La storia nascosta di Hollow Knight è più profonda di quello che appare, e può essere interpretata anche per la sua filosofia
ollow Knight è un gioco che in pochi anni è diventato presto un cult. Pur non avendo nessun elemento particolarmente innovativo rispetto al suo genere di riferimento (il metroidvania), c’è qualcosa in questo gioco che va oltre l’esplorazione, oltre le assurde sezioni di platforming e le boss rush, e oltre anche il worldbuilding e la storia a cui il giocatore prende parte. Proviamo a scendere nelle profondità dell’Abisso alla ricerca della filosofia di Hollow Knight, ma anche delle possibile letture antropologiche e psicanalitiche.
Per farlo, ovviamente, dobbiamo entrare in pieno territorio spoiler, per cui se non hai giocato a Hollow Knight e intendi farlo, meglio interrompere la lettura. Esseri Superiori che avete già completato il gioco, queste parole sono rivolte a voi soli.
Le tavole della lore
Il grado di interpretazione della filosofia di Hollow Knight non è il più immediato, e si pone a un livello ancora più profondo rispetto alla storia (passata e presente) del gioco, che già di per sé non è facilissima da capire. Un giocatore potrebbe terminare Hollow Knight senza cogliere nessun elemento della storia, concentrandosi solo sul livello più superficiale del gameplay: il gioco lo consente, e non c’è niente di male nel dedicarsi solo a questa parte.
Tuttavia è abbastanza naturale che le poche lore tablet incontrate durante l’esplorazione di Nidosacro, i brani di dialogo che fanno riferimento al passato o al protagonista, e le scarse cutscene suscitino un po’ di curiosità. Abbiamo già rimesso insieme la storia di Hollow Knight e in questo caso non è necessario ripercorrerla tutta, ma bisogna comunque avere chiare alcune parti essenziali di ciò che è avvenuto in questo mondo sotterraneo di insetti. In un remoto passato, il Re Pallido, un essere semidivino proveniente dall’esterno ha imposto la sua volontà su Nidosacro e ha reso senzienti gli insetti che lo popolavano, costruendo una grande civiltà pacifica. Facendo questo ha però attirato l’ira di altre divinità precedenti, e in particolare dello Splendore, un dio della luce venerato da alcune tribù di Nidosacro che ha iniziato a infestare i sogni degli insetti e ne ha usurpato la volontà, diffondendo quella che viene chiamata Infezione.
Per contenere l’Infezione, il Re Pallido e la Dama Bianca sua consorte hanno generato una vasta progenie di Ricettacoli, creature prive di volontà e desideri, modellate a partire dal Vuoto, una sostanza misteriosa e potente che si trova nelle profondità del regno. I Ricettacoli sono stati messi alla prova per verificarne la forza e la purezza, poiché solo il migliore, cioè il più vuoto avrebbe potuto assolvere il suo compito: imprigionare lo Splendore dentro di sé, impedendo all’Infezione di estendersi e salvando così Nidosacro. Questo Ricettacolo Puro è proprio il Cavaliere Vacuo, ovvero quel Hollow Knight del titolo, che è il boss finale (più o meno) del gioco.
Anche il Cavalierie, il protagonista controllato dal giocatore, è un Ricettacolo. Il Cavaliere ha vagato per un lungo tempo indefinito fuori da Nidosacro e torna al regno all’inizio del gioco, attirato dal richiamo del Cavaliere Vacuo, o forse dello Splendore dentro di esso (i Ricettacoli non hanno genere, in lingua originale gli viene attribuito il pronome they). Uscendo dai confini di Nidosacro il Cavaliere ha perso la sua memoria, perché è proprio l’influenza del Re Pallido che consentiva agli insetti del suo regno di avere un intelletto, e per questo quando arriva a Nidosacro è all’oscuro di tutto quanto sia successo, ammesso che l’abbia mai saputo. Perché in realtà il Re Pallido non voleva che le sue azioni fossero note e ha fatto di tutto per nasconderle.
Il Ricettacolo impuro
Se dovessimo cercare un responsabile degli eventi di Hollow Knight, dalla caduta di Nidosacro alla diffusione dell’Infezione, non possiamo che guardare al Re Pallido, proprio colui che aveva costruito e avrebbe dovuto proteggere il suo regno. È vero che lo Splendore assume il ruolo del nemico esterno da sconfiggere, ma si può sostenere che tutta questa tragedia di artropodi provenga proprio da ciò che il Re ha deciso di fare in risposta alla minaccia. Ed è qui che dalla filosofia di Hollow Knight entriamo nella psicologia del Cavaliere Vacuo.
Le parole con cui il Re Pallido descrive le caratteristiche del suo Ricettacolo Puro (durante la cutscene più straziante e rivelatoria di tutto Hollow Knight) sono: nessuna mente per pensare; nessuna volontà da spezzare; nessuna voce per gridare di dolore. Questo significa che il candidato ideale per contenere lo Splendore debba essere un essere completamente privo di identità, appunto soltanto un “ricettacolo” (in originale: vessel) per quello che dovrà contenere. In questo senso è anche interessante notare come la parola “hollow” si traduca in modo più accurato come “cavo”, ovvero qualcosa che ha una superficie esterna ma è priva di contenuto: è proprio questo che dovrebbe essere il Ricettacolo Puro. Forse è anche per questo che tutta la storia di Hollow Knight ha come personaggi insetti, perché si tratta di creature che hanno un esoscheletro esterno e quindi sono dei gusci che contengono il proprio corpo (e anima) a differenza dei vertebrati che al contrario hanno un corpo molle con un interno corazzato. Molti dei nemici nel gioco infatti sono proprio carapaci vuoti rianimati dall’Infezione, e il Cavaliere Vacuo è sostanzialmente il guscio primario da cui l’Infezione si espande.
Il Re Pallido e la Dama Bianca (quest’ultima soprattutto) erano consapevoli del rischio e della difficoltà di allevare un Ricettacolo Puro, formato dalla loro unione e dall’utilizzo del Vuoto, quella strana sostanza ricavata dall’Abisso capace di assorbire la luce. Nonostante questo i regnanti sono andati avanti con il loro piano, ma hanno commesso un errore molto grave: pensare di poter crescere un figlio mantenendolo davvero “cavo”. Ci sono infatti pochi, sottili indizi che fanno supporre che il Cavaliere Vacuo non sia cavo per nulla, anzi che provasse un autentico amore filiale per il Re (tant’è che leggendone i pensieri durante il combattimento, sembra proprio chiedere l’aiuto del padre scomparso) e che fosse disposto al proprio sacrificio non per l’addestramento a cui era stato sottoposto ma per riconoscenza e dedizione verso il Re che l’aveva cresciuto. Altro che nessuna mente e nessuna volontà: è proprio il modo in cui è stato generato ad aver conferito al Ricettacolo Puro le sue debolezze, e a renderlo quindi impuro. E la voce per gridare ce l’ha eccome, e anzi non fa altro, spinto dal dolore e dalla consapevolezza del fallimento.
Quella del Cavaliere Vacuo è una tragedia potente, che richiama miti e archetipi che si ritrovano negli studi di antropologia culturale: il figlio che dovrebbe raccogliere le aspettative del padre ma che ne viene invece schiacciato e distrutto, al punto da essere portato all’autodistruzione. Non è assurdo ipotizzare che gli sviluppatori di Hollow Knight abbiano attinto a queste nozioni di filosofia e mitologia per sviluppare la loro storia. Nello scontro finale infatti vediamo il Cavaliere Vacuo che si colpisce da solo, forse nel tentativo di distruggere l’Infezione, dimostrando ancora la sua volontà di aderire ai precetti del padre. Forse non è un caso che lo scontro con il boss finale non risulti poi così difficile, paragonato ad altri precedenti all’interno del gioco: questo perché il Cavaliere Vacuo non è il vero nemico, e sta aspettando solo di essere liberato. Ed è qui che si pone la scelta al giocatore: in che modo rimediare agli errori del Re Pallido?
La fine dei sogni
Hollow Knight ha diversi finali, alcuni dei quali sono leggere variazioni di altri. Ci sono però due percorsi principali, uno dei quali è considerato un finale “temporaneo” e l’altro il “true ending”. Il primo dei due si verifica quando dopo aver spezzato i sigilli che lo tengono imprigionato, combattiamo e sconfiggiamo il Cavaliere Vacuo. A quel punto, quando l’Infezione luminosa inizia a defluire dal suo corpo possiamo assorbirla nel nostro, e ci ritroveremo quindi a essere il nuovo contenitore dello Splendore: in pratica, diventiamo noi il Cavaliere Vacuo. Eppure nonostante l’epicità della cutscene, viene subito il dubbio se questa sia davvero la fine del pericolo o soltanto l’inizio di un nuovo ciclo. Anche se vediamo la luce arancione dello Splendore spegnersi negli occhi del piccolo Cavaliere, siamo davvero sicuri che sia in grado di contenerlo? Se il Cavaliere Vacuo ha fallito, cosa ci garantsice che noi adesso ci riusciremo? Ma soprattutto: anche se fosse davvero possibile, è la cosa giusta da fare?
La realtà è che il piano del Re Pallido era destinato al fallimento fin dall’inizio. E non solo perché era rischioso ma anche perché si basava su una premessa fallace: che lo Splendore sarebbe stato contenuto da un guscio cavo, privo di mente, volontà e voce. Da questo punto di vista si può paragonare il piano del Re come quell’idea diffusa che dobbiamo annullare la nostra volontà e personalità per fini più grandi, come il bene collettivo o le aspettative degli altri. La pressione sociale che subiamo per smettere di pensare, volere e parlare è quella che ci vorrebbe tutti come ingranaggi oliati e funzionanti di un Sistema in cui tutti sono utili e nessuno indispensabile… quasi come i droni in un formicaio. È anche curioso notare come il nemico interiore da sconfiggere in questo gioco è una creatura di luce, che in genere è l’elemento che viene visto come positivo, associato alla vita e alla felicità: quasi come se fosse un’allegoria della toxic positivity, quell’atteggiamento per cui dovremmo tutti preoccuparci di apparire come sereni e sorridenti, ricettacoli di buoni sentimenti refrattari alla tristezza.
Il percorso per arrivare al vero finale invece è molto più lungo, difficile e doloroso. Prima di scontrarci con il Cavaliere Vacuo, il finto nemico, dobbiamo apprendere il passato del Cavaliere. D’altra parte la filosofia passa dalla conoscenza di sé e questo è vero anche in Hollow Knight. Dobbiamo comprendere le nostre origini, ovvero conoscere i nostri genitori: la Dama Bianca, autoesiliatasi tra le radici del suo giardino e ormai poco lucida, e lo stesso Re Pallido all’interno del suo palazzo nascosto nella dimensione dei sogni, in cui si era rifugiato per vigliaccheria o senso di colpa, o forse entrambe. Il Re è morto, non è dato di sapere come, ma dopo averlo trovato è finalmente possibile scendere sotto l’Abisso, nel luogo di nascita del Cavaliere e di tutti gli altri Ricettacoli scartati. È arrivando qui che possiamo finalmente riacquisire i ricordi della nostra nascita, quando abbiamo cercato di raggiungere il Re che ci aspettava in cima all’Abisso ma che aveva già scelto il suo Ricettacolo Puro e quindi ci ha scartati come tutti gli altri. Da questa consapevolezza, dall’idea di essere un prodotto impuro e abbandonato, otteniamo la capacità di controllare il Vuoto, quell’elemento tanto imprevedibile che costituisce il nostro stesso corpo.
Accogliere il Vuoto
Dopo quest’esperienza di autoanalisi avvengono alcune cose importanti. Innanzitutto la nostra Ombra, quella parte che rimaneva indietro ogni volta che nel gioco venivamo uccisi, smette di attaccarci, così come le ombre degli altri Ricettacoli che infestano l’Abisso: un segnale del fatto che adesso ci siamo riconciliati con il passato. In secondo luogo, durante lo scontro finale con il Cavaliere Vacuo, invece di ucciderlo e trasportare dentro di noi la sua Infezione (una malattia che dal suo punto di vista potremmo definire anche come paranoia o depressione), possiamo accedere alla sua mente e combattere il nemico che vive dentro di esso: lo Splendore, la luce che perseguita i sogni di tutti gli insetti. E durante le fasi finali dello scontro, non siamo soli a combattere, ma si uniscono alla battaglia anche l’ombra di Vuoto del Cavaliere Vacuo e tutte quelle degli altri Ricettacoli impuri e scartati. È insieme e grazie a tutti loro che distruggiamo finalmente la vera origine della rovina di Nidosacro.
In questo true ending possiamo trovare il significato più profondo del pecrcorso di Hollow Knight, la sua vera filosofia. Ecco che al contrario di quanto ci potevamo aspettare, il Vuoto dentro di noi, quella parte oscura che si manifesta nel gioco proprio come un’ombra dai richiami junghiani, non è qualcosa che dobbiamo sopprimere o nascondere. Al contrario, l’unico modo per arrivare alla completezza è accettarla, riconoscere che è una parte importante della nostra identità, per quanto dolorose siano le sue origini, per quanto sarebbe stato più facile dimenticarsene e continuare a reprimerla. Allora possiamo finalmente vedere con chiarezza come il piano del Re Pallido fosse assurdo: l’idea che la purezza derivasse dalla vacuità, dall’assenza di mente, giudizio e passione, è quanto di più terribile si possa augurare a qualunque creatura. Di fatto nel corso di Hollow Knight siamo noi stessi in quanto giocatori a rappresentare la volontà del Cavaliere, compiamo scelte che possono avere conseguenze irreversibili, e possiamo così lasciare un’impronta nel mondo. Gli altri personaggi del gioco notano in diverse occasioni questa nostra capacità di decidere, sottolineando come il nostro Cavaliere sia tutt’altro che vuoto, e se anche è un Ricettacolo per sua natura, non è certo un semplice contenitore cavo, ma agisce in base alle sue decisioni.
Lo Splendore e il Vuoto diventano così due componenti opposte, ma entrambe necessarie di ciò che siamo, che definiscono la nostra identità in modo complementare. Il concetto di due pulsioni contrapposte alla luce e all’oscurità si ritrova in moltissime teorie filosofiche e mistiche, e sta alla base anche di molte religioni. Spesso però siamo portati a pensare di dover desiderare solo la luce, valorizzare e mostrare solo la nostra parte luminosa. Ma questo percorso è altrettanto disastroso del seguire la sola parte oscura: se come dice anche Ursula Le Guin, la luce è la mano sinistra del buio e il buio è la mano destra della luce, non possiamo raggiungere l’equilibrio finché non accettiamo di essere formati da entrambe. Il livello più profondo e metaforico di Hollow Knight racconta proprio questo, di come dobbiamo tutti percorrere il nostro Sentiero del Dolore per scoprire e accettare il passato, accogliere l’oscurità che bilancia la luce e mettere così fine ai sogni (incubi?) che ci tormentano rischiando di annullare la nostra volontà. E per raggiungere questa consapevolezza, questo equilibrio tanto precario quanto necessario, nessun sacrificio è troppo grande.