Anche tra le stelle si può ridere, grazie alle opere di fantascienza umoristica che sfruttano i temi tipici del genere per creare situazioni assurde e comiche
Distopia, ucronia, esplorazione spaziale, intelligenza artificiale, alieni, mutazioni, cambiamento climatico: tutti argomenti tremendamente seri, su cui non c’è niente da scherzare. O forse sì?
A riprendere i temi più classici del genere e reinterpretarli in chiave divertente ci pensa la fantascienza umoristica, che cerca di affrontare questioni complesse suscitando qualche risata. La scelta di titoli e autori è sorprendentemente alta, vediamo quali sono i principali.
Le origini della fantascienza umoristica
Come sempre quando si parla di fantascienza, il calderone in cui andare a rimestare è quello dei racconti prima ancora dei romanzi. Per la fantascienza umoristica vale lo stesso: anche tra gli autori più insospettabili si possono trovare piccoli incursioni nell’umorismo. Per la verità molti autori ultraclassici come Isaac Asimov, Robert Heinlein o Arthur Clarke tendono spesso a pervadere le loro storie con una linea di ironia, tuttavia non gli si può attribuire un vero e proprio intento umoristico.
In altri casi, invece, l’obiettivo dichiarato è proprio quello di far ridere il lettore, e molti autori ci riescono alla grande, spesso con racconti brevi con un twist finale. È il caso ad esempio di Eric Frank Russell e il suo famoso Allamagoosa (tradotto da noi a volte con il titolo Sarchiapone), oppure Robert Sheckley con i racconti del ciclo AAA Asso Decontaminazioni Interplanetarie. Tra gli altri autori classici che si sono cimentati spesso con le storie umoristiche possiamo citare anche Mack Reynolds, William Tenn, Philip J. Farmer e Harry Harrison.
Una menzione speciale va probabilmente riservata a Fredric Brown. Il maestro indiscusso del racconto breve ha scritto una valanga di storie divertenti, in cui la vena comica emerge nelle ultimissime battute, che portano a un rivolgimento dell’intera vicenda. Anche alcuni suoi romanzi sono inquadrabili nell’umoristico, come Marziani andate a casa, la storia di un’invasione non-violenta di marziani ficcanaso, oppure Assurdo universo, un parodia scritta nel 1949 dei topoi della fantascienza (ragazze spaziali, bug-eyed-monster, ecc) che già all’epoca avevano stufato.
Ma la chiave di volta della fantascienza umoristica rimane senza ombra di dubbio la Guida Galattica per Autostoppisti di Douglas Adams. Nata come show radiofonico, diventata poi una trilogia in cinque parti di romanzi, adattata in film e videogiochi e presto serie tv: la Guida ha avuto il potere di instaurarsi nell’immaginario collettivo e sconfinare dalla nicchia di appassionati e nerd, così che oggi battute sugli asciugamani o il numero 42 sono quasi universalmente recepite. Certo l’umorismo della guida non è per tutti, perché si basa spesso su trovate surreali al limite del nonsense in stile Monty Python, ma proprio per questo richiede anche una certa attenzione per essere recepito in ogni suo aspetto.
Leggerezza non implica superficialità
Proprio questo è un aspetto che andrebbe tenuto presente in merito alla fantascienza umoristica, o comunque riguardo l’umorismo in generale: indurre la risata non significa trattare argomenti triviali o cadere nel demenziale. Come succede nel fantasy con i romanzi di Terry Pratchett, anche nella fantascienza troviamo opere dal taglio umoristico che nascondono una profondità notevole.
Uno degli autori più rappresentativi di questa tendenza è Kurt Vonnegut. Si potrebbe discutere per settimane sulla sua collocazione all’interno di un genere o l’altro, ma in molti suoi romanzi Vonnegut include extraterrestri, viaggi nel tempo, pianeti alieni… e una forte dose di umorismo. Lo stesso Mattatoio n° 5 è un concentrato di situazioni paradossali estremamente spassose, eppure è anche un libro che parla del bombardamento di Dresda e dell’orrore della guerra. Discorso simile per molti altri suoi libri, da Le Sirene di Titano a Ghiaccio nove. Nessuno si sognerebbe però di dire che Vonnegut sia uno scrittore banale e superficiale, quanto piuttosto un acuto autore satirico.
E cosa dire di Stanislaw Lem? Difficile trovare romanzi più ponderosi di Solaris o La voce del padrone, eppure anche lui si è dedicato in più occasioni a storie umoristiche. Una prima raccolta è Cyberiade, in cui ogni racconto tratta l’invenzione straordinaria di uno dei due geniali scienziati protagonisti, in eterna competizione tra loro. Oppure abbiamo le Memorie di un viaggiatore spaziale, resoconti delle stranezze dell’universo incontrate dall’esploratore Ijon Tichy. I racconti umoristici di Lem hanno una portata immensa, e riescono con un tono leggero a trasmettere idee originali e sconvolgenti.
La fantascienza umoristica contemporanea
Al giorno di oggi la fantascienza umoristica passa soprattutto per le serie TV. Il primo premio va a Futurama, che ha di fatto inaugurato l’intero settore, ma in tempi più recenti il vuoto lasciato dalla sua sospensione è stato colmato da altre serie animate o live action come The Orville, Final Space, Rick & Morty. Ma anche nella narrativa si continua a scrivere fantascienza per ridere.
Il maggior fenomeno degli ultimi anni in tal senso è stato L’uomo di Marte di Andy Weir, iniziato come serie di post sul blog dell’autore e approdato al cinema grazie a Ridley Scott. Un umorismo dedicato principalmente al pubblico geek, con una forte componente tecnico-scientifica (se pur con qualche imprecisione). Anche John Scalzi si è fatto riconoscere soprattutto per Uomini in rosso, romanzo vincitore del Premio Hugo che consiste in pratica in una parodia dell’avventura spaziale modello Star Trek. Altri suoi racconti umoristici sono anche stati ripresi nella serie Love Death + Robots.
Un altro autore che rimane in bilico tra i generi ma si può considerare a buon titolo anche nella fantascienza umoristica è Jasper Fforde, che ha ambientato il romanzo Il Caso Jane Eyre in un mondo in cui lo opere letterarie e i loro personaggi assumono vita propria. A questo libro ne sono seguiti altri, che compongono la serie di Thursday Next, alcuni ancora inediti in Italia.
Space Opera: musica pop per salvare la Terra
Tra i libri di fantascienza umoristica di maggior successo troviamo poi Space Opera, romanzo della quasi esordiente Catherynne M. Valente, anch’esso finalista al Premio Hugo, tradotto dalla neonata casa editrice 21lettere. L’intento dell’autrice si intuisce già dal titolo, poiché della classica avventura nello spazio questo libro non ha proprio nulla, e l’opera a cui si fa riferimento è piuttosto quella musicale. La storia infatti inizia con la convocazione della Terra a una competizione canora di livello interplanetario, dal cui risultato dipenderà l’inclusione del pianeta nella comunità galattica o il suo annientamento, una premessa molto simile a quanto visto proprio in una puntata di Rick & Morty.
A rappresentare la Terra sarà Decibel Jones con la band Absolute Zeroes, un gruppo glam-pop che ha avuto il suo attimo di successo ma è stato presto dimenticato dal pubblico e dalla critica. Per qualche ragione la scelta degli alieni è ricaduta proprio su di loro, che non compongono musica da una ventina d’anni, per cui le possibilità di sopravvivenza del nostro mondo sono da subito molto scarse.
L’ispirazione alla Guida di Douglas Adams è più che evidente, con i numerosi inserti che raccontano la storia della Galassia e delle specie che la abitano, che sembrano proprio estratti di una qualche guida turistica. L’umorismo si basa soprattutto sulla parodia e i riferimenti alla musica pop, ma nonostante questo anche qui troviamo un messaggio di fondo importante. La ragione per cui la competizione musicale viene usata per stabilire il merito delle specie infatti è tutt’altro che superficiale, e ha a che fare con ciò che rende l’umanità (e, presumibilmente, ogni specie extraterrestre) ciò che è.
La morale di fondo della fantascienza umoristica alla fine sembra sempre quella: non dobbiamo prenderci troppo sul serio, siamo tutti irrimediabilmente piccoli e teneramente inutili di fronte alla vastità dell’universo.
Ma niente panico, così va la vita: la vita è bella, la vita è stupida.