Il film di apertura della Festa del Cinema di Roma è stato Hostiles di Scott Cooper. Un western che esplora tematiche forti e molto profonde e per far ciò il regista si è avvalso di un cast d’eccezione, affidando il ruolo del protagonista a Christian Bale ma dando a Rosamund Pike il personaggio probabilmente più importante per far emergere in maniera prorompente quel turbinio di emozioni ed umanità che Cooper voleva dal suo film.
Noi di Stay Nerd, dopo la visione di Hostiles, abbiamo avuto modo di scambiare qualche parola proprio con Rosamund Pike, che si è concessa alle nostre domande e a quelle dei nostri colleghi.
Le donne nei western sono trattate spesso in modo particolare, ma la tua Rosalie è una figura insolita per il genere. Cosa hai pensato quando ti è stato presentato il personaggio? Come è stato il tuo approccio?
Quello che ha scritto Scott (Scott Cooper, il regista n.d.r.) era così forte e reale che non potevo far altro che basarmi sulla vita di Rosalie. La sua storia è durissima ed è costretta a vivere la perdita più grande, qualcosa di assolutamente inimmaginabile.
Il mio scopo, soprattutto per entrare meglio nel personaggio, era quello di comprendere come si possa trovare un motivo per vivere, e rendersi conto che persino nella vendetta e nella morte delle persone che ci hanno fatto il male più grande non si può cavare che altro odio.
La forza di Rosalie è quella di un personaggio molto femminile, ed il suo obiettivo è quello di essere una donna in grado di trasmettere a Joe il fatto che sia, fondamentalmente, un uomo buono. Ho vissuto molto intensamente il mio personaggio ed ho fatto anche io una sorta di viaggio insieme a lei.
Nel film, nonostante il tuo personaggio e quello di Christian Bale abbiano sofferto un simile dolore, sembra che Rosalie faccia il percorso di avvicinamento più velocemente. Si parla spesso delle donne che sono più empatiche e che l’avvicinamento verso l’altro e il diverso parta da loro. Si trova d’accordo?
Io credo che recentemente siamo rimaste affascinate da quanto possano essere forti le donne quando si mettono insieme e fanno sentire la propria voce. All’inizio Rosalie ha una specie di ignoranza verso il diverso, anche verso i Cheyenne perché non conosce le diversità tra i nativi e le differenti abitudini. Ma lei osserva, e vede la sofferenza e soffre al suo tempo. In particolar modo nota che dall’altra parte c’è una madre, esattamente come lei.
Non credo che il mio personaggio faccia una scelta precisa. C’è un momento in cui dimostra di sapere il nome del bambino ma questo solamente perché, appunto, ha ascoltato.
In tal senso la diversità con Joe è dovuta al fatto che lui sa di avere un nemico, ma perché gli dicono di averlo. L’odio viene nutrito nei soldati per necessità. Il momento in cui si guardano negli occhi esplora questi temi in modo profondo e ci mostra che spesso il tuo avversario, in realtà, è ciò di cui hai bisogno per sostenerti.