Marce, svastiche e alchimisti
Quando si parla di prodotti di evasione si tende talvolta a dare per scontata l’assenza di un messaggio al loro interno. Un luogo comune radicato, difficile da contrastare e contro cui molti di noi sono stati costretti a fare i conti, magari dovendo difendere la posizione di un’opera amata.
Sarebbe curioso chiedere agli autori un parere al riguardo. Magari a un’autrice come Hiromu Arakawa, la quale non ha mai fatto mistero di aver attinto ad alcune delle tematiche più dolorose dei nostri tempi per la creazione di Fullmetal Alchemist.
Nell’opera di Arakawa trovano una trasposizione alcuni dei maggiori fallimenti della società umana, non ultimo il totalitarismo. Difficile non cogliere una forte somiglianza con quanto ha vissuto l’Europa nel primo dopoguerra, con l’ascesa dei regimi che sarebbero stati protagonisti del Secondo Conflitto Mondiale. La mangaka riesce a rendere di facile accesso e comprensibile a tutti i concetti alla base di un regime totalitario: la folle pretesa di considerare un’idea, sia essa di partito, di nazione, di impero, come qualcosa in più di un prodotto della propria epoca storia, elevandola su un altare e sacrificando a essa chiunque si opponga alla sua supremazia.
Alla storia dei fratelli Elric e della loro ricerca della pietra filosofale fa da sfondo uno scenario politico ben delineato, capace di evocare diversi aspetti dei regimi del secolo XX. Il militarismo, la manipolazione delle masse, l’emarginazione e lo sterminio delle minoranze, gli esperimenti segreti e i complotti sono una realtà presente in Amestris così come nei totalitarismi.
Senza girarci troppo attorno possiamo affermare che Amestris è un regime totalitario. Nel caso la presenza di un Führer, rimando esplicito alla triste realtà storica della Germania nazionalsocialista, non sia sufficiente a rendersene conto. Eppure, nonostante la forte somiglianza proprio con la Germania nazista, l’apparato sotto King Bradley si presenta come una rielaborazione di tutti i regimi militari che flagellarono l’Europa dopo la Prima Guerra Mondiale.
In Amestris l’esercito è la base stessa della politica, la sua spina dorsale e tutto ciò che permette alla nazione di esistere. Uno stato nato dalla guerra e per la guerra. Tutti i ruoli più importanti nella gestione dello stato sono in mano a militari e le decisioni del popolo sono limitate a poche cariche di secondaria importanza. Anche in questo aspetto l’organizzazione politica presente nel manga si configura come quella di un regime totalitario.
Il popolo detiene una libertà limitata: non ci sono elezioni per un parlamento o per decidere la linea politica dello stato per il futuro. La casta militare di Amestris dietro le quinte riesce a dirigere le decisioni del popolo, dandogli solo un apparente facoltà di scelta, guidando nei fatti tutti gli aspetti della sua vita sociale. A questo si unisce un controllo capillare da parte degli ufficiali dell’esercito, posti a governare varie zone della nazione con un interesse rivolto più a risaltare agli occhi del governo centrale che al benessere dei propri cittadini. Non è difficile rivedere in qualche personaggio di Fullmetal Alchemist la figura di qualche podestà dell’Italia degli anni ‘30, desideroso solo di figurare bene agli occhi del Gran Consiglio e del Duce per fare una migliore carriera politica.
Un altro elemento che caratterizza il totalitarismo, tanto nel manga di Arakawa quanto nella realtà, è la militarizzazione di aspetti normalmente slegati all’esercito. In questo è l’alchimia stessa a fornire un esempio efficace di questo aspetto. Basterà pensare agli alchimisti di stato, i quali sono costretti a giurare fedeltà assoluta al regno e vengono posti all’interno dei ranghi dell’esercito per essere sfruttati come armi viventi nel corso dei conflitti.
La presenza costante del conflitto è un altro punto che caratterizza Amestris come un totalitarismo. La nazione governata dal führer Bradley è in uno stato perenne di guerra con i propri vicini. Se a nord le montagne costringono a un patto di non aggressione con Drachma (forse un richiamo al patto Molotov-Ribbentrop), mentre a oriente il deserto segna il confine di tutte le mire espansionistiche, le relazioni con Creta a ovest e Aerugo a sud sembrano costantemente sul punto di sfociare in un conflitto armato.
Come se non bastasse un nemico esterno per unire la popolazione, anche il nemico “tra le mura di casa” sembra rimandare alla politica di un regime. È il caso della guerra di Ishval.
Proprio questa ribellione, soffocata in maniera tanto sanguinosa da parte del governo centrale, è uno dei punti di maggiore comunione tra realtà e fantasia. La ricerca di un nemico interno contro cui lottare per poter unire attorno al governo l’opinione pubblica mostra qui il suo lato più vero, quello di una guerra in cui le vittime sono esseri umani, sacrificati sull’altare del governo. Il genocidio, lo sterminio sistematico di un popolo o di un oppositore politico è un crimine che affolla le pagine dei libri di storia contemporanea.
Poco importa che il nemico sia una minoranza etnica o di una nazione confinante. Nell’economia del governo militare, sia esso comandato da Bradley o da Hitler, non è tanto importante la vittoria o il controllo della popolazione, quanto la perpetuazione del conflitto, la sua continuazione per rinsaldare il dominio della casta militare. Ma nasconde anche altri scopi.
Se per i nazisti era conquistare nuove terre da consegnare al proprio popolo per soddisfare un’illusione di pangermanesimo, per Amestris lo scopo è quello di realizzare un gigantesco cerchio alchemico. A modo suo è l’ennesima necessità di ottenere spazi vitali.
E, per raggiungere tale scopo, si deve portare avanti lo sterminio di quelle popolazioni che si oppongono alle mire espansionistiche della nazione attraverso il genocidio. Passare sopra a tutti senza alcuna pietà, desiderosi di portare avanti uno scopo.
La morte non è tuttavia il peggiore degli orrori a cui può andare incontro lo sconfitto. Esiste anche la possibilità che esso venga preso prigioniero e usato come cavia. Essere sottoposti dai vincitori a esperimenti per migliorare l’esercito che ha distrutto i propri cari. Nella realtà gli esperimenti realizzati nei gulag e nei campi di concentramento erano volti alla ricerca di armi farmacologiche per migliorare i soldati e allo studio dei limiti fisici e mentali degli esseri umani.
In Amestris essere un prigioniero vuol dire diventare una cavia nella ricerca della pietra filosofale. Uno strumento che per gli alchimisti significa essere in grado di annullare la legge delle scambio equivalente e per il regime un mezzo per mantenere la supremazia bellica su tutti i fronti. Oppure essere alla base di qualche esperimento di trasmutazione umana per la creazione di un homunculus.
L’ultimo e più grande punto di contatto tra fantasia e realtà è qualcosa rimasto nascosto in bella vista, ciò che è la base stessa del manga di Arakawa: l’alchimia.
Da sempre al totalitarismo e alla dittatura si accompagna una strana vicinanza all’esoterismo e al magico. In fondo la scelta di eleggere un’idea al di sopra della vita umana comporta la scelta di spegnere la ragione, soffocarla quanto basta per concedere a tutte le forme di irrazionalità di penetrare anche nei ranghi più alti della società. Negli anni del nazismo tra le SS erano diffusi riti esoterici e culti pagani, fomentati dallo stesso capo di quello squadrone della morte, Heinrich Himmler.
E in fondo non è forse l’alchimia una forma di occulto? Una magia elevata a scienza, diffusa tra i corpi di elitè di Amestris. Un tentativo razionalizzato di controllare le forze della natura, con lo scopo dichiarato di elevare una nazione sopra i propri nemici e sopra la storia stessa.