All’inizio c’è solo un uomo. Senza volto, ma robusto e vestito di pelle, che impugna un arco e brandisce quella che sembra essere una lancia. Un uomo dipinto in bianco, stilizzato, su una parete di roccia.
L’inquadratura, impercettibilmente, si allarga, sempre di più. E di uomini ne compaiono molti altri, simili al primo. Anche loro sono vestiti di pelle, armati, e combattono contro bestie enormi e ricoperte di pelo. Cacciano.
Pitture rupestri. In sottofondo, echi di suoni tribali e lo scoppiettio di un fuoco che arde ed illumina, debolmente, le scene di caccia dipinte sulla roccia.
Sui canali ufficiali Ubisoft, per qualche ora, c’è questo e questo soltanto a calamitare l’attenzione. Poi, come sempre più spesso accade, è un “leak”, questa volta di di IGN Turchia, a svelare (inavvertitamente?) in anteprima la nuova fatica che la software house canadese, con quel video apparso a sorpresa, sembrerebbe voler tenere avvolta nel mistero.
Dopo il tweet galeotto, in ogni caso, arriva anche la conferma di Ubisoft, che annuncia dunque ufficialmente Far Cry Primal, il quinto capitolo di quella che è ormai divenuta una serie di punta della casa di Montreal.
Una serie partita in verità piuttosto in sordina, ma capace, negli ultimi anni, di mostrare i muscoli ed imporsi definitivamente sul mercato come uno dei brand videoludici più riconoscibili ed apprezzati da pubblico e critica, grazie soprattutto all’ottimo Far Cry 3, ma più in generale grazie ad un mix di elementi perfettamente integrati tra loro, che hanno fatto la fortuna degli ultimi capitoli della serie.
Con Far Cry Primal, però, Ubisoft sembra voler mischiare le carte in tavola e voler tagliare con il passato, almeno in parte. Come? Con una scelta di forte impatto, che modificherà sensibilmente il brand Far Cry, accantonando alcuni elementi del gioco, finora primari, in favore di altri, prima più marginali, portandoli ad una ribalta per certi versi inaspettata, ma non per questo meno interessante, almeno sulla carta. Con Far Cry Primal si tornerà indietro nel tempo. Molto più indietro di quanto sia stato fatto fino ad oggi, almeno dall’industria “pesante” del settore.
Far Cry Primal sarà, infatti, completamente ambientato nel Mesolitico, periodo centrale della più comunemente nota “Età della Pietra”. Un periodo, storicamente, decisivo per il genere umano: è infatti durante il Mesolitico che l’uomo impara, tra le altre cose, a lavorare meglio la pietra, a costruire armi da lancio ed archi da caccia più efficaci nelle foreste, e ad organizzarsi in piccole comunità. E sono proprio questi, spiegano gli sviluppatori Ubisoft, i presupposti dietro l’intero gioco.
Il giocatore, infatti, vestirà i panni (o le pelli) di Takkar, l’unico superstite di un piccolo gruppo di cacciatori, che raggiunge Oros, una terra (completamente open world, nel classico stile Far Cry) dominata dalla natura selvaggia della preistoria e caratterizzata da una varietà di ecosistemi diversi, in cui il protagonista si ritroverà ad ingaggiare una cruda quanto letale lotta per la sopravvivenza, per vincere la quale dovrà fare ricorso a tutte le abilità di cui dispone, cacciando per procurarsi cibo e materiali e difendendosi dalle minacce della natura stessa, animali e uomini che, come Takkar, hanno una sola scelta: uccidere od essere uccisi.
Il gioco, dunque, sarà fortemente caratterizzato da elementi spiccatamente survival, quali fasi di caccia e crafting di armi ed equipaggiamenti sempre migliori, grazie ai quali progredire più facilmente e potenziare il protagonista. La caccia di prede come il grande mammuth, da cui ricavare non solo carne commestibile, ma anche ossa e pelli con cui costruire armi e confezionare vestiti, sarà quindi una delle principali (pre)occupazioni del protagonista, che dovrà, però, tenere sempre d’occhio l’ambiente circostante, guardandosi in particolare dagli altri predatori sempre in agguato, tigri dai denti a sciabola in primis, senza parlare degli altri gruppi di uomini, che contenderanno, a Takkar ed ai suoi, territori di caccia e prede, tentando di conquistarli per assicurarsi qualche chance in più di prevalere nella spietata lotta per la vita che ha caratterizzato gli albori dell’umanità.
Ovviamente, data l’assenza totale di armi da fuoco con cui scatenare l’Apocalisse, Far Cry Primal richiederà un approccio più in linea con l’arsenale a disposizione di un uomo del Mesolitico come Takkar, e dunque decisamente più improntato allo stealth: pietre scheggiate ed aguzze, asce, mazze, lance ed archi saranno le principali armi da impugnare durante le fasi di un sistema di combattimento su cui, giocoforza, gli sviluppatori dovranno intervenire per fare in modo che meglio si adatti alle esigenze del corpo a corpo serrato che necessariamente occorrerà affrontare nel corso del gioco. Il fuoco, però, che l’uomo imparò a padroneggiare proprio nell’Età della Pietra, non sarà del tutto assente. Anzi, si rivelerà particolarmente utile in alcune situazioni, soprattutto nelle fasi di caccia e lotta, per spaventare e tenere lontani i predatori notturni o rendere più letali alcune tipologie di armi.
Parallelamente, non essendo disponibile alcun tipo di veicolo, il team Ubisoft dovrà trovare il modo migliore per gestire gli spostamenti, soprattutto sulle lunghe distanze, per evitare che determinati viaggi si trasformino in estenuanti e tediose corse campestri tra floride valli e fitte foreste.
Intrigante sarà anche scoprire come si dipanerà la trama di un gioco con un’ambientazione così particolare, e, soprattutto, come il team di sviluppo ricreerà le interazioni sociali delle comunità umane del periodo, di cui si sa veramente poco. E’ questo un aspetto che gli sviluppatori reputano estremamente interessante ed in grado di offrire diversi spunti attraverso cui, in qualche modo, riempire le “aree grigie” che caratterizzano l’attuale conoscenza della società durante l’Età della Pietra.
Insomma, Far Cry Primal è un titolo che promette qualcosa di diverso rispetto a quanto fatto vedere fino ad oggi con i precedenti capitoli della serie. Da un parte, niente armi da fuoco, niente veicoli, niente effetti speciali. Dall’altra, un’ambientazione tanto inedita quanto interessante sotto molteplici aspetti. Su tutti, il rapporto tra uomo e natura che, questa volta, vede prevalere la seconda più nettamente che mai, e che per questo metterà il giocatore di fronte a situazioni completamente diverse da quelle cui è abituato. Un titolo che ha generato e continuerà a generare una viva curiosità in tutti quelli che non vedono l’ora di tuffarsi nella natura selvaggia di Oros, a partire dal 23 Febbraio 2016, data di lancio del gioco per Playstation 4 ed Xbox One, mentre occorrerà aspettare il mese successivo per quella PC.