Se dall’anno prossimo EA Sports potrebbe rivoluzionare tutto abbandonando la storica licenza FIFA, quest’anno FIFA 22 cambia pochissimo, ma migliora in tutto
Quello che stiamo vivendo sarà probabilmente ricordato come un anno spartiacque per quanto riguarda i giochi di calcio, con Konami che ha deciso di cambiare nome (e filosofia) alla sua simulazione calcistica storicamente chiamata PES, ed EA che pare si appresti a fare lo stesso, perlomeno per quanto riguarda il nome, con FIFA 22. Troppo onerosa la licenza ufficiale FIFA, per cui l’edizione di quest’anno potrebbe essere l’ultima con tale nomenclatura.
Ma se da un lato ci si appresta a vivere quella che potrebbe essere una vera e propria rivoluzione del concetto di videogioco di calcio, dall’altro FIFA 22 pur aggiungendo qualche miglioramento qui e lì, resta sempre il solido gioco che conosciamo bene.
Una prima novità la si può osservare proprio all’avvio del gioco, con una sequenza introduttiva davvero divertente, con tanto di ospitate di calciatori e vecchie glorie del passato, David Beckham su tutti, che ci porterà a prendere subito il controllo del nostro avatar, per prendere confidenza con i comandi di giochi nel bel mezzo delle strade di Parigi. Un modo sfizioso per cominciare il nostro viaggio.
Gioco che, onore al merito, visivamente non era mai stato così bello. La nuova tecnologia Hypermotion non ha solo un nome altisonante, ma è effettivamente un miglioramento tangibile, con le oltre 4000 animazioni aggiunte che rendono il gioco nel complesso più fluido e sempre più somigliante a una partita di calcio “vera”.
Insomma, il passaggio alla next gen non si è limitato soltanto ad alcuni miglioramenti di contorno, come magliette che aderiscono meglio al corpo del calciatore o capelli che si muovono in maniera più realistica. Bene così, anche se in FIFA 22 è rimasta una delle caratteristiche a cui ci siamo purtroppo abituati da un po’ di edizioni. I giocatori più famosi sono riprodotti con una fedeltà eccezionale fin nei minimi dettagli. Quelli che però non hanno ricevuto lo stesso trattamento, sembrano troppo plasticosi e inespressivi, ed è veramente un peccato perché va a cozzare completamente con tutto l’ottimo lavoro fatto per tutto il resto del comparto grafico.
Migliora il comportamento dei giocatori, l’arbitraggio è tutto sommato abbastanza giusto, e un plauso va anche al comparto audio, che sembra per una volta molto curato e vario. Il repertorio di frasi di Pierluigi Pardo e della new entry “Garra Charrua” Daniele Adani è davvero piuttosto vasto, e al di là di alcune inflessioni un po’ troppo forzate è più che soddisfacente. Novità di quest’anno è la voce “dallo studio” che aggiorna sui risultati delle altre partite, un’aggiunta interessante, ma, e qui andiamo un po’ a cercare il pelo nell’uovo, ma tant’è, purtroppo non realizzata benissimo a livello di recitazione, per un risultato davvero poco naturale.
Il ritmo di gioco sembra anche essersi leggermente abbassato, anche se FIFA rimane un gioco in cui l’ago della bilancia tra simulazione e arcade pende decisamente verso quest’ultima. La filosofia di EA è evidentemente quella di privilegiare la fase offensiva, la ricerca del gol e della spettacolarità. Se da un lato la scelta può risultare vincente, perché difficilmente il gameplay del gioco vi annoierà, dall’altro la difesa spesso sembra avere davvero poche armi a disposizione.
Troppo spesso si ha la sensazione di essere in balia dell’avversario, e se quando si affronta il Real Madrid o il Manchester City di turno si può mettere in conto di soffrire un bel po’ durante il possesso palla avversario, è francamente frustrante vedere una Salernitana (con tutto il rispetto) esibirsi in un tiki-taka inarrestabile di Guardiolana memoria.
L’introduzione del secondo cursore con cui selezionare il giocatore muovendo la levetta destra, poi, semplicemente non funziona, perché si ottiene praticamente lo stesso risultato premendo freneticamente il tasto per cambiare giocatore, risultando alla fine della fiera piuttosto inutile.
Bene invece i portieri, che nel complesso sembrano sensibilmente migliorati, anche se continuano a prendere gol da fuori area con troppa semplicità.
Insomma, si rimane ancorati ad alcuni vecchi “difetti”, se così vogliamo chiamarli, perché in fondo rappresentano uno dei tratti distintivi del gioco stesso, per cui si tenderà sempre a scegliere il giocatore più veloce, la tattica più offensiva, il pressing più immediato, anziché tentare una manovra più ariosa e compassata.
Poche novità anche per quanto riguarda le modalità di gioco. Per gli aficionados del gioco offline, la modalità carriera di FIFA 22 è la stessa di sempre, molto solida, e con l’aggiunta della possibilità di creare da zero la propria squadra. Resta la possibilità di giocare controllando anche solo il proprio giocatore, e in quel caso l’approccio sembra essere un po’ più in stile RPG, che rende le cose un minimo più interessanti.
Volta non è ancora il degno erede di Fifa Street, ma comincia ad avvicinarcisi. Certo, scordatevi il realismo, ma con le tante opzioni di personalizzazione a disposizione e vissuto come un divertissement “ignorante” tra un torneo e l’altro, può risultare abbastanza piacevole.
Poche novità anche per la modalità Pro Club (che per qualche motivo ritiene il nome “Andrea” offensivo, e mi ha costretto a cambiarlo), e per Ultimate Team, che resta la solita gallina dalle uova d’oro di EA. Spacchettare mazzi di figurine e costruire la squadra dei propri sogni conserva ancora tutto il suo fascino, e se da un lato le novità in questo senso sono praticamente inesistenti, dall’altro è forse la modalità di gioco più “addictive”, per cui se venite risucchiati nel vortice, dite pure addio alla vita sociale.
FIFA 22 insomma conferma quanto di buono fatto nelle scorse edizioni e migliora gran parte delle sue caratteristiche e feature, soprattutto a livello grafico. Purtroppo continua ad impattare in quelli che ad alcuni possono sembrare difetti storici della serie, e in generale la sensazione è quella del gioco di sempre con un bel vestito nuovo addosso, ma è davvero difficile biasimare gli sviluppatori quando si vanno a leggere i dati di vendita del gioco.
Con un competitor che per il momento sembra più in difficoltà che mai e in attesa di scoprire l’evolversi della situazione per quanto riguarda la questione licenze, se quest’anno avete intenzione di dedicarvi a un gioco di calcio, la scelta sembra essere praticamente obbligata.