La scoperta di possibili forme di vita su Venere apre nuovi scenari per la narrativa di fantascienza? Mica tanto…
La notizia ha già fatto il giro del mondo: la fosfina individuata nell’atmosfera di Venere sarebbe un forte indizio verso la presenza di forme di vita batterica sul nostro vicino di casa. E anche se il mondo ultimamente ha ben altri problemi a cui pensare (come sempre), lo spunto ha subito richiamato l’attenzione degli astrofili: c’è vita su Venere! Non è incredibile? Chi lo avrebbe mai immaginato?
A dire la verità, gli autori di fantascienza avevano esplorato questa ipotesi già all’inizio del secolo scorso. E anche se le nozioni su cui basavano le loro storie sono state di volta in volta confutate, si può dire che Venere sia un pianeta che l’immaginazione degli scrittori ha già colonizzato e terraformato da molto tempo.
Dinosauri su Venere!
Tra i pianeti del Sistema Solare ce ne sono alcuni che hanno sempre attirato l’attenzione degli scienziati per la loro potenziale affinità alla Terra: Marte e Venere, due pianeti rocciosi collocati a una distanza dal Sole “ideale” per ospitare la vita come la conosciamo. Dell’intramontabile fascinazione per Marte non serve parlare, il Pianeta Rosso viene comunemente definito il gemello della Terra e la sua superficie è stata esplorata di continuo negli ultimi decenni. A oggi quando si pensa alla possibilità di stabilire l’umanità su altri mondi, Marte è sempre il primo passo.
Per Venere invece la faccenda è più complicata. Il problema principale è la difficoltà di osservazione: Marte è ben visibile dalla Terra e vi si possono scorgere montagne, crateri, formazioni e canali che hanno acceso l’immaginazione degli astronomi portando a pensare che potesse essere popolato di vita intelligente. Venere invece non è osservabile, o meglio, l’unica immagine che restituisce è quella di una fitta coltre di nubi che avvolge tutto il pianeta. Non abbiamo quindi idea di cosa ci sia sulla sua superficie, e non potremo averla finché non scenderemo sotto quelle nuvole.
In effetti nemmeno questa impenetrabilità ha scoraggiato i pensatori più audaci, tanto che molti sono riusciti a ipotizzare la presenza di forme di vita su Venere proprio a partire da ciò che non si vede. Il ragionamento, reso celebre da Carl Sagan in una puntata di Cosmos, è che una tale concentrazione di nubi può essere dovuta solo a una massiccia evaporazione dalla superficie, quindi Venere deve essere coperto di oceani o paludi, e in queste paludi potrebbero vivere creature di ogni tipo, magari anche dinosauri! Questo azzardo logico è bastato ad alimentare per molti anni le storie ambientate su Venere, ed esiste così un’intera generazione di romanzi che partono da questa ipotesi.
Eroi e avventure venusiane
Nell’epoca del planetary romance, quando la fantascienza era spesso un’avventura di frontiera proiettata ai limiti estremi dello Spazio piuttosto che in continenti sconosciuti, la maggior parte dei pianeti era in buona sostanza abitabile. Le avventure potevano svolgersi su mondi di distanti sistemi stellari, ma se si voleva rimanere nelle vicinanze, le alternative erano due: Marte, il pianeta arido e desertico; oppure Venere, il pianeta umido e paludoso.
In questo caso il problema delle forme di vita su Venere nemmeno si poneva, si dava praticamente per scontato che complessi ecosistemi si fossero sviluppati sul pianeta, e in molti casi erano sorte intere civiltà tecnologiche. Appartengono a questo filone i romanzi del Ciclo di Venere di Edgar Rice Burroughs, lo stesso autore del Ciclo di Marte (o Barsoom) che seguiva le avventure di John Carter. Qui l’eroe cambia nome e diventa Carson, il pianeta si chiama Amtor ma il modello rimane lo stesso: un avventuriero terrestre naufragato su un mondo ostile che deve combattere per riportare la giustizia tra i popoli e conquistare la principessa.
Altri autori di questo periodo hanno ambientato le loro storie su Venere, che veniva sempre rappresentato come un pianeta-palude o un pianeta-oceano, in quest’ultimo caso con la presenza di città sottomarine. Si va da Infinito di Olaf Stapledon a Leigh Brackett, fino a una delle avventure Lucky Starr, la serie di romanzi juvenile di Isaac Asimov. Venere fa da sfondo anche ad alcuni racconti di Alfred E. Van Vogt e Ray Bradbury, ma in tutti questi casi l’interesse per il pianeta è principalmente quello di un mondo diverso e lontano dalla Terra, senza interrogarsi davvero sulle sue reali condizioni di abitabilità.
La Terra come potrebbe diventare
Successivamente la nostra conoscenza di Venere si è evoluta e la possibilità che ospitasse forme di vita elementari è diventata sempre meno plausibile, figuriamoci i dinosauri. Un pianeta dall’atmosfera tossica composta di anidride carbonica, azoto e acido solforico, con pressione e temperatura troppo alte per poter supportare la vita per come la conosciamo. Nell’immaginario collettivo Venere è diventato il punto più estremo del cambiamento climatico, un pianeta consumato da un devastante effetto serra: con un po’ di enfasi, il possibile futuro a lungo termine della Terra qualora il cambiamento climatico diventasse irreversibile.
Con l’aggiornamento delle nozioni, Venere non è stato più il posto adatto in cui raccontare di avventure e civiltà sommerse, ma è diventato un interessante esempio per parlare di terraformazione e colonizzazione. Appartengono a questo nuovo corso romanzi e racconti che cercano di dare una visione scientificamente accurata del pianeta, come L’inferno di Larry Niven, che prende lo spunto di una missione esplorativa proprio per raccontare le condizioni di Venere. Stesso approccio è quello di Ben Bova in Venus, scritto molti decenni dopo ma con lo stesso intento di descrivere uno scenario plausibile.
La colonizzazione di Venere fa da punto di partenza a diverse altre storie, come I mercanti di Venere di Ferederick Pohl, una satira sociopolitica collocata nel ciclo degli Heechee, in cui vengono fornite le ragioni economiche che permettono di procedere alla terraformazione del pianeta. Anche Frank Herbert ha scritto insieme al figlio Brian il romanzo Man of Two Worlds che vede una guerra su Venere tra le potenze colonizzatrici del mondo. Kim Stanley Robinson racconta invece in 2312 della terraformazione del pianeta compiuta da parte della Cina, con l’utilizzo di uno schermo per deflettere i raggi solari e abbassarne la temperatura.
In generale, fino a pochi giorni fa Venere rappresentava una sfida capace di mettere alla prova ora singoli eroi infallibili, ora interi popoli nello sforzo di renderlo abitabile e profittevole. Adesso che gli indizi portano a credere che su Venere già esistano forme di vita, la sfida invece è lanciata alle nostre più profonde pretese di unicità e antropocentrismo: non siamo soli nell’universo, ma forse non siamo soli nemmeno nel nostro quartiere.