I dolci ricordi di un tempo passato
Piccole sensazioni: il sapore del proprio piatto preferito, il colore di un vestito speciale, il suono di una voce registrata su un’audiocassetta. Momenti rubati che tornano alla mente quasi come se la vita fosse rimasta in pausa per anni.
Che fine hanno fatto quei bambini spensierati? Cos’era che li rendeva davvero felici? Un misto di malinconia e romanticismo: questo è Flavors of youth; una storia corale in tre capitoli diretta da Li Haoling, Jiaoshou Yi Xiaoxing, Yoshitaka Takeuchi.
Questo film di animazione distribuito da Netflix è un interessante co-produzione cinese e giapponese, dai produttori di Your Name. Le tre storie, tutte ambientate in Cina, coinvolgono personaggi e situazioni del tutto diverse. I tre protagonisti, apparentemente differenti l’uno dall’altro, sono accomunati da una velata malinconia che li accompagna; una malinconia legata a un ricordo della loro infanzia, tanto semplice quanto importante, tanto da essere uno slancio per dare una volta alla loro vita.
Gli spaghetti di riso
Ad aprire la scena è un giovane uomo trasferitosi da poco a Pechino, il quale camminando per la città sotto la pioggia, ripensa a un particolare sapore della sua infanzia: gli spaghetti di riso in brodo che mangiava insieme a sua nonna. Il ripensare ai vari ristoranti dove era solito consumare il suo piatto preferito, gli fa ripercorrere particolari momenti della sua fanciullezza, dal posto dove andava con sua nonna per mangiare insieme, al ristorante vicino alla scuola dove passava sempre una bella ragazza.
Utilizzare il momento del pranzo come raccordo narrativo è una scelta di scrittura piuttosto ricercata. Sostanzialmente non sappiamo quasi niente del protagonista, non abbiamo idea di che lavoro faccia o che ruolo ricopra nella società. Tende ad autodefinirsi un inetto ma il lungo flashback della sua vita ci fa percepire una sua spiccata sensibilità. Questo primo capitolo punta all’essenzialità, pochi elementi che sanno toccare i punti giusti, anche strappando una lacrimuccia facile. La storia ha una certa circolarità che tocca il cuore e che ci fa simpatizzare enormemente per questo mesto eroe.
Una piccola sfilata di moda
Questo intermezzo è un po’ più ad ampio respiro, raccontandoci di una modella. La donna ha una carriera ben avviata che le dona un’enorme visibilità e una vita sociale piuttosto attiva, ma che la tiene lontano dalla sorella molto più di quanto vorrebbe. La sorella è una ragazza ordinaria, sia nell’aspetto che nello stile di vita.
La modella può apparire come una donna arrogante, la verità è che gli anni passano e il dover fare i conti con lo spettro della vecchiaia la porta ad andare oltre le sue possibilità fisiche ed emotive. In tutto questo la sorellina coltiva il sogno di diventare una stilista; un sogno nato quando le due erano bambine, quando cuciva vestiti per la sorella maggiore. Più che per il metodo di narrazione, a colpire molto è il messaggio, che sembra riferirsi maggiormente a chi vive sotto i riflettori. Chi vive con la propria immagine viene quasi ossessionato dalla perfezione, rischiando di perdere tutto ciò che davvero conta.
Amore a Shangai
Il terzo racconto è decisamente l’apice di tutta l’opera. Il protagonista della vicenda è completamente votato alla carriera, ed è proprio per l’ambizione lavorativa che decide di abbandonare il suo vecchio quartiere. La scena si apre infatti durante il trasloco, ma il ritrovamento di una vecchia audiocassetta lo fa tornare indietro di una decina di anni e ai ricordi di una ragazza molto importante per lui.
I due si divertivano a mandarsi messaggi, incidendoli su una cassetta che si scambiavano regolarmente. Ma la spensieratezza di quei giorni andò a svanire nel momento che il ragazzo venne a sapere che l’amica avrebbe dovuto iscriversi ad una scuola prestigiosa e quindi cambiare casa. Questa notizia spinse il ragazzo a cercare un obiettivo nella sua vita.
L’ultimo capitolo di questa mini trilogia è decisamente il più emozionante. I colpi di scena sono un po’ prevedibili ma il finale è evocativo quel tanto che basta per far porre allo spettatore qualche domanda su se stesso. “Ogni lasciata è persa” può essere una buona traduzione di questa romantica storia.
Verdetto
Se vi sentite particolarmente sentimentali, Flavor of youth è decisamente una scelta azzeccata, magari con una scorta extra di dolci da sbranare sul divano in pieno stile Bridget Jones. Nonostante le premesse, il film è tutt’altro che stucchevole, anche grazie alla regia, che preferisce non insistere troppo su certi particolari che potrebbero risultare eccessivamente melensi. Il ritmo è crescente e procede progressivamente fino al finale. I disegni seguono uno stile consono a produzioni analoghe, con una maggiore attenzione agli sfondi che però non presentano una forma troppo articolata. Anche le ombreggiature risultano piuttosto semplici, pur se in certe scene si possono notare dei mirabili giochi di luce. Nonostante la freddezza del prologo, quasi tutto il film è predominato da tonalità calde ed un variegato utilizzo di colori. Questa opera tripartita è un inno alla felicità con una punta amara di malinconia. Anche se non raggiunge i livelli di Your Name, di certo vi scalderà il cuore.
Stay Nerd consiglia…
Come alternative, opere come il già citato Your name o Il Giardino Delle Parole sono quasi d’obbligo. Se invece avete voglia di piangere lacrime amare consigliamo 5 cm al secondo. Decisamente in linea con l’ultimo capitolo del film è invece I sospiri del mio cuore, opera dello studio Ghibli che vale la pena di recuperare.