Anche gli autori italiani di fantascienza hanno qualcosa da dire sugli eccessi del capitalismo
“Viviamo nel capitalismo. Il suo potere sembra inevitabile. Ma così sembrava anche il diritto divino dei re.” Sono parole di Ursula K. Le Guin, autrice di fantascienza che ha dedicato buona parte della sua opera alla contestazione del capitalismo e del sistema di valori che da esso deriva. E forse sono proprio quegli autori “realisti di una realtà più ampia”, sempre per usare le parole di Le Guin, che possono mettere in evidenza le contraddizioni del paradigma su cui si basa la società contemporanea.
Le alternative al capitalismo della fantascienza
Un’altra citazione di attribuzione incerta afferma che è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo. Infatti può apparire quasi impossibile che un sistema differente da quello fondato sull’attribuzione di valore monetario al lavoro degli individui e sull’accumulo di questo valore da parte di pochi soggetti (persone o società). L’attuale situazione pandemica globale sta anzi fornendo una dimostrazione pratica di come in molti casi si preferisca andare incontro alla possibile fine della civiltà piuttosto che fermare l’economia.
Eppure in quella frase è racchiusa anche la possibile lo soluzione del problema: si chiede di immaginare la fine del mondo, e chi è che da sempre è specializzato nell’elaborazione di questo tipo di scenari? Gli scrittori di fantascienza. Ancora una volta, la narrativa speculativa si rivela lo strumento adeguato ad affrontare una questione che approcci più “realisti” sembrano incapaci di trattare con la giusta prospettiva.
Sono molti gli autori di fantascienza che hanno raccontato di alternative al capitalismo. Dalla già citata Ursula Le Guin, che in molti dei suoi romanzi (uno su tutti: I reietti dell’altro pianeta) costruisce proprio mondi che si basano su un sistema socioeconomico alternativo. Ma anche Robert Heinlein nel romanzo La Luna è una severa maestra mette in atto la perfetta rivoluzione socialista a partire dalle colonie lunari. Qualcosa di simile ma spostandolo su Marte lo fanno Kim Stanley Robinson e Aleksandr Bogdanov. Mentre espandendo ancora di più l’orizzonte, il ciclo della Cultura di Iain M. Banks immagina un’intera gallasia umana che si è lasciata alle spalle il capitalismo.
Ma il tema non passa inosservato nemmeno agli autori italiani di fantascienza, di recente infatti sono usciti alcuni romanzi che hanno alla base un’idea di capitalismo estremo, esagerato in chiave satirica o drammatica.
Tigre mangia cane mangia pecora: la Catena Alimentare di Stefano Tevini
Il cosiddetto darwinismo sociale è uno dei più efficaci esempi della distorsione che il paradigma capitalista opera anche sulle teorie scientifiche che, per loro natura, sarebbero neutrali. Charles Darwin inorridirebbe a scoprire che il suo generico principio (già molto semplificato) di sopravvivenza del più adatto è stato manipolato per giustificare le peggiori nefandezze compiute per la scalata sociale verso l’élite.
È proprio questo il percorso che compie Goochie, il protagonista di Catena Alimentare. Ambientato in un mondo praticamente sovrapponibile al nostro, ma in cui l’etica della sopraffazione è ormai totalmente sdoganata, il romanzo di Stefano Tevini pubblicato da Plesio Editore per Lambda House mette in opera una sorta di viaggio dell’eroe in negativo, in cui il protagonista affronta un processo di cambiamento che lo porta a diventare sempre più aggressivo, spregiudicato, disempatico. Seguendo i precetti di un guru che lo sommerge di messaggi motivazionali sulla differenza tra tigri e pecore, Goochie perde progressivamente tutte le caratteristiche che lo rendevano, agli occhi del lettore, un personaggio con cui empatizzare.
Il paradosso è che proprio questa sua adesione agli istinti predatori più abietti gli procura un crescente successo, al punto di diventare l’idolo di milioni di follower grazie ai suoi combattimenti nell’Arena contro altri gladiatori. Muovendosi in questo mondo che assomiglia al nostro visto attraverso una lente deformante (come si nota dai nomi dei personaggi, così simili ai brand che vediamo dovunque ogni giorno), Catena Alimentare mette in evidenza le storture che i valori capitalisti di realizzazione e successo provocano negli individuo e nella società intera mascherandoli da nobilissima meritocrazia.
È il Libero Mercato, baby: Capitalpunk di Lorenzo Davia
Molto meno drammatico è invece Capitalpunk, romanzo di Lorenzo Davia arrivato in finale all’ultimo Premio Urania e pubblicato da Kipple. L’approccio di Davia è quella della satira estrema, come quella che troviamo in romanzi come I mercanti dello spazio di Frederik Pohl e Cyril Kornbluth. Nel mondo di Capitalpunk, il capitalismo non è solo il paradigma economico, ma anche l’unico metro di riferimento morale per i protagonisti. Come riassume efficacemente il Primo Comandamento: il Libero Mercato è il tuo unico dio, e Adam Smith è il suo profeta.
In questo contesto dove tutto è commercio e ogni azione esige una contropartita si muove Captain Capitalism, il campione al servizio della Banca Solare, una delle istituzioni più potenti del pianeta. Questo Capitano, portatore di valori ben diversi da quelli a cui siamo abituati dalle storie di supereroi, si scontra con altre Risorse dotate di poteri straordinari per affermare la libertà (d’impresa) e l’indipendenza (dei profitti dal lavoro che li ha generati).
L’equilibrio viene sconvolto dall’arrivo di Democrazy, un altro eroe che inizia a insinuare dubbi in Captain Capitalism e in altri suoi pari al servizio di varie megacorporazioni. Forse il capitalismo non è l’unica via, ma per dimostrarlo l’unico modo è avviare uno scontro feroce tra le forze del Libero Mercato, che potrebbe portare a ingenti perdite… e utili. La società presentata da Capitalpunk è esagerata ai limiti del grottesco, ma proprio per questo riesce a evidenziare le contraddizioni che già si scorgono nel Sistema attuale, proprio come molti autori di fantascienza hanno cercato di fare rispetto al capitalismo.
Se è vero che è più facile che finisca il mondo prima del capitalismo, queste storie ci permettono di dare uno sguardo a quello che potrebbe succedere se scegliessimo una fine piuttosto dell’altra. Di certo la fantascienza non sconfiggerà il capitalismo, ma forse può prepararci a quello che verrà dopo.