Rayan Reynolds torna in grande spolvero e con Free Guy – Eroe per gioco riporta sullo schermo la sua comicità
Dopo il meritato successo con la trilogia de Una notte al Museo, il regista Shawn Levy torna sul grande schermo, a distanza di 7 anni, con Free Guy – Eroe per gioco, una commedia più forte e grintosa rispetto al passato e perfettamente in linea con il suo istrionico protagonista (dall’11 agosto 2021 al cinema).
Da Free City a Free Guy
Free City è un MMORPG dove i protagonisti (si distinguono per gli occhiali indossati in game) sono liberi di livellare nei modi più disparati, ma tutti orientati alla distruzione. Il malsano sistema di aumento dell’exp in game subisce un brusco arresto quando Guy deciderà di compiere gesta fuori dall’ordinario e risvegliare il latente senso umano degli altri NPC.
La commedia di Levy è un esperimento coraggioso. Un prodotto che, sin dalle prime battute, si orienta ad un determinata tipologia di pubblico. La fascia di età potrebbe risultare indifferente, certo, ma servirà comunque una minima infarinatura video ludica per comprendere appieno tutte quante le sfaccettature di questa creatura pop.
Free Guy – Eroe per gioco funziona in tutto ciò che fa. Non importa quanto possa essere ardua la sfida di portare un simile prodotto al cinema (soprattutto nell’era post Covid), Fox e Levy decidono di tirare fuori questa carta dal mazzo e riportare nelle sale un po’ di commedia popcorn. La pellicola è fresca e, soprattutto, riesce perfettamente a prendere le distanze dalla miriade di creature plasticose ed artificiose che ci siamo abituati a vedere sulle piattaforme di streaming ultimamente.
Di film simili, infatti, Netflix e Prime Video ce ne hanno proposti a non finire, ma solo alcuni sono riusciti a colpire nel segno, ma mai quanto Free Guy – Eroe per gioco. La commedia con Reynolds protagonista è dinamica, un po’ caotica in alcuni frangenti (ma dipende molto dal background culturale del singolo), e ci intrattiene dall’inizio alla fine con una storia originale e leggera.
L’umorismo di Free Guy è diretto, piccante, tagliente. Attinge ampiamente alla cultura pop, proponendo continui rimandi a pellicole, videogiochi, fumetti e canzoni che hanno caratterizzato la nostra società negli ultimi anni. Ad aiutarci a poter apprezzare appieno questo ribollente calderone “popolare” ci viene in contro Ryan Reynolds e la sua squadra (geniali cammei compresi).
Ryan, dopo essersi impossessato del corpo e del costume di Deadpool, ha compreso serenamente la propria strada da percorrere. Una comfort zone hollywoodiana lastricata di comicità semplice, diretta, ma efficace. Un misto di situazioni surreali e commenti sagaci in grado di colpire ogni tipologia di spettatore. In Free Guy non è da meno.
Il suo “camiciola Guy” è fortemente influenzato dallo humour dell’eroe politicamente scorretto (nonostante mantenga un’identità molto più pulita), e per questo ci pare di conoscerlo già, ma non è un problema, anzi, ci introduce con più facilità in questo caotico universo.
Per funzionare, però, è necessario anche un antagonista degno di tale nome, e ci viene in soccorso un altro degli elementi di rottura della Hollywood 2.0: Taika Waititi.
Il cineasta neozelandese funziona alla perfezione nei panni del cinico Antoine, proprietario della casa video ludica detentrice dei diritti di Free City e pronto a tutto pur di lucrare ulteriormente sfruttando le idee dei suoi giovani programmatori.
Il dualismo che si crea tra Taika e Ryan ci permette di dare vita a una serie di gag, nella realtà e in game, che riescono ad arricchire una trama lineare e semplice, ma di sicuro impatto.
Le azioni spericolate e i continui easter egg presenti nello sviluppo della fabula, sino alla risoluzione finale della stessa, ci portano alla scoperta di un mondo in costante evoluzione e perfetto per poter tornare al cinema con serenità e gioia.
Apprezzate anche le performance di Jodie Comer e Joe Keery, con la star di Stranger Things decisamente sugli scudi e a proprio agio in una pellicola che è l’unione perfetta tra commedia e azione.
Free Guy – Eroe per gioco, in sostanza, è un’efficace sistema per far tornare il pubblico in sala in serenità. Una storia frizzante e fresca, condita da azione, avventura e tantissimo humor fuori dagli schemi, permetterà al pubblico in sala di poter godere appieno della genialità di Ryan Reynolds, sempre più confidente con questa tipologia di produzioni.
L’esplorazione del gaming è superficiale sì, ma l’importanza e il giusto peso dato alla realtà video ludica, agli streamer, e a tutte le nuove forme di intrattenimento digitale, rendono questa produzione non solo divertente, ma anche utile a comprendere – in parte – quanto si stia evolvendo questo mondo.
Un microverso in costante evoluzione che, seppur sia indicato più per alcune fasce d’età e/o background pop, riesce a colpire nel centro ottenendo il risultato finale sperato anche da Free City: Catturare e far divertire.