante, perfettamente instradato nella narrativa dell’epoca con cui lui stesso aveva abituato i suoi lettori. Tuttavia, presto le coordinate basilari della fantascienza lasciano il posto ad uno svolgimento crudo della trama, realistico, compresso e concentrato.
Se non fosse per la preveggenza che lo ha reso immortale, L’Eternauta sarebbe probabilmente passato alla storia comunque come esempio di grande narrazione a fumetti, anzi di grande narrazione tout court.
È infatti una storia lunga, un corposo romanzo diviso in puntate, che rappresenta con straordinaria forza evocativa il destino di un manipolo di sopravvissuti costretti a fare i conti con la fine del mondo. Quello che Juan Salvo e i suoi compagni si trovano davanti è l’orrore dell’apocalisse, dove la speranza muore e trionfa la disperazione e quei pochi momenti di sollievo sono solo brevi respiri prima di una nuova immersione nelle tenebre.
Nell’Eternauta, niente è lasciato al caso: Oesterheld ci racconta ogni passaggio narrativo, segue passo passo i suoi sventurati protagonisti, introduce ogni elemento lentamente e sviluppa un’impalcatura sempre più complessa e stratificata. Naturalmente, in questo incedere ci sono anche delle incombenze di natura editoriale, visto che la pubblicazione serrata tramite rivista richiedeva la massima dilatazione temporale della vicenda, ma HGO se ne serve come strumento privilegiato per creare suspense.
Francisco Solano López lo segue mostrando una sintesi d’intenti ragguardevole col suo sceneggiatore e riesce a veicolare l’angoscia e il senso di terrore, giocando sulle espressioni facciali dei personaggi e sulle ambientazioni, in una Buenos Aires cupa e fredda, come dopo un bombardamento nucleare. In questo senso, le recenti edizioni restaurate consentono di godere a pieno della sua arte e del modo personalissimo di sfruttare il formato orizzontale degli autori, tipico del fumetto argentino di quegli anni.
Il futuro tra le tavole
Qual è l’anima delle grandi storie, quelle che non solo si fanno ricordare nel tempo ma lo forgiano? Fior di esperti e critici dibattono da anni su questo aspetto, ma io credo che la qualità imprescindibile sia quello di anticipare in qualche modo, in qualche dose, il futuro. Non per forza di prevedere gli eventi “reali”, bensì di “sentire” l’avvenire facendo previsioni fondate su quello che è l’umanità, su quello che è la società, nel momento in cui si scrive.
Riuscire a vedere dove ci porteranno certe pulsioni politiche, dove ci trascinerà un presente apparentemente sereno in cui covano correnti sotterranee pericolose, quale vendetta causerà domani il torto di oggi.
In questo, L’Eternauta è stato insuperabile. Forse non è stato voluto o preparato, ma HGO e López hanno avvertito qualcosa, che quel 1959 costantemente sotto minaccia nucleare, con due superpotenze che si combattevano nel silenzio e che si intromettevano negli affari di altre nazioni, avrebbe portato a delle conseguenze nefaste.
In tantissimi dettagli, sia centrali che secondari, è possibile rintracciare le coordinate di eventi che poi si sono verificati davvero. Fin dall’inizio, con quella nevicata della morte, splendida e terribile, che per certi versi anticipa i disastri nucleari, come Chernobyl.
Il lungo atto ambientato nello stadio di Buenos Aires, che diventa teatro di una guerra feroce e beffarda. Quante volte, negli anni seguenti, negli anni dell’instabilità politica del sudamerica, abbiamo visto gli stadi diventare campi di battaglia e campi di concentramento?
Questa minaccia aliena indecifrabile, rappresentata dai misteriosi “Loro“, che manda avanti prima strane creature come i Cascarudo, uomini-robot privati della volontà, poi schiavi controllati dalla paura come i Mano e infine bestie feroci come i Gurbo, ricordano molto il modo con cui operavano gli USA e l’URSS durante tutta la Guerra Fredda. Restavano in disparte e muovevano eserciti e pedine per i loro interessi.
Guardandolo al microscopio, si ha l’impressione che L’Eternauta abbia predetto, in chiave metaforica, due decenni di storia.
Nel suo secondo ciclo de L’Eternauta, pubblicato tra il 1976 e il 1979, HGO ha elevato ulteriormente la preveggenza e ne ha approfittato per trasformare Juan Salvo in un simbolo di quegli anni. Tant’è che il protagonista appare più rigido, risoluto, meno umano e più oltre-umano, poco prima del golpe militare argentino del generale Jorge Rafael Videla che ha messo a dura prova l’umanità dell’intera Argentina.
Ed è assurdo, una sfida alla logica, un paradosso che Oesterheld avrebbe potuto scrivere se ne avesse avuto la possibilità, come L’Eternauta abbia predetto anche il destino dei suoi creatori.
HGO viene infatti prelevato in casa sua il 21 aprile 1977, esattamente come nel secondo ciclo in cui è un personaggio attivo e che lo vede scomparire nel nulla insieme al suo protagonista. Di lui, e delle figlie Beatriz Marta, Diana Irene, Marina e Estela Inés, non si saprà più nulla. Desaparecido.
Più fortunato, in questo senso, Francisco Solano López, che fu costretto all’esilio in Europa, da cui continuò la sua incredibile carriera di fumettista. Ebbe anche un’occasione di rivalsa quando, tornato in Argentina verso la fine del secolo, riprese in mano le avventure di Juan Salvo, sia come autore che editore. Per questo e per altri meriti, è stato dichiarato “Personalità importante della cultura” dalla Legislatura della Città Autonoma di Buenos Aires nel 2008.
Fatto questo che risponde in parte a quello che si chiede lo sceneggiatore senza nome al termine della prima avventura dell’Eternauta. “Sarà possibile” si domanda “evitare tanto orrore pubblicando tutto ciò che mi ha raccontato L’Eternauta?”.
Purtroppo, no: non è stato possibile. Del resto, non sempre è possibile cambiare il futuro anche se lo conosci in anticipo.