A distanza di quattordici anni dalla sua prima pubblicazione, Double Shot riporta sulle scene Ford Ravenstock finalmente in una serie con una prospettiva editoriale precisa
In un palazzo come molti altri del Lower East Side, c’è uno studio che sembra venir fuori dall’Inghilterra vittoriana. L’anno è il 2005, eppure l’arredo, le tende e le tappezzerie verdi che adornano le stanze ci portano dritti nell’800. Due levrieri vi corrono in contro, una voce li ammonisce e si rivolge a voi sottolineando quanto sia incredibile la resistenza dei suoi cani ai barbiturici. Il vostro appuntamento con Ford Ravenstock può avere inizio: l’assistenza al suicidio aspetta chi voi preferite, a patto possiate pagare la tariffa richiesta.
Scritta da Susanna Raule e disegnata da Armando Rossi, Ford Ravenstock: Specialista in Suicidi è una serie a fumetti che quindici anni fa vinse prestigiosi premi al Lucca Comics and Games come miglior opera prima e che conobbe una brevissima storia editoriale in Panini Comics con due uscite autoconclusive. A distanza di più di un decennio autrice e autore tornano sulla scena del suicidio grazie a Double Shot, pronta a credere nel progetto e a dargli lo spazio editoriale necessario per esprimersi al meglio con una storia che prosegue di volume in volume.
Come già accennato a inizio articolo protagonista della serie, che dà anche il titolo alla stessa, è l’eccentrico Ford Ravenstock uomo con una passione particolare per veleni e tecniche mortali varie, che sorseggia tisane al curaro e inala stricnina, con un lavoro decisamente inusuale. No, il nostro non è un assassino e anzi trova ammazzare altre persone un atto degradante, scorretto e inelegante. Il suo mestiere è incoraggiare chi gli viene indicato dalla sua clientela al suicidio, con tanto di straziante nota di addio scritta di proprio pugno dal malcapitato o dalla malcapitata.
Non fraintendetelo: la sua per il suicidio è una vera e propria vocazione, non un semplice modo per guadagnare soldi. Lui stesso ricerca quotidianamente questa ultima risoluzione, ma il suo fido maggiordomo lo sfila dalla morte ogni volta che accade. Non è un criminale, o almeno non crede di esserlo: fornisce solo un servizio richiesto e discreto a chi, a Manhattan, possa permetterselo.
La sceneggiatura di Raule apre il volume nel modo in cui ci si aspetterebbe da un incipit come quello visto poco sopra. Una pungente ironia nera che gioca sulla morte, la prende in giro a più riprese e la stuzzica continuamente attraverso un personaggio malinconicamente depresso e decadente accompagnato dal più tipico dei maggiordomi cinici, che rende ancora più dandy e sofisticato il contesto di vita di Ravenstock. Laddove la storia prende una piega inaspettata e decisamente originale, in cui Ford Ravenstock si inserisce in modo decisamente convincente, è però il contesto che sta intorno allo specialista in suicidi.
La New York del 2005 raccontata nelle pagine di questo primo volume fornisce gli spunti narrativi utili a fare il salto al prodotto, evitando il rischio di arenarsi nell’eventuale ripetitività dello humor nero che anzi viene valorizzato da questa ambientazione. La trama, senza entrare troppo nei dettagli, colloca momenti wilidiani e con echi di Sherlock Holmes in un mondo da crime-story metropolitana à la CSI con tanto di gang malavitose rivali. Il protagonista si trova così inserito in un contesto tanto distante quanto vicino a sé, perché è il luogo in cui vive. La Grande Mela di Ford Ravenstock: Specialista in Suicidi è quindi abitata da poliziotte con fin troppo intuito e membri della Yakuza che gestiscono case editrici, mentre il canuto protagonista attraversa quelle strade pensando a quale veleno dovrà ingerire per comprendere meglio quali suggerimenti dare ai suoi “assistiti”.
Una narrazione che riesce a convincere e, perché no, sorprendere per come sceglie di mescolare due entità e anime così apparentemente distanti. Una scelta azzeccata che sicuramente è più originale di un’eventuale storia cucita soltanto intorno alle facili battute sulla morte e sul suicidio e su concetti più strettamente dark, che invece vengono integrati con innesti narrativi altri che danno decisamente più spazio di manovra.
Ovviamente, essendo un fumetto, la narrativa è accompagnata da una componente visiva che deve essere all’altezza. I disegni, i colori e la composizione delle tavole di Ford Ravenstock sono assolutamente funzionali al tono e agli obiettivi della trama. Il tratto di Rossi crea spigoli nei volti dei personaggi molto espressivi, che vengono evidenziati benissimo sia dalle inchiostrature ma soprattutto dai colori dello stesso Rossi e di Giovanna Niro che arricchiscono il tutto in modo sì semplice ma assolutamente coerente con il senso visivo ricercato.
Un’estetica che, come per la trama, integra contemporaneamente il macabro con l’urbano creando un effetto piacevole e appagante. Non ci sono particolari innovazioni visive o di impaginazioni, certo, ma tutto è assolutamente in accordo con ciò che questo prodotto vuole essere.
Un fumetto, quindi, che sicuramente meritava di tornare sugli scaffali di fumetterie e librerie. Una semplicità che ogni tanto serve ma che sa anche regalare dei momenti piuttosto inaspettati grazie all’intuizione di non ancorarsi troppo sul sicuro. Il primo volume di Ford Ravenstock: Specialista in Suicidi è una piacevole lettura che apre discreto interesse al seguito della storia.