Un avvio shock, Fabio.
Paris Saint-Germain – Chelsea, quinto minuto di gioco: Verratti, lanciato sulla fascia destra, fa partire un cross basso sul quale il portiere non interviene. Ivanovic in un maldestro tentativo di rinviare, lancia un missile che colpisce la traversa della propria porta e fa impennare il pallone in aria. Courtouis esce a vuoto, Ibrahimovic colpisce di testa, gol. Così è iniziata la mia avventura in FIFA 16, o meglio, nella sua versione demo che attendevo come un bimbo attende il Natale. Prima vera azione di gioco e già gollonzo con auto-traversa e portiere che va a farfalle. Non esattamente esaltante per il primo capitolo next-gen della saga. Poi per fortuna il mio rapporto col gioco è proseguito ed è andato via via migliorandosi, ed il gioco completo ha poi alleviato alcuni dei miei timori, ma capirete la preoccupazione del sottoscritto, che se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, aveva paura di star andando incontro ad un’altra giornata di merda.
Tante novità? Sì e no.
FIFA 16 prometteva grandi novità, i soliti annuncioni da capogiro delle millemila nuove animazioni, esultanze e quant’altro, ormai una litania che abbiamo imparato a conoscere di anno in anno, e l’inedita introduzione del calcio femminile che a dire il vero ci aveva incuriosito non poco. Quando siamo andati a toccare con mano il gioco eravamo davvero ansiosi di vedere se le tanto sbandierate novità fossero davvero verificabili, o se ci saremmo trovati di fronte al “solito” (per carità bello) FIFA, curiosità, ma questa è una storia un po’ più personale, ancora più ampliata dal fatto che si trattasse del primo gioco di calcio che avessi mai giocato sulle console di questa generazione (nel mio caso su PlayStation 4). La risposta? Un “nì”.
FIFA 16 fin dal primo impatto ti dà la sensazione di “essere a casa”. Ci hanno promesso 25 nuovi comandi per la difesa, ma in realtà di effettivamente migliorato c’è solo la possibilità di rialzarsi subito da un intervento difensivo malriuscito, premendo lo stesso tasto che avevamo premuto per effettuarlo. Per il resto si tratta di controllare l’avversario (tenendo premuto L2), affrontarlo (X), o chiamare il raddoppio di marcatura (R2). Tutto già visto. Il “rivoluzionario” sistema dei passaggi, pure non offre particolari novità di rilievo, tranne per un nuovo comando: un passaggio forte e teso applicabile sia ai tocchi rasoterra (magari per lanciare centralmente un attaccante superando la difesa in velocità) sia ai cross (per un lancio più teso) effettuabile tenendo premuto R2 più il rispettivo tasto per passare o crossare. Per quanto riguarda i tiri, la sensazione è che siano decisamente migliorati soprattutto quelli dalla lunga distanza, risultando finalmente vere e proprie “barbogie urticanti” per citare la Gialappa’s Band, (dei siluri clamorosi per chi non li conoscesse), laddove nei vecchi capitoli della simulazione calcistica risultavano sempre un po’ molli. Ed i portieri, che tanto mi avevano spaventato nella demo, beh, un po’ di paura continuano a mettermela. La sensazione è che l’intelligenza artificiale non sia proprio da premio nobel. Da questa prima analisi potrebbe sembrare che stia cercando di stroncare il gioco, ma così non è.
La Remuntada.
Perché anche se le novità da un certo punto di vista scarseggiano, tutti i comandi, vecchi e nuovi, funzionano, ed anche alla grande. Più che una sensazione di ripetitività, il gioco ti faceva sentire quella sensazione di familiarità, come se non avessi mai smesso di giocare a FIFA 15 e fossi passato gradualmente e senza accorgertene ad una sua versione riveduta e corretta. Senza contare che poi in FIFA 16 qualcosa è cambiato per davvero, ed è cambiato in meglio. Una su tutte la velocità di gioco. FIFA 16 ha il doppio vantaggio di immergerti completamente nella partita, sia a livello grafico (ci arriveremo), sia a livello “simulativo”, con un’esperienza di gioco finalmente realistica e che farà molto piacere agli amanti della tattica ed ai giocatori più “tecnici”, grazie ad un ritmo di gioco molto più compassato rispetto a quello dei suoi pur divertenti predecessori. Il comportamento dei giocatori sul campo è molto più simile a quello delle loro controparti reali, ed anche le scelte che il giocatore deve effettuare, vanno molto più nella direzione del realismo, che non in quella arcade. Dimenticatevi le fughe sulla fascia dell’Usain Bolt di turno, in FIFA 16 non vi serviranno. Dimenticatevi anche il giocatore fisico implacabile, i contrasti sono molto più realistici, ed anche Hulk (non il calciatore, proprio quel cosone verde) deve arrendersi di fronte ad un intervento tempestivo ed accurato. Insomma tutti quei percorsi prestabiliti per trovare il gol facile, sono estremamente più difficili da attuare, rendendo il gioco per forza di cose più vario e ragionato.
A livello grafico l’impatto pure è molto gradevole. FIFA 16 ricerca e strizza l’occhio alla regia televisiva ed alle partite trasmesse in TV. Sono infatti presenti numerosissime animazioni ed intermezzi di contorno veramente interessanti: dal quarto uomo che espone la lavagna luminosa per il recupero e i cambi, al cameraman che segue l’azione con la telecamera, dai saluti iniziali con le strette di mano tra i calciatori, all’intervallo e al fischio finale in cui gli addetti ai lavori e i panchinari si riversano in campo, dai giocatori che si scaldano a bordo campo all’arbitro che segna con la bomboletta spray la distanza della barriera dal punto di battuta, i richiami agli eventi salienti di una partita “vera” sono tantissimi.
L’arbitraggio, a proposito, è stato sicuramente migliorato, anche se non convince totalmente. Sono stati reintrodotti i falli di mano, ad esempio, anche se a dire il vero l’opzione era presente anche in FIFA 15, ma in tredici stagioni di Carriera (sì, sono un pazzo, lo so) non me ne è stato mai fischiato uno, nè a favore nè contro, mentre stavolta sono meno rari. La gestione dei cartellini sembra migliorata, anche se un difetto evidente è la concessione di molti più rigori (spesso, troppo spesso, inventati) rispetto agli altri capitoli. Bene ma non benissimo, insomma.
Per quanto riguarda l’impatto visivo, sebbene il diretto concorrente abbia la possibilità di sfoggiare il (giustamente) lodato Fox Engine, anche FIFA 16 riesce ad essere una gioia per gli occhi, nonostante qualche giocatore (soprattutto tra i meno conosciuti) non sia perfettamente somigliante alla sua controparte reale. Ma non è tutto oro quello che luccica, ed è il doloroso momento di rimarcare quello che non va. O meglio, quello che poteva essere e non è stato.
“Prova il tiro… Non va!”
La telecronaca di Pierluigi Pardo e Stefano Nava, pur presentando alcune migliorie interessanti, come alcune statistiche (del campionato reale nel caso di un’amichevole ad esempio, e di quello che si sta giocando, nel caso della modalità carriera) sulla propria squadra ed i propri giocatori, non sempre risulta credibile. Non è raro vedere i due telecronisti dare informazioni sul proprio avversario nella prossima partita, ad esempio, o sugli ultimi acquisti di una squadra. Ciò però non sempre funziona.
Ad esempio è abbastanza irrealistico, oltre che francamente ridicolo, che nel bel mezzo di un Sampdoria-Friburgo di un torneo precampionato (true story), all’improvviso Pardo si ricordi che Schweinsteiger sia passato al Manchester United. Senza contare che parecchie delle frasi tipiche dei due commentatori, sono prese pari pari dal capitolo dell’anno scorso. “Palla che esce, touché, rimessa laterale” è una delle frasi più gettonate del duo, copiaincollata da FIFA 15. Ma state tranquilli, per fortuna è rimasto anche il celebre “OHILALÀ, CHE BELLA AZIONE!” di Nava. Oh, gaudio! Altre cose rimaste pressochè invariate rispetto all’anno scorso sono la modalità FUT, rimasta praticamente identica se non non per la reintroduzione della companion app e della modalità Draft, di cui vi parlerò fra poco, e soprattutto la modalità carriera, cosa che ci ha francamente lasciati abbastanza delusi. Le novità promesse erano tante, a partire dalla possibilità di partecipare ai tornei estivi anzichè di partite da un precampionato a caso, fino all’introduzione dell’allenamento personalizzato per i propri giocatori, ma si tratta invece di novità che ben poco aggiungono al gioco stesso.
Il torneo precampionato a cui si viene invitati ad inizio stagione cambia di poco la propria preparazione: invece di ritrovarsi tre partite a caso da disputare prima dell’inizio del campionato, si può scegliere tra tre tornei, con squadre casuali a cui partecipare ed eventualmente ottenere denaro in caso di vittoria. L’allenamento stesso, non è del tutto inutile, ma ben presto verrà a noia, e la possibilità di saltarlo “simulandolo” prima o poi diventerà la vostra routine. Nota negativa ulteriore è che è possibile allenare solamente cinque membri della propria rosa. Altra “novità” è l’introduzione del prestito della durata di due anni. Lascio a voi le amare considerazioni. Insomma, la modalità carriera si rinnova veramente pochissimo, eppure ci avevamo davvero sperato. Occasione persa.
La busta A, la B o la C?
Quelle che invece sono due novità sì di contorno, ma parecchio interessanti, sono la modalità draft ed il calcio femminile. Draft è nata da una costola di Ultimate Team e, se presa per quello che è, ossia un semplice divertissement, può essere qualcosa di veramente divertente.
Consiste in questo: pagando una quota d’iscrizione (15000 crediti, o 300 punti FIFA o un gettone che è possibile trovare nei “pacchetti di figurine” di FUT) si può creare la propria squadra, scegliendo prima un modulo, poi un capitano, e scegliendo ruolo per ruolo da una rosa casuale di 5 top player. Con la rosa così costruita si potranno disputare fino a quattro partite, al termine delle quali si verrà ricompensati a seconda dei risultati ottenuti.
Quello che sembra abbastanza banale in realtà funziona abbastanza bene: la modalità è veloce (dura appunto un massimo di quattro partite), permette di creare squadre sempre varie ed è incredibilmente “addictive”, insomma ti rapisce e il rischio di trovarcisi incollati davanti è molto alto.
Il calcio non è uno sport per signorine… o sì?
L’introduzione del calcio femminile, pur essendo disponibile solamente per amichevoli e un “mondiale” abbastanza ridotto (sono 12 squadre in tutto), porta al titolo EA Sports un minimo di aria di novità, considerando che si tratta di un modo completamente nuovo di intendere il calcio. Non ci si è limitati infatti a sostituire i 22 protagonisti della partita con delle loro controparti femminili, ma il gioco risulta, soprattutto a causa delle caratteristiche fisiche delle calciatrici, completamente diverso rispetto a quello “tradizionale”. C’è molta più velocità, si aprono molti più spazi, si ha addirittura l’impressione che il campo sia più grande del normale, il che costringe il giocatore a rivedere le proprie strategie.
Senza contare che, mentre nel calcio maschile trovarsi con un difensore centrale o un portiere al di sotto del metro e ottanta d’altezza, può rappresentare in moltissimi casi un limite, non è raro trovare tra le calciatrici, centrali difensivi sotto il metro e sessanta, rendendo il gioco aereo o fisico particolarmente ostico.
Insomma, vale la pena dargli una chance. Dopo i tanti errori commessi in passato insomma, FIFA si ripresenta in un capitolo riveduto e corretto, ma fino ad un certo punto. Le buone intenzioni ci sono e si vedono, ed il gioco funziona benissimo. Ma la sensazione evidente è che si possa fare di più, o meglio, che si DEBBA fare di più.
Insomma la strada è ancora lunga, ma siamo di fronte ad un gran bel gioco, e la concorrenza di un PES sempre più agguerrito è evidente che abbia fatto bene alla bontà di entrambi i titoli.