Fate – The Winx Saga prende solo ispirazione dal cartone animato italiano per creare una nuova storia dark e piena di misteri
Tra i prodotti culturali italiani più diffusi all’estero, a Winx Club è riservato da tempo un posto d’onore. Nate da un’idea di Iginio Straffi, apparse per la prima volta in televisione nel 2004 con l’episodio Una fata a Gardenia, le fate del notissimo cartone animato hanno spopolato con incredibile facilità fino a diventare ben presto presenti nell’universo dell’animazione domestica, creando attorno alla loro storia e alla loro figura un rilievo tale che toccava le vere punte del fenomeno, il quale andava accelerando con l’espansione della loro produzione.
Ne sono usciti giornaletti, riviste, libri, accessori, felpe, zaini e modelli da collezione, oltre a uno dei più ampi seguiti televisivi che sfociò persino al cinema e nei fumetti, conquistando un larghissimo successo.
Un risultato invidiabile che risuona a diciassette anni di distanza dal suo principio e che, secondo la legge degli eventi che hanno segnato precedentemente una cassa di risonanza non indifferente, vede la propria ripresa per una trasformazione audiovisiva che, in questo caso, chiama al rapporto direttamente la casata Netflix.
Non è l’Italia l’elemento trainante della produzione della serie Fate – The Winx Saga e che non può entrare nel merito della scelta sull’ulteriore trasposizione mediale, da attribuire invece alla britannica Archery Pictures, supportata solamente dal contributo di quella Rainbow che dall’origine si è sempre concentrata del progetto dedicato alle fate.
La rivisitazione delle fate secondo Fate – The Winx Saga
A tracciare lo storytelling delle inedite protagoniste è Brian Young, che da scrittore precedentemente per The Vampire Diaries cerca di portare quel tocco di oscurità in più nel nuovo lavoro che, fin da subito, vuole la serie Netflix distaccata da cosa era stato il Winx Club al suo inizio.
Sono i personaggi stessi a subire cambiamenti e mutazioni nella serie in carne e ossa, dove l’assenza di Flora viene soppiantata dall’introduzione di Terra, il personaggio di Tecna rimane del tutto escluso dall’ensemble principale e dove la presenza immediata di Aisha viene vista come segno di un’inclusività che vuole farsi determinante fin dal primo arrivo sulla piattaforma streaming.
Quello che, infatti, è giunto allo spettatore in precedenza all’approdo della serie che vede la sua comparsa il 22 gennaio su Netflix, sono stati gli sconvolgimenti adoperati all’inedito setting adibito per la nuova storia del club delle fate, andandolo ad abbinare a tempi più consoni rispetto all’anno 2004 in cui i personaggi sono apparsi, problematizzandosi fin da subito e ponendo inesplorati territori su cui andare seriosamente ad operare.
La rappresentazione estenuantemente femminile e sessualizzante delle iniziali e animate Winx, indagata e analizzata nel corso degli anni da studi di genere consumatasi tra banchi universitari per ciò che comporta l’esposizione cinematografica e seriale dei personaggi femminili, ha evidenziato delle mancanze che, ad oggi, nessun prodotto di qualità – soprattutto in una realtà come quella di Netflix – può permettersi. Ma, ancor più, che nessuna azienda o produzione dovrebbe o vorrebbe ormai anche solo ricercare.
Ecco dunque l’introduzione di tematiche legate all’aspetto di queste protagoniste, all’assenza di caratteristiche luccicanti e plastificate come ci si sarebbe forse aspettati e che per mandare un messaggio, seppur semplice e allo stato grezzo, usa dalla prima puntata discussioni contemporanee, come ad esempio la pratica del mansplaining inutile e fuorviante. Il tutto unito ad una narrazione che si accosta ad interrogativi adulti sull’utilizzo e i limiti di un potere tanto grande, che mette i personaggi di fronte ad argomenti quali il dovere, la manipolazione, le scelte e, non ultimo, i crimini di guerra.
Misteri e rapporti nella scuola di Alfea
La rivisitazione di quello che era stato un tempo il Winx Club è una serie young adult dove le fate parlano apertamente di sesso e in cui le responsabilità riguardano non più solamente l’amicizia e i costumi sbrilluccicanti, ma ruotano attorno a segreti e oneri che sarà ancora una volta il personaggio di Bloom a portare. Lei così vicina a quella fiamma del drago, lei con un potere così forte tanto da non poterlo neanche immaginare.
I rapporti cambiano, le personalità dei protagonisti mutano all’interno di Fate – The Winx Saga, e se la serie presenta delle sbavature di scrittura che determinano poca tensione e velocità nella creazione e risoluzione di difficoltà all’apparenza insormontabili, l’atmosfera del prodotto aiuta a oltrepassare difetti evidenti, ma bonariamente giustificati, tutto grazie proprio alla presa di coscienza sul momento in cui questo tipo di operazione viene portata sullo schermo, oltre alla più classica simpatia che riescono a suscitare i suoi protagonisti.
Attingendo a una dimensione fatata che viene completamente ribaltata per diventare intrattenimento Netflix, Fate – The Winx Saga soffre lì dove nella visione binge-watching diventano palesi le contraddizioni e le ellissi temporali mal giostrate, mentre sa comunque farsi lodare per il rimpasto adottato e la curiosità per un racconto i cui i segreti non si sa come e quando verranno rivelati.
Dove tutto è stato rimpastato e lo sfolgorio di Alfea e dell’Oltre Mondo è stato ridipinto per un’ambientazione dark e magicamente brutale, Netflix si appropria di un fenomeno per tentare di dargli nuova vita e mutarlo in qualcosa di completamente nuovo, di altro, basandosi su prove (e risultati eccelsi) ormai passate, ricalcandone la matrice e cercando di superarle in questa visione totalmente originale.