La Festa del Cinema di Roma sta accogliendo come al solito ospiti davvero interessanti. Non ci siamo di certo stupiti nel vedere la folla acclamare Christoph Waltz all’arrivo sul Red Carpet, e l’Hans Landa di Bastardi senza gloria si è concesso a foto ed autografi prima di dedicarsi a noi giornalisti.
Stay Nerd ovviamente ha fatto parte della spedizione Press, potendo incontrare l’attore insieme ad altri colleghi ed avendo l’occasione di sentire la sua fragorosa voce nel rispondere cordialmente a tutte le domande.
Waltz, all’arrivo in sala, dopo le prime foto e i primi selfie dei colleghi ha voluto specificare, tra il serio ed il faceto, il suo odio verso i social media e subito dopo sullo schermo dinanzi a noi è apparsa una scena di un film in cui l’attore ha partecipato e che ha dichiarato essere la sua preferita in assoluto. Si è trattato di uno dei momenti conclusivi di Bastardi senza gloria, ovvero la proposta di accordo con Aldo Raine.
Da qui ovviamente sono partite le domande.
La curiosità più ovvia del mondo: com’è lavorare con Tarantino?
È fantastico e soprattutto semplice. Tutto è scritto, non si improvvisa mai e non hai possibilità di farlo perché tutto è presente nella sceneggiatura. Il suo mondo e i suoi personaggi si sviluppano nella sua mente, li libera e succedono le cose. Ma questo avviene appunto nella sua testa; dopodiché finisce tutto nel copione.
Come ti ha scelto?
Ho fatto un normale provino e l’ho passato. Abbiamo letto il copione. Poi ci siamo rivisti e lo abbiamo riletto. Niente di diverso dal solito.
Cosa ti piace di più di lui?
L’aspetto visivo dei suoi film è sempre perfetto, ma tutto ciò ci riporta sempre indietro alla sceneggiatura, che è solitamente impeccabile. Io sto sottolineando le sue capacità in tal senso però non voglio certo dire che le sue doti di regia siano inferiori a quelle di scrittura. È solo un modo per confermare che tutto sta nella sceneggiatura.
Hai lavorato anche con un altro grande regista: Roman Polanski. Qual è la differenza principale tra i due in termini di regia?
Come detto, Tarantino non improvvisa nulla mentre Polanski in tal senso è un po’ l’opposto, ma questo non significa che non lo ammiri.
Io ad ogni modo non improvviso con nessuno perché rispetto gli sceneggiatori. Se arriva un copione, buono o cattivo che sia, sono contento che sia arrivato fino a me perché so che percorso deve fare. Gli sceneggiatori sanno quello che fanno perché è il loro lavoro e perché ci hanno riflettuto tanto.
Ti è mai successo di leggere un copione e pensare che una parte era perfetta per te ma invece è finita ad un altro?
Sì, in realtà succede sempre (ride n.d.r.)
Facci un esempio.
No, non voglio mettere in imbarazzo altri colleghi.
Perché vieni scelto così spesso per la parte del villain, secondo te?
A volte i miei villain sono anche divertenti, no?
Ho lavorato 35 anni prima di approdare ad Hollywood. Se metto insieme tutte le opere a cui ho partecipato, tra cinema, televisione e teatro avrò fatto più o meno 150 parti e non ero sempre cattivo.
Ad ogni modo questo accade perché è sempre più difficile ottenere finanziamenti ma, siccome il mio personaggio di Hans Landa ha riscosso molto successo, altre volte sono stato scritturato in ruoli simili perché la produzione vedeva in questo una sorta di garanzia.
In fondo per un attore non è male interpretare un cattivo.
Assolutamente, è bellissimo. Fare il cattivo dal punto di vista della recitazione è il massimo perché diventa l’elemento trainante della storia nella creazione del conflitto. Deve essere il personaggio più interessante di tutti e solitamente lo è.
Quali sono stati gli attori di riferimento per la tua formazione artistica?
Nella carriera di un attore i punti di riferimento cambiano sempre. A vent’anni pensavo fosse Marlon Brando, ma oggi quasi non riesco più a vedere alcuni suoi film. Crescendo i punti di vista si modificano, e anche se non dimentico mai nulla sono convinto che l’ammirazione non debba diventare per nessun motivo un’ideologia.