Elsa e Anna tornano a cercare la verità e, intanto, la potenza visiva cresce
Correva l’anno 2013 quando l’intero mondo fu avvolto da un gelido inverno. Un vento freddo, eppure pieno di speranze, di ricerca di se stessi, di aspirazioni per una boccata d’aria nuova disneyniana, che avrebbe segnato l’apertura della major verso racconti ancora tutti da provare.
Ma soprattutto avrebbe dato spazio a personaggi inediti, che sarebbero presto diventanti un’istituzione nella carrellata di icone incontrastate per il giovane pubblico del domani.
Era la Frozen-mania ad aver scatenato la turbolenza animata, con le protagoniste Anna e Elsa pronte a debuttare e prendere il posto di regine sull’altare di casa Walt Disney.
Ma i misteri sono rimasti vivi nello spirito dei personaggi di quel regno incantato. Immutabili seppur scalfiti dall’avventura che ha trasformato l’identità delle principesse protagoniste nel primo Frozen, bisognose di un’ulteriore esplorazione della propria natura e appagate, quindi, dalla realizzazione di un secondo lungometraggio che potesse tornare a indagare le origini della loro città e del loro passato.
Frozen II – Il segreto di Arendelle: (ri)scoprire se stessi
È con Frozen II – Il segreto di Arendelle che Jennifer Lee e Chris Buck, premi Oscar nel 2014 proprio per Frozen, tornano ad offrire l’opportunità alle insolite sorelle di scoprire parti mancanti della loro infanzia, di venire a conoscenza di quell’amore che spinse i loro genitori nel Mare Oscuro e che sembra chiamarle come una voce sospinta da una brezza stregata.
È, infatti, un canto quello che Elsa sente chiamarla ogni volta con più insistenza. Poche note, ma la possibilità illimitata di far scongelare segreti rimasti taciuti per troppo tempo, bisognosi di vedere nuovamente la luce e pronti ad aprirsi a un cielo azzurro fatto di nuovi inizi e verità.
Soltanto fare la cosa giusta porterà Anna e Elsa a salvare il popolo di Arendelle, addentrandosi nella nebbia che avvolge un’antica foresta e dove ad accogliere le sorelle, insieme ai fidati Olaf, Kristoff e Sven, le aspetterà un segreto rimasto taciuto fino a quel momento.
Stesse dinamiche, stessi problemi
Le dinamiche non cambiano poi molto: Elsa ha un potere talmente grande da muoverla fin dentro le viscere, terre lontane aspettano di essere sondate dai personaggi per essere palco di inattese avventure e la condivisione dell’amore, familiare e sentimentale, continua a pulsare più vivo che mai anche nel secondo capitolo della storia di queste due sorelle, che possono contare l’una sul coraggio e l’affetto dell’altra.
Sembrerebbe più matura, più profonda e più introspettiva questa seconda pellicola d’animazione, ma la base da cui i creativi Lee e Buck partono resta costante sotto i piedi delle due protagoniste, che pur allontanandosi dai territori di Arendelle, sembrano far riaffiorare quelle inquietudini irrisolte nell’animo della smarrita Elsa, che cercano anche stavolta di venir distese e mitigate.
È l’appartenenza, a un mondo e al proprio sentirsi individui, a ritornare in Frozen II – Il segreto di Arendelle. Narrazione che azzarda poco nel poter continuare una storia che ha conquistato un inverosimile numero di spettatori, che si sentiranno certo confortati dal ritrovare un paradigma già collaudato da poter risultare così fedele, ma che sembra minimizzare le occasioni di racconto che avrebbero potuto caratterizzare il sequel del primo successo. Sospinto, certamente, da una voce soave, ma che sembra ripetere, proprio come nel nuovo cartone animato, sempre lo stesso ritornello.
Il più ambizioso film d’animazione Disney
Se è dunque la sicurezza quella che i registi e sceneggiatori del film d’animazione hanno perseguito con il secondo atto della propria fiaba, è sull’impianto visivo che la Disney punta con un’ambizione rinnovata, che non ha mai caratterizzato in ugual modo nessuna delle opere che ha preceduto fino a questo momento Frozen II.
Un livello visivo di una magnificenza impressionante, audace nell’azzardare con le potenzialità della natura, con la sua forza inarrestabile che si divincola quasi dalle quattro pareti dello schermo cinematografico, come a voler fuoriuscire per avvolgere e sovrastare lo spettatore.
Inquadrature ed immagini che tolgono il fiato al pubblico del cartone animato, spiazzato dalla maestosità delle sequenze che gli animatori sono stati in grado di assemblare, per quello che, visivamente, si afferma come uno dei progetti più temerari e grandiosi della produzione animata disneyniana.
Quando la magia è davanti ai nostri occhi
Dai cavalli ghiacciati dominati da Elsa, all’incontenibile potenza dell’acqua, fino alle evoluzioni degli elementi della natura che vanno formando giganti rocciosi e infuocando alberi e fogliame.
Ma anche l’assetto teatrale che i registi concedono ai loro personaggi colpisce per lo splendore con cui viene dipinto, circondati da un vuoto nero che, come una tavola da dover riempire, viene poi arricchita da meraviglie visive, poste a teatralizzare ancora di più i sentimenti e i desideri dei protagonisti.
Tornare nel mondo di Arendelle non sarà entusiasmante per la leggenda che Elsa, Anna e il resto dei personaggi potranno raccontare, ma è certamente un’esperienza di visione impareggiabile, stupendamente congegnata, un musical animato più che un classico d’animazione, che pone la magia proprio davanti ai nostri occhi.