Ma la vita militare è faticosa anche nei videogiochi
rriva un tempo, nella vita di ogni giocatore PC che si rispetti, in cui si è costretti – da conoscenti, da amici, dalla pressione sociale, dalla curiosità, poco importa – a provare Mount & Blade. Un titolo storico, per tantissimi motivi, che vanno da un suo approccio iniziale “unico” nel suo genere, fatto di GDR, gestionale e combattimento in prima linea, arrivando poi alle corpose introduzioni di mod e contenuti tanto stravaganti quanto divertenti.
Per fare un minimo di ordine, comunque, posso tracciare queste nozioni cronologiche basilari: si parte nel 2010 con la creazione di Mount & Blade, un videogioco sandbox nel quale impersonificare un soldato di ventura (le cui origini possono essere scelte dal giocatore) all’interno di una mappa geografica fatta di regni e principati in continuo conflitto tra loro. L’obiettivo è non avere un obiettivo, sebbene il gioco spinga verso una sorta di crescita “politica” del personaggio.
- Potrebbe interessarti anche Influenza, invecchiamento, mod: le novità su Mount & Blade II – Gamescom 2022
Si inizia da soli o con pochi uomini al seguito, si svolgono le infinite e monotone quest delle diverse fazioni, si ingrandisce il proprio gruppo di combattenti (arrivando a costituire eserciti) e si arriva alla fine a costituire con grande fatica un proprio regno. Il tutto all’interno di un complesso – a volte confuso – sistema feudale.
Il gameplay spazia come detto sopra dalla gestione dei propri possedimenti a quella più ruolistica del PG e dei compagni, passando per le immancabili battaglie campali, dove il nostro eroe potrà combattere direttamente. Il successo strepitoso del gioco ha portato a ben 4 DLC ufficiali (e parlerò molto nel prosieguo di Napoleonic Wars), all’apertura del multiplayer online, a tonnellate di mod e ad un seguito, Mount & Blade II.
Il 19esimo reggimento di fanteria prussiana
Chiusa la parentesi, il giocatore PC che si rispetti degli anni 10 del 2000 doveva provare Mount & Blade, per poi innamorarsene e buttarsi nel multiplayer, che è focalizzato solo sulle battaglie, attraverso le solite modalità note (conquista l’avamposto, deathmatch, scontri a squadre, ecc.). Capitava poi che quello stesso giocatore si accorgeva che all’interno del marasma che è la community di Mount & Blade esiste una fetta di utenza, piuttosto corposa, che agisce in maniera diversa. Sono gli appassionati dell’approccio GDR e, nella fase più cronica, delle rievocazioni storiche.
Ricordo bene la prima volta che venni contattato, su Steam, per giocare all’interno di un “clan”. Risposi con moderato entusiasmo, chiedendo quando giocassero più o meno per potermi unire a seconda della voglia, in qualche scaramuccia. Come già menzionato, si trattava del DLC Napoleonic Wars, completamente dedicato alle battaglie tra unità e fazioni delle guerre napoleoniche. Mi fu detto che non stavo entrando in un gruppo di gioco, ma nel 19esimo Fanteria Prussiana, un reggimento internazionale con tre appuntamenti settimanali per le esercitazioni, ranghi ferratissimi e battaglie ufficiali sabato e domenica pomeriggio. Insomma, mi sarei dovuto arruolare.
Preso da fortissima curiosità, nonché da un precoce istinto “giornalistico”, accettai con (troppa) leggerezza l’offerta di quello che scoprii essere pochi giorni dopo il mio generale di brigata – il primo dei generali nella quasi totalità dei sistemi militari contemporanei, contraddistinto da una stella sulle mostrine. Nulla di tutto questo è visibile in Napoleonic Wars, dove le uniformi dei differenti eserciti sono molto precise, ed è possibile giocare anche gli ufficiali, ma non si riesce ad arrivare certo visivamente alla cura maniacale esatta dal mio ormai ex reggimento. Tornando al mio reclutamento: vari generali di brigata per ogni gruppo di fanti del 19esimo, un feldmaresciallo e vari suonatori – questi ultimi utili anche in game grazie ad alcuni buff di ricarica e innesto delle baionette.
Le esercitazioni consistevano in snervanti sessioni fatte di ordini di marcia, ordini di posizionamento, di innesto della baionetta, di sparo e ricarica, di sovrapposizione delle linee di fuoco, di carica e via discorrendo. Il tutto condito da una palpabile atmosfera marziale, che se interrotta da una parola fuori posto o da un comando mal eseguito veniva immediatamente ripristinata a furia di calci (in Mount&Blade è possibile infatti calciare, con un’animazione talmente tanto buffa e ridicola da essere presa alla fine sul serio).
Il momento della battaglia vera e propria, che vedeva combattere gruppi interni al reggimento o clan rivali, risultava la ciliegina sulla torta di questo stravagante approccio ruolistico al videogame. Le modalità di combattimento variavano dalla vera e propria battaglia (con enorme sforzo tattico da parte dei gradi apicali delle compagini) alla rievocazione storica, spesso riprodotta con buona precisione. Ancora più incredibile era la collaborazione tra gruppi di gioco diversi, ma riuniti sotto la stessa fazione: i reggimenti inglesi, tra cavalleria, fanteria pesante, fanteria leggera e genieri contava decine di clan e migliaia di giocatori, tutti uniti sotto la stessa bandiera (limiti dei server a parte).
Mount&Blade e i prodromi del metaverso
Mollai il 19esimo reggimento dopo pochissimi appuntamenti: era a tutti gli effetti un piccolo lavoro all’interno di quello che per me rimaneva, al contrario, un passatempo piuttosto casuale. In me rimase però una certa stima nei confronti di questi giocatori ostinati e un po’ stravaganti, così immersi nella precisione storica e nella finzione di un universo storico fatto di moschetti, uniformi sgargianti e cavalleria rampante.
I vecchi forum dei diversi gruppi (chi giocava all’epoca ricorderà per esempio il famigerato 70esimo “Surrey”, sanguinario reggimento di fanteria inglese) erano pieni di discussioni storiche sulle battaglie napoleoniche, sugli scontri di quel periodo così stravagante e movimentato che fu il diciannovesimo secolo. Certo, non mancavano gli esaltati, le compagini violente e deviate che vedevano nella “rievocazione” storica un pretesto per riunire ed aggregare soggetti con idee politiche e militari ben poco consone a un’esperienza ludica e condivisa. D’altronde il mondo virtuale – ed è questo un discorso che attiene alla enorme potenzialità del videogioco e non alla sua detrazione – riesce molto più facilmente di tante altre esperienze ad accentrare interessi comuni ed interessi socialmente disturbanti. Sta poi al fruitore compiere una doverosa cernita.
Nella sostanza, però, la stragrande maggioranza dei reggimenti di Napoleonic Wars era composta da persone che amavano giocare di ruolo, immergersi in quel mondo fintamente romantico dipinto in maniera eccezionale da Conrad (Il Duello) e poi da Ridley Scott nella sua opera prima (I duellanti). Ed è eccezionale pensare che tutto questo, tutta questa precisione, questa maniacalità, questa capacità di offrire anche a un novellino come il sottoscritto un’esperienza così totalizzante e così realistica, è stato frutto di un impegno collettivo attraverso mezzi tecnici piuttosto limitati quali i forum, teamspeak e un DLC di Mount & Blade.
Se pensiamo oggi alle promesse del metaverso e ragioniamo sulla capacità del videogiocatore di piegare al suo volere strumenti molto meno invasivi ma ugualmente funzionali, viene da concludere che forse il metaverso esiste da tempo e si chiama “videogioco”.
Credo sia doverosa una postilla finale, perché qualche lettore ora si starà chiedendo che ne è stato del 19esimo fanteria prussiana, che ne è stato delle battaglie campali e delle cariche a testa bassa e baionetta alta. Purtroppo l’avvento di Mount&Blade II ha letteralmente ucciso quasi tutti i vecchi DLC del predecessore, Napoleonic Wars compreso. Warband (di impianto spiccatamente medievale) resiste con una media di cinquemila utenti mensili, ma l’approccio ruolistico è meno evidente. Napoleonic Wars, però, è stato solo un esempio: esistono decine di titoli che riescono ad aggregare appassionati storici e virtuosi del gioco di ruolo. Basti pensare a Naval Action, mmorpg navale (anche lui con focus sul periodo napoleonico) nel quale a tutto il 2021 la 501esima flottiglia USA spadroneggiava contro un altro clan piuttosto attivo, la Marina Reale Norvegese. Insomma, i titoli vanno e vengono, ma fortunatamente la fantasia dei giocatori resta.