Qual è l’artista italiano, anche non emergente, che più ti piace o ti è piaciuto lavoraci insieme?
Intanto il discorso secondo me è sempre lo stesso: nel momento in cui c’è una amicizia di fondo vuol dire che effettivamente c’è quel qualcosa con quella persona per cui ti ci trovi bene, e quindi se poi si fa anche lo stesso lavoro e c’è anche affinità da questo punto di vista, la collaborazione è quasi automatica. L’amicizia comunque è sempre alla base. Poi in questo lavoro, più che in ogni altro, la meritocrazia è alla base e se non sai disegnare o se le cose non piacciono non vendi, il discorso è tutto là. E ci sono alcuni che dicono anche “quello lavora perché è amico di quell’altro”, ma il discorso è sempre lo stesso: se uno è amico di quella persona e quella persona è brava, sa disegnare, sa scrivere, sa colorare, sa fare il suo lavoro bene, è ovvio che uno è intenzionato e/o motivato a collaborarci e dice “perché dovrei collaborare con qualcuno con cui sto male fondamentalmente?”. Il discorso è tutto qua. Stessa cosa è il mio rapporto con Leo (Ortolani N.d.R.), con Sio, con Michele (Zerocalcare N.d.R), con Roberto (Recchioni N.d.R.), diciamo che prima di tutto siamo amici e poi dal momento in cui uno di noi ha una idea ne parla all’altro e se uno ha tempo e ha voglia inizia una collaborazione.
Partiamo proprio dal concetto di idea. Tu sei conosciuto principalmente per “A Panda piace”, come è nata l’idea di un fumetto del genere, come sei partito? Raccontaci un po’ le tue origini.
No, in realtà io sono partito dieci anni fa con un altro tipo di fumetti, perché io disegnavo su “Skorpio” e “Lanciostory” per l’editoriale “Aurea” sotto i testi di Lorenzo Bartoli. Un giorno per caso, una sera, è nato questo personaggio di “A Panda piace”. In genere questo tipo di cose, e l’ho visto anche con altri lavori che ho fatto, cominciano nel momento in cui ho troppe cose da fare per cui devo distrarmi, e in genere questi progetti nascono da questa esigenza qua. Diciamo che tutti gli autori – “adesso posso fregiarmi del titolo di autore completo dopo diversi anni che disegno le cose che scrivo” – assimilano tutto e proprio per questo è sbagliatissimo che chi fa fumetti non legga fumetti. Ad esempio, invece, puoi fare televisione senza guardare televisione e non chiedermi il perché, io stesso ho fatto televisione per tanti anni senza guardarla, ma con i fumetti è una cosa completamente diversa. Se non leggi fumetti e li fai vuol dire che o sei consapevole, o sei tanto egocentrico, ma prima o poi, vuoi o non vuoi, ti scavalcheranno, perché se non ti tieni al passo con i tempi rischi di essere scavalcato. Il discorso è questo, bisogna assimilare il più possibile: fumetti, film, libri, videogiochi, ecc…; la cosa più bella di fare il fumettista era che effettivamente quando io ancora vivevo con i miei genitori e mia madre entrava e io giocavo con la Playstation e mi faceva “ma non devi lavorare invece di giocare con la Playstation?”, io in realtà stavo lavorando effettivamente, perché giocare ai videogame, guardare le serie tv, è comunque lavoro, perché assimili tutta una serie di nozioni e di cose che non sai mai quando ti serviranno, ma ti serviranno. La prova di questo è che io adesso sto pensando a cose nuove e sto prendendo inconsciamente spunto da roba che probabilmente è di dieci o venti anni fa. Non si tratta di copiare, si tratta di rielaborare il tutto ed è una cosa che l’essere umano fa dall’età della pietra. Allora se ricalchi le cose degli altri autori per me sei l’ultima persona al mondo, cioè se ricalchi un disegno di un altro fumettista e ci fai un fumetto tuo vuol dire che sei proprio “ultimo” per me. Se rielabori è una cosa completamente diversa e se ti viene in mente ad un certo punto, come un fulmine a ciel sereno, un disegno che ti piacque venti anni fa, da cui puoi prendere spunto senza ricopiare, sei passabile, perché effettivamente stati applicando un metodo di lavoro. Se, invece, trovi un disegno che ti piace e ci metti sopra un foglio di carta velina e lo rifai… stai sbagliando proprio.
Ortolani ha “Rat-man” che è un ratto, Silver ha “Lupo Alberto” che è un lupo, tu hai il panda. Pensi che l’utilizzo di animali ti abbia agevolato in qualche modo? Hai pensato di utilizzarlo perché magari così era più semplice entrare in contatto col pubblico? Come mai utilizzi il panda?
Io l’ho fatto per estrema pigrizia, perché comunque è in bianco e nero, sono tre linee e poi “A Zebra piace” suonava male. Il discorso è che partiamo dal presupposto che ognuno ha un animale preferito, in generale, nella vita, o comunque che ogni tipo di animale potrebbe essere effettivamente collocato in una sfera comportamentale. Guarda ad esempio i fumetti di “Blacksad”, un fumetto francese molto famoso, dove i personaggi sono caratterizzati soltanto dal fatto che sono animali e ogni animale ha una caratteristica che lo contraddistingue e dove gli autori cercano di far convivere queste diversità e fanno forza proprio su questa cosa qui: tu il personaggio della volpe non devi spiegare che un tipo furbo, ecc…, è una volpe, punto. Chi utilizza personaggi animali non ha bisogno effettivamente di spiegare un certo tipo di comportamento, perché quel comportamento è insito nel personaggio stesso. Il mio panda, anche se ora ho fatto storie più lunghe, ha comunque un comportamento buono, positivo. Quello che vorrei fare attraverso i miei fumetti è voler insegnare una serie di valori che si stanno un po’ perdendo, e sono cose alla base come ad esempio “non esistono scorciatoie, se vuoi fare una cosa devi lavorarci”, “se tu denigri gli altri non è che arrivi prima, anzi se sei gentile probabilmente le cose ti andranno meglio”, e sono una serie di valori che vuoi o non vuoi sono alla base della mia vita. E quindi il fatto è questo e se all’interno del tuo personaggio c’è un animale di fondo a cui ti ispiri cerchi sempre di rendergli onore e se ognuno ha trovato una identità in quella cosa, l’ha trovata per un motivo.
Su cosa stai lavorando adesso e su cosa pensi di lavorare in futuro?
Allora, al momento sono su una Graphic Novel completamente a colori di 190 pagine che uscirà per “Bao Publishing” a settembre e la cosa forte di questa cosa qui è che praticamente un tot di copie usciranno in anteprime per tutte le “Feltrinelli” d’Italia in copie limitate con una copertina alternative sempre mia. Questa operazione c’è stata per il mio libro, per quello di Zerocalcare, quello di Ortolani e per “Fight Club 2” di Palahniuk. Dopo di che sto scrivendo, colorando e disegnando, uno special delle “Storie” della “Bonelli” che uscirà nel 2017. Poi ci sono altre cose in cantiere di cui non posso parlare, cose abbastanza grandi che non posso rivelare. Ah, sono su “Dylan Dog”, sto scrivendo, disegnando e colorando una mia storia che uscirà nel 2017 e sarà incentrata su Groucho perché dovrebbe uscire un volume speciale con una storia scritta e disegnata da me, una storia scritta e disegnata da Zerocalcare, una da Ortolani e una scritta da Tito Faraci e disegnata da Silvia Ziche e sarà un “Color Special” tutto dedicato a Groucho.
Visto che hai detto di essere un videogiocatore, e Sio ad esempio ha fatto un suo videogioco, Lorenzo Ceccotti (LRNZ N.d.R.) ci sta pensando, tu hai mai pensato di fare il tuo videogioco oppure di collaborare per il settore?
Allora il videogioco di Panda per cellulari uscì per iPhone e andò anche abbastanza bene, uscì nel periodo in cui c’erano i cartoni animati su la7, però era un gioco abbastanza scemo. Ad un altro videogioco non è che ci ho pensato molto, diciamo che l’idea c’è ma potrebbe essere sviluppata nel futuro. Per quanto riguarda il mio videogioco preferito, la “Naughty Dog” è la mia software house preferita e “The Last of Us” al momento, anche se adesso sto giocando ad “Uncharted 4”, è un fottutissimo capolavoro e sia per storia che per il resto mi ha lasciato davvero qualcosa.
Ma li conoscevi anche per i loro titoli precedenti?
Certo, “Jak and Daxter” è stato per molto tempo uno dei miei giochi preferiti, potrei persino farmi la “PS Vita” per giocarmi la Collection in HD della serie.