La notizia è stata data tramite i canali social del MeFu, osservatorio sullo stato del fumetto italiano, qualche giorno fa.
L’apertura di un tavolo tecnico per il fumetto italiano con il Ministero dei Beni Culturali è una notizia di qualche mese fa, ma come ogni altra cosa durante la pandemia, ha avuto dei rallentamenti fisiologici. Tuttavia, annuncia il MeFu sui suoi social, presto sarà convocata una nuova riunione “per la creazione di specifici sottogruppi dedicati ad argomenti e obiettivi rilevanti”.
Per osservare lo stato di salute del fumetto in Italia infatti, non basta vedere la qualità delle pubblicazioni o lo scalare delle classifiche di vendita. Questi fattori contribuiscono – piuttosto – ad aprire spazi di elaborazione che travalichino l’orticello dei lettori e degli addetti ai lavori e che stimolino un confronto con l’esterno. Insomma, quel necessario “uscire dalla propria bolla” che talvolta si fa necessario per progredire.
Uno degli argomenti che sarà affrontato dal tavolo riguarda la catalogazione bibliotecaria del fumetto. In questo sottogruppo operativo saranno presenti i rappresentanti di alcune biblioteche (BNCF, BNCR, Alessandrina e Marucelliana, Braidense ed Estense) e l’ICCU (Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e per le Informazioni Bibliografiche). Inoltre parteciperanno il professore dell’Accademia di belle arti di Bologna Enrico Fornaroli e Michele Ginevra del Centro Fumetto Andrea Pazienza.
Il caso del WOW
Che la cosiddetta nona arte debba ancora lottare per ottenere un riconoscimento istituzionale, non ci stupisce né ci sconvolge. Proprio pochi giorni fa la notizia (poi rettificata) del rifiuto di aiuto economico rivolto al WOW Spazio Fumetto di Milano ha fatto indignare non pochi fumettisti e lettori. In un primo momento, in una gaffes decisamente eloquente, la stampa ha riportato la motivazione del rigetto, definendo i contenuti del museo come “privi di qualità di beni culturali”. Fortunatamente per il fumetto italiano il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha corretto il tiro tempestivamente, annunciando l’inversione di rotta proprio sull’account twitter di Franceschini.
Ho chiamato questa mattina Luigi Bona per scusarmi per l’esclusione di @museoWOW dai contributi per l’emergenza Covid. Un errore di interpretazione degli uffici che correggeremo subito. I fumetti sono arte e il @_MiBACT in questi anni ha sempre lavorato per valorizzarli. https://t.co/Tw2RaYhFIi
— Dario Franceschini (@dariofrance) November 13, 2020
Dalla frammentazione al gruppo
Che si tratti di un errore burocratico o meno, la notizia ha riacceso gli animi mai sopiti di chi difende il fumetto come forma d’arte. Oltre alla battaglia – più culturale e linguistica – di chi storce il naso davanti all’uso nobilitante del termine “graphic novel” rispetto al più bistrattato “fumetto”, quella della nona arte è una causa che va sostenuta con un sostanziale cambiamento.
Un cambiamento che si concretizza nella nascita di alcuni “organismi” collettivi, che siano in forma di associazione, di gruppo di ricerca o collettivo politico. Nasce così – oltre al già citato MeFu – la RIFF, Rete Italiana dei Festival del Fumetto, anch’essa impegnata in un intenso dialogo con le istituzioni. Nel panel lanciato dalla RIFF durante il Lucca Changes 2020, la rete ha esposto la sua progettualità e il desiderio di portare all’attenzione delle istituzioni le fiere del fumetto come momenti di ricreazione e scambio culturale. Anche in questo caso, sono i numeri che parlano chiaro: il Napoli Comicon è uno degli eventi con più incassi nella Regione Campania. E questo giusto per citarne uno.
Roba da bambini?
Insomma, l’era del fumetto percepito come cultura di serie B sta per finire. Chiaro che si tratta di pura percezione, che orgogliosamente è stata rifiutata dagli addetti ai lavori come offensiva e non rappresentativa dello stato reale delle cose. Tuttavia, la nascita di realtà che si interrogano su un aspetto ufficiale del fumetto è un buon segnale, che è il caso di osservare con attenzione.