Apologia del Commonwealth
Abbiamo già espresso il nostro giudizio redazionale su Fallout 4 con la nostra ottima e obiettiva recensione. Ecco perché per una volta, libero dalla spinosa responsabilità giornalistica di dover esprimere in maniera ponderata, istituzionale e super partes, pregi e difetti di questo titolo, colgo l’occasione per una disanima a briglie sciolte del tutto personale sull’ultimo titolo di Bethesda. Il senso di questo articolo è quindi dare una prospettiva diversa al gioco rispetto alla recensione ufficiale, attraverso due punti di vista che coincidono nella mia individuale esperienza con Fallout 4: quello di un giocatore che è assolutamente rimasto affascinato dal Commonwealth e l’intero impianto ludico creato da Bethesda, e quello di una persona che si approccia per la prima volta ad un Fallout. Si avete capito bene, mea culpa, esponetemi pure a pubblica lapidazione, ma è la mia prima volta in terra post-atomica. Devo dire che questo particolare forse inizialmente mi ha spiazzato, solitamente probabilmente chi si sa muovere in un Fallout, ha ben chiaro come gestire il gioco fin dall’inizio, quali sono i passi giusti da fare per un upgrade efficace del proprio personaggio, quali meriti/demeriti andare immediatamente ad individuare nel titolo per ergerlo a degno sequel o al contrario deludente passo indietro.
Per me non c’è stato niente di tutto questo, verginello totale in suolo radioattivo. Non sono comunque un giocatore ingenuo, ho alle spalle centinai di titoli e ho le mie esigenze, perciò quando c’è della qualità di spessore, sono convinto di individuarla, a prescindere dalle esperienze specifiche con il brand. In Fallout 4 ho trovato un pietra grezza, opaca ma dall’inestimabile valore. Fallout 4 è la più chiara corposa e tangibile dimostrazione che la somma delle parti può essere incredibilmente più importante dei singoli elementi e che a prescindere dalla ricercatezza degli ingredienti, quello che conta in una ricetta e l’abilità di dosare le cose con intelligenza, senza però dimenticarsi che non è possibile creare qualcosa di memorabile senza ispirazione e senza lasciare anche un sapore che soddisfi il palato con pienezza. E Fallout 4 ha dei sapori eccezionali. Inserito con il giusto ritmo nel Commonwealth, con un prologo né lungo né corto che già dalle prime battute pare dire al giocatore: “Ecco il contesto, amico mio, è profondo, affascinante… ma non ti adagiare troppo, non abbiamo intenzione di tenerti per mano, il resto spetta a te”, mi sono lanciato subito nell’esplorazione di questo luogo dimenticato da Dio, senza sapere ancora chi ero e cosa volevo diventare. Partendo da Sanctuary City, luogo a cui, cercando un po’ di immedesimarmi con il mio alter ego, ero artificiosamente legato e consideravo casa, comincio il mio viaggio cercando ogni volta di spingermi un po’ più in là, ora a sud, ora a ovest, ora a Est, timidamente, tornando sempre nel primo luogo familiare per raccogliere idee ed energie, fino a reggermi con sicurezza sulle mie gambe e abbandonarmi senza timori alle vastità di questo territorio inospitale e pieno di storie da raccontare a chiunque abbia voglia di ascoltarle e soprattutto, cercarle.
Ogni perplessità sul lato tecnico del titolo si disperdeva sempre di più man mano che mi rendevo conto di come gli sviluppatori avessero giocato bene le carte messe a disposizione da un motore grafico magari non al passo con i tempi, ma capace di grandissimi panorami, di affascinanti e suggestive vedute. Si perché per quanto all’inizio mi pareva che il Commonwealth fosse visivamente un po’ troppo omogeneo, mi accorgevo sempre di più di quanto la “proceduralità” del titolo, il caso, il karma, gli algoritmi studiati da quei testoni di Bethesda, mi regalavano in realtà sempre scenari estremamente diversi e un colpo d’occhio spesso davvero notevole: un tramonto che incornicia un palazzo diroccato con le sue note di tristezza, una tempesta radioattiva tra i secchi arbusti di una foresta morta, una coltre di tetti grigi in contrasto con il blu caldo e potente di un cielo sereno… il Commonwealth è fantastico. Tutto da contemplare e da scoprire. E lasciatemi dire qualcosina a proposito del fattore “scoperta”: poche volte ho visto un luogo cosi generoso nel soddisfare le esigenze dell’esploratore virtuale. La mappa di Fallout 4 forse non sarà la più grande dell’universo, ma nei mie pellegrinaggi, quante volte pur ripartendo dallo stesso punto, scoprivo sempre luoghi nuovi da visitare, una fabbrica abbandonata, il passaggio per un lungo dungeon sotterraneo, una lugubre palazzina residenziale e decadente e decine e decine di posti che, come minimo, avevano una storia da raccontarti in cambio di un po’ di considerazione da parte nostra.
Certo, è vero, a volte giocando con il cuore avido del giocatore disincantato alla ricerca della continua e sistematica remunerazione spicciola è possibile rimare delusi, pensare che molte location non servano che ad allungare un brodo apparentemente povero di contenuti, alla luce di una scarsa ricompensa in termini ludici, perché magari quel pezzo del’armatura trovato dopo un attenta investigazione della tal zona non lo volevate, o perché quell’arma rinvenuta alla fine di un corposo saccheggio non è poi un granché. Ma il vero premio per l’esplorazione è la conoscenza, scoprire tutte le microstorie che legano un territorio cosi tormentato, unirle, dipingere un gigantesco affresco mentale che ci permetta di visualizzare concretamente l’universo di Fallout 4. Tanti indizi, tanti particolari, spesso riscontrabili in qualche elemento scenico, qualche piccolo appunto nei terminali, che accenna magari ad un esperimento riuscito male, ai piani senza scrupoli di un gruppo di spietati criminali, a quel fatto o avvenimento storicamente rilevante, talvolta da interpretare, ma mai lasciato al caso. Si perché Fallout 4 non è un gioco prolisso in termini narrativi, anzi è goffamente schematico e didascalico nelle quest, tutt’altro che elegante nei dialoghi, nelle animazioni, persino nei menu e nelle interfacce. Fallout 4 fa bene molto, ma non tutto. Non è stato possibile creare il gioco perfetto, questo no, Fallout 4 è un gioco, ribadisco, grezzo da un certo punto di vista, ma d’altro canto ci propone un posto gigantesco in termini di level design e complessità strutturale (che è ben più importante che avere semplicemente una mappa grande), quasi ogni edifico visibile è esplorabile in toto, ha una sua valenza a 360 gradi, non è un contorno, una sagoma di cartone puramente estetica, un orpello decorativo.
In Fallout 4 entrate quasi ovunque, c’è una scelta da fare ogni metro, poche volte siete lasciati a voi stessi, e la contenutistica del titolo, sia nella sua componente passiva/contemplativa che attiva/ludica, è concentrata ma quasi inesauribile, e vi trattiene in ogni istante per decine di ore. Che si tratti di ingaggiare un combattimento, raccogliere un oggetto, seguire una traccia, scendere una scala, guadare un lago, salire un piccolo promontorio, girare un angolo e svelare l’ignoto o dedicarsi all’ottimizzazione delle proprie risorse, è incredibile la quantità lorda di cose da vedere o fare in questo gioco ed è formidabile come esso sia privo di frangenti piatti e realmente privi di stimoli (cosa tutt’altro che scontata per un open world). Ma nonostante questo rimane un gioco dal gameplay squisitamente immediato ed interpretabile, poco incline alle raffinatezze, ma che ti permette bene o male, nei limiti delle macro dinamiche della struttura di gioco (che essenzialmente si possono riassumere in combattere, parlare, costruire) di giocare realmente di ruolo da una prospettiva puramente ludica. Parte del divertimento sta nell’esplorazione, nel seguire le proprie inclinazioni nell’approcciarsi ad un videogame, che è diverso forse (e probabilmente), da quell’intrinseca pianificazione e razionalità strategica che molti cercano nel GDR “puro” e che forse per questo scontenta buona parte dei giocatori di questo titolo. Fallout 4 è un’esperienza meravigliosa ma alla fine anche indefinibile e non legata al vademecum di alcun specifico “Manuale del genere”. I Perk in Fallout 4 hanno un duplice ruolo, che svolgono a mio parere in maniera impeccabile.
Il primo è quello di permettervi la creazione del vostro Personaggio (con una P tanto grande quanto è specifica l’identità che decidete di attribuirgli) definito e sicuro delle proprie capacità e limiti con cui interpretare le innumerevoli chiavi di lettura della struttura di gioco (potete essere il pistolero più veloce del Commonwealth, il ninja che agisce nell’ombra, il truffaldino dalla mano lesta e dalla parlantina facile) consci del fatto che il mondo intorno a voi è strutturato in modo da reagire ed essere sviscerato attraverso qualsiasi metodica decidiate di utilizzare, e permettervi l’evoluzione e la progressione della VOSTRA storia, seguendo la VOSTRA strada. In seconda istanza, per chi come me era spaesato e “virtualmente” privo di un carattere ben definito dal principio, in un mondo che non conosce e non sa come affrontare la prima volta, i Perk permettono di scoprire poco a poco il proprio modo di fare e di rendere COMODO e fluido il proprio stile di gioco, di plasmarlo, in base alle proprie esigenze. Voglio non avere problemi di peso ogni due per tre? Mi dedico al Perk relativo. Scopro dopo innumerevoli scampagnate che mi scoccio ad evitare l’acqua a causa delle radiazioni e vorrei tagliare il percorso con delle sane nuotate? Sblocco subito il Perk che mi permette di nuotare tranquillamente. Scopro che mi appassiono a smontare e rimontare le armi e non posso proprio farne a meno ogni volta che vedo un’officina? Vado senza pensarci due volte di Perk Armaiolo. E via dicendo… Fallout 4 vi permette di giocare in maniera morbosa e con testardaggine per seguire con metodo gli obiettivi ludici che vi siete prefissati, ma allo stesso tempo si lascia scoprire con naturale immediatezza cosi come viene adattandosi strada facendo al vostro stile. E il bello è che funziona con entrambi gli approcci. Fallout 4 non vi costringe quasi su nessun versante, permettendovi di immergervi nel gioco fino al punto in cui volete, riuscendo in ogni caso a stimolare la vostra attenzione.
Ma il cuore ludico e pulsante di Fallout 4 qual è? È il lato divertito e più smaliziato della violenza, che fa parte del mood estetico e interattivo del gioco. Il Commonwealth, con le sue affascinati, suggestive e visionarie velleità distopiche, le sue commistioni di futuristico e futuribile, che fanno da contrappunto al lerciume diroccato di una civiltà anni 50 sepolta sotto le macerie di una guerra nucleare, è immerso in un contesto grottesco che vive di pura violenza, con creature ripugnanti e personaggi immorali. Ecco quindi che il bello di Fallout 4 è che potete essere una gentil donzelle con manie omicide, Bruti nerboruti in cerca di fortuna o chi diavolo volete voi, l’importante è divertirsi nel vivere della stessa spietatezza del mondo che vi circonda, con le bocche di fuoco più disparate, assaporandone le caratteristiche, godendovi i fiotti sanguinolenti e rossi di una smitragliata ben distribuita tra i predoni di turno o il fragoroso ed esasperato spappolamento della testa di un super mutante. Vi dovete divertire a gambizzare i ghoul, a far deflagrare frattaglie di cani mutanti con una granata ben piazzata manualmente, o godervi la ricompensa di un headshot secco e letale con il sistema VATS, grazie alle vostre giuste scelte in termini di statistiche ed equipaggiamento. E nel contorno spizzicare un po’ di tutte quelle attività “secondarie” che potete ma non dovete necessariamente fare, come costruirti le vostre quattro mura -o meglio lamiere- nonostante un editor non proprio simpatico ma tutto sommato funzionale. O ancora aiutare questo o quel villaggio al proprio sostentamento, dedicarvi alla cucina sul campo, ecc.
Molte di queste attività sembrano noiose e marginali perché non decisive per il proseguo del vostro viaggio, ma non lo sono proprio in virtù del loro essere opzionali, avendo poi di fatto, anche un senso proprio: l’ideale di un Commonwealth migliore deve essere prima di tutto dentro di voi e dovete realizzarlo solo se lo sentite, e vedrete che il gioco in misura più o meno alta riesce a tradurre sempre nel suo codice ogni vostra scelta in ricompensa, come un grande numero di alleati in caso di bisogno, maggiori risorse, approvvigionamenti più veloci, ecc. Oppure sticazzi, godetevi il vostro viaggio in solitaria, vivete l’avventura in maniera egoista, siate solo avidi d’azione. Fallout 4 non è un GDR da manuale, non ha un sistema di moralità, non permette derive decise e diverse nello storytelling in base al vostro comportamento, i dialoghi spesso peccano di superficialità, molte opzioni dialettiche sono di puro flavour e quandanche risultassero decisive nel provocare una reazione diversa nel gioco, lo fanno più che altro per permettervi di svelare qualche dettaglio, darvi accesso a qualche location, oggetto, o sequenza trascurabile, non sconvolgono quasi mai il generale status quo dell’universo di gioco. Il Commonwealth insomma, non si lascerà stravolgere da voi, vi permetterà però di farlo vostro, scoprirlo nelle sue tantissime sfaccettature, domarlo, ed evolverlo, in modo che siate voi a raccontare la storia del vostro percorso in questa terra inospitale, e non viceversa.
E come si dice, l’importante non è la meta, ma il viaggio, e Fallout 4 è un viaggio divertente, un generatore di momenti esaltanti e unici, solo vostri. Potrebbe capitarvi magari correre a perdifiato per sfuggire dalle grinfie di un Deathclaw fino al momento in cui ormai vi darete per spacciati, ma sarete salvati dalla provvidenza, con l’arrivo di un suo simile che gli si metterà contro distraendolo dalla sua preda, dandovi cosi possibilità di scampo (storie di vita vissuta). Oppure vi troverete coinvolti in scontri a fuoco che vi esalteranno per lo spettacolo gore prodotto da quell’inquadratura cinematografica da “colpo critico” che incornicia cosi bene il colpo con cui avete annichilito l’avversario di turno. O ancora vi capiterà di essere intrigati dal particolare level design e architettura di quel birrificio scoperto per caso, di sorprendervi per l’utilità di quel pezzo di armatura che vi rende invisibili, dandovi l’intuizione di sperimentare tattiche più stealth. O forse vi fermerete per un attimo a contemplare quella diapositiva totalmente occasionale che avete creato a schermo semplicemente giocando (cosa che a me capita spesso, qualsiasi immagine di questo articolo infatti fa parte delle mie “diapositive di gioco” che ho voluto immortalare grazie al tasto SHARE di PS4), con il vostro fido Dogmeat che scruta l’orizzonte al vostro fianco e quella disposizione di rottami e vegetazione fatiscente che in qualche modo grazie all’illuminazione dinamica crea un contesto quasi poetico. Fallout 4 è questo e molto altro. Ha anche molti difetti, ingenuità e cose di cui semplicemente, pare che gli sviluppatori non avessero voglia (o tempo) di curare, come -ma non solo- la gestione delle interfacce cosi superficiali (ma perché il menù delle armi e in generale le varie sezioni del pip-boy/officina devono essere cosi disordinate???!) che in un contesto generale cosi articolato e delizioso, vuol dire davvero perdersi in un bicchiere d’acqua.
Ma pazienza, visto che questa è una NON recensione, preferisco celebrare quello che Fallout 4 è, e non quello che non è. Forse perché è il mio primo Fallout, che vuol dire niente senso di déjà-vu, nessuna sensazione di involuzione, o more of the same, nessun rammarico per le musiche (magnifiche) riciclate dal terzo capitolo, solo la viscerale sensazione di avere a che fare con un grandissimo gioco, che ti dà gli strumenti per divertirti e scoprire il micro cosmo imbastito da artisti e programmatori di Bethesda, forse senza troppi fronzoli nella struttura di gioco, condizione per la quale si potrebbe pensare -a torto- che manchi una certa profondità di fondo. La profondità invece c’è eccome, semplicemente Bethesda non ha voluto che questa inficiasse in maniera severa sulle solide basi di gameplay del titolo e quindi, sul divertimento generale, lasciando ad ognuno la decisione di approfondire i vari aspetti del gioco secondo il proprio coinvolgimento.
L’incredibile gusto per la scoperta, la sensazione costante di esplorazione di un ambiente cosi denso, vario e allo stesso tempo coerente con se stesso, il puro gusto per un “gunplay” semplice e genuino, sono quindi lì, ad aspettarvi, inalterati a prescindere dall’approccio con cui intendete avvicinarvi al gioco. E questo è quello che conta. Ovviamente troverete molti GDR più puntuali di Fallout 4 nel soddisfare le vostre esigenze ruolistiche come troverete infiniti FPS oggigiorno di qualità superiore. Ma Fallout 4 sfugge a queste etichette, chissà, forse per la prima volta, almeno a sentire i puristi della serie. È come già accennato, una questione di alchimia tra le parti, l’equilibrio perfetto tra le mille variabili -o per meglio dire varianti- della formula di gioco. Fallout 4 è semplicemente Fallout 4, un grandissimo gioco. Spiace a questo punto solo per gli innumerevoli bug e sporcizie varie nel codice. Coraggio Bethesda, hai fatto 30…