Il romanzo Seni e uova di Mieko Kawakami arriva finalmente in Italia
Dopo più di dieci anni possiamo finalmente mettere le mani su un caso editoriale che in Giappone ha riscosso enorme successo: Seni e Uova di Mieko Kawakami, autrice vincitrice del premio Akutagawa, è stato tradotto in italiano e pubblicato da Edizioni e/o solamente quest’anno, anche se il romanzo è del 2008. Stupisce, o forse no, che nonostante il decennio passato ciò che viene narrato dalla giovane scrittrice corrisponda ancora alla realtà.
Una realtà in cui le donne giapponesi sono ancora soggette a regole non scritte e tradizioni di stampo patriarcale che, come sostiene l’autrice, ormai stanno sempre più strette alle nuove generazioni, le quali sono poi bersagliate da tali dettami per essere uniformate alle precedenti, senza quasi nessuna possibilità di sviluppo personale in qualsiasi ambito, se non quello della famiglia dove comunque vengono assoggettate a precisi canoni sociali da cui desiderano solo liberarsi.
Seni e uova: essere una donna in Giappone
Le vicende delle tre protagoniste sono narrate principalmente dalla voce di una di loro, Natsuko Natsume, nome molto particolare (poiché riporta due volte il kanji di natsu, estate, per cui spesso gli altri personaggi si stupiranno) per una donna apparentemente ordinaria: Natsuko è una scrittrice esordiente, ha pubblicato un libro che ha avuto un discreto successo un po’ per caso ma senza essere seguito da altre sue opere. Pur cercando di impegnarsi nella stesura di un nuovo romanzo, Natsuko si mantiene scrivendo articoli e rubriche per qualche rivista, sentendo di non progredire in alcun modo e accusando spesso la solitudine e una sensazione di incompiutezza nella propria vita.
Nel frattempo, nella prima parte delle due in cui è suddiviso Seni e uova, ci racconta dell’occasione in cui la sorella Makiko, insieme alla figlia Midoriko, è venuta da Osaka a farle visita a Tokyo, nella speranza di trovare una clinica dove rifarsi il seno. Per Makiko sembra esser quasi una questione di vita o di morte, poiché già al telefono tempestava la sorella di informazioni su tale operazione di chirurgia estetica: non solo quanto potrebbe costare ma anche le diverse modalità, i loro pro e contro, quanto ci si mette per far guarire le cicatrici, il risultato finale… Nozioni che Natsuko ascolta passivamente, come sua nipote Midoriko che, in realtà, cela una profonda rabbia nei confronti della madre, tanto da non rivolgerle più la parola comunicando solo per iscritto.
Un trio non proprio ben assortito, poiché ognuna è afflitta dai propri disagi, legati praticamente tutti alla sfera della propria femminilità, fisica, emotiva e morale. Se nella prima parte viene approfondito il rapporto tra madre e figlia nelle persone di Makiko e Midoriko, ma anche nei ricordi ricorrenti di Natsuko con sua madre e la nonna, nella seconda parte del libro invece si esplora il concetto di maternità, anche prima che questa possa avverarsi, scatenando discorsi e monologhi che vanno a toccare il ruolo della donna nella società rispetto all’uomo, il matrimonio e i rapporti di coppia, la sessualità e appunto la gravidanza.
E allora Natsuko, osservando la sorella, ripensando alla propria madre, informandosi sull’inseminazione artificiale, parlando con ex colleghe e nuove conoscenze, comincia a porsi domande: perché una donna dovrebbe voler diventare madre? Qual è il desiderio che spinge al voler creare una vita? E tale desiderio, che lei stessa ora prova mentre si crogiola nella propria solitudine, è legittimo? Non si tratta di puro egoismo? Dopotutto, non si sceglie di nascere, ci si trova in questo mondo perché qualcun altro ha voluto così, seguendo quello che alcuni potrebbero chiamare istinto ma che in realtà potrebbe essere una sorta di capriccio.
Queste domande e considerazioni, che Mieko Kawakami ha dichiarato come parte del suo stile letterario, si fanno ancora più pressanti lungo tutto Seni e uova, quando Natsuko approfondisce la sua ricerca riguardo la fecondazione assistita, che viene spesso scelta anche da donne single.
Non accoppiarsi oppure essere senza un compagno, ma avere lo stesso dei figli è qualcosa che la società giapponese ancora fatica ad accettare, poiché di norma molte donne ancora lasciano il posto di lavoro per occuparsi di casa e figli, lasciando la responsabilità del mantenimento al marito. Tuttavia, la realtà è ben diversa oggi: basta osservare movimenti come il KuToo, che rivendicano l’individualità della donna sul posto di lavoro così come nell’ambiente familiare e nella società, soprattutto tenendo presenti le situazioni ancora disagiate della periferia come quella della famiglia di Natsuko, cui lei spesso farà riferimento nel suo flusso incessante di pensieri quando ricorderà il lavoro difficile e sfiancante della madre in un hostess bar; o ancora il tasso di natalità sempre più basso poiché le donne stanno iniziando a dare priorità alla loro realizzazione personale (oltre a tutta una serie di dinamiche sociali che non discuteremo in questa sede).
Quello che deriva da tutte le considerazioni fatte da Natsuko è un senso di spaesamento difficile da esprimere. Ne è un esempio lampante la nipote, che si rifiuta di parlare con la madre poiché non capisce la ragione per cui voglia modificare il proprio corpo, mentre Midoriko stessa sta affrontando i primi cambiamenti della pubertà senza sapere come gestirli, in un misto di disgusto e incomunicabilità che la accomuneranno alla zia nella sua intenzione, mai rivelata a nessuno, di ricorrere alla fecondazione assistita.
Seni e uova: riflettere sulla donna per valorizzare le donne
Mieko Kawakami è stata fortemente criticata in particolare da Shintaro Ishihara, governatore di Tokyo appartenente all’ala politica di destra e membro della giuria del premio Akutagawa, poiché Seni e uova sarebbe “un romanzo pieno di egocentrismo nel quale si crogiola l’autrice”. Un commento forse dovuto anche al fatto che in Seni e uova sono praticamente assenti personaggi maschili. Quei pochi presenti o citati rimangono in un background nebuloso, dove nemmeno chi ne parla vuole avventurarsi perché non sono loro a essere al centro della narrazione.
Da Mieko Kawakami stessa è stato fatto notare come nella letteratura contemporanea giapponese, rappresentata in particolare da Haruki Murakami su tutti anche a livello internazionale (e che non a caso si è detto esser “rimasto senza fiato” dopo questa lettura), le protagoniste femminili siano spesso ritratte come oggetto di desiderio sessuale e, al massimo, macchine per la procreazione.
L’autrice, dunque, sottolineando costantemente in un linguaggio crudo e senza fronzoli la consapevolezza che invece una donna acquisisce di sé stessa e del proprio corpo, vuole dichiarare la libertà che le donne hanno di vivere la loro femminilità, mostrandosi in tutto il loro essere innanzitutto umane, anche durante “l’influenza della luna” (come venivano chiamati anticamente i giorni del ciclo mestruale) o nella scelta di diventare o meno madri, il tutto immergendo il lettore in scenari dettagliati e quotidiani della vita, che faranno da sfondo a viaggi intimi come le vie intricate e nascoste di una Tokyo e una Osaka meno metropoli e più agglomerati di vite generate da un grembo femminile. Perché tutto, alla fine, comincia da lì.