uando si parla di riscritture, la mente di un autore non può fare a meno di viaggiare lontano. Il numero di storie che sono state scritte per diventare capolavori si perdono nel marasma di tomi che popolano le biblioteche. Come un giorno mi disse un insegnante di scrittura creativa, tutti i libri che leggiamo oggi non sono altro che riscritture di storie passate, le quali hanno posto le fondamenta dell’immaginario autoriale del mondo intero. Tranne rare eccezioni, sempre ben presenti. I retelling, che oggi vanno tanto di moda, si sono permessi di svelare le carte e di portare in stampa veri e propri rifacimenti di quelle storie che ormai consideriamo “eterni”. L’esempio da cui parte la mia riflessione è Furioso. L’ultimo canto: fantasy tutto italiano che stravolge il poema dell’Ariosto.
Rifacimento del vecchio per trasformarlo in qualcosa di nuovo
Topos, schemi narrativi, andamento delle vicende, caratteristiche generali dei personaggi si ripetono all’infinito e compaiono sempre uguali a loro stessi in ogni prodotto autoriale che ci viene presentato. Sta poi allo scrittore del caso rielaborarli in una chiave capace di stupirci, come se non l’avessimo mai incontrati prima d’ora. Come se non fossero antichi di centinaia di anni. Ad agevolare le fortune degli scrittori contemporanei sopraggiungono i retelling, che mettono immediatamente le mani avanti, confessando la loro natura di rifacimento del vecchio per trasformarlo in qualcosa di nuovo. Ne abbiamo visti tanti, nel corso della mia permanenza in redazione, ma non ne abbiamo mai approfondito uno che non viaggia molto lontano dalla nostra terra. Anzi, che non si muove di un passo.
Retelling, pizza e mandolino
Miti greci e norreni, battaglie epiche della chanson francese, incantesimi e grandi amori del ciclo arturiano ci hanno spesso portato a dimenticare una delle più grandi tradizioni letterarie di sempre: quella italiana. L’Italia è, sin dagli albori del Medioevo, il paese occidentale in cui il gusto per la parola si è consumato in stagioni letterarie indimenticabili. Dalle prime avanguardie in volgare italiano, come la Commedia di Dante e il Decamerone di Boccaccio, fino alle visionarie opere rinascimentali, come l’Orlando furioso di Ariosto e La Gerusalemme liberata di Tasso, gli antichi autori del Bel Paese offrono su un piatto d’argento ai contemporanei storie da cui attingere a piene mani.
Di certo non si può non tenere in considerazione chi quest’idea della riscrittura dei capolavori della letteratura italiana l’ha avuta: ricordiamo Inferno, un librogame ideato da Alberto Orsini che immagina Francesco, il fratello di Dante, percorrere le strade buie degli inferi alla ricerca del consanguineo; gli anni in cui abbiamo vissuto la pandemia di Covid19 hanno ispirato tanti novelli boccacciani, dando alla luce opere come Decameron project, una raccolta di ventinove racconti della pandemia selezionati dagli editori del New York Times.
Anche Manzoni può essere virale
Purtroppo gli esempi che posso proporvi sono molto pochi, rispetto alla mole di classici italiani che potrebbero essere portati alla luce. Il tormentone dei retelling dei miti greci, ad esempio, ha condotto un ampissimo pubblico ad approcciarsi agli originali, riscoprendo un mondo letterario che altrimenti sarebbe per lo più rimasto destinato agli ambienti accademici o alle librerie di pochi appassionati. Anche il patrimonio letterario italiano rischia di subite lo stesso, triste destino, a meno che qualcuno non si decida a buttarsi a capofitto nelle milioni di trame da cui è possibile trarre ispirazione! Facciamo qualche esempio.
È il 1628 e, nell’ombrosa campagna lombarda, due giovani innamorati desiderano sposarsi, ma un signorotto locale, potente e perfido, che vive nella criminalità, si infatua della giovane innamorata, desiderandola per sé. Nasce così una travagliata storia d’amore e di pericolo, nel clima delle rivolte di Milano, costellata di personaggi buffi e meschini, arguti e impacciati.
Nell’ambientazione della Firenze settecentesca, una locanda è gestita da una donna affascinante e caparbia, la quale fa innamorare di sé tutti gli uomini che capitano tra le sue quattro mura per bere vino e rifocillarsi da lunghi viaggi. Un giorno, capita a tiro un cavaliere di bell’aspetto che ruba l’attenzione della locandiera. Egli, tuttavia, è l’unico che la respinge, professandosi intollerante nei confronti delle donne e giurando che mai una avrà il suo cuore né gli metterà un anello al dito. Inizia così uno spassosissimo duello sentimentale, in cui la furba locandiera farà di tutto per smentire le parole odiose del cavaliere e per fargli ammettere che anche lui possiede un cuore capace di essere carpito dalle mani di una donna.
Un avventuriero lascia la sua vita insoddisfacente nel mondo civilizzato per intraprendere un epico viaggio nella natura selvaggia, accompagnato solo dalla convinzione che qualunque luogo non sarà mai adatto a lui. In Africa, si imbatte in una creatura immensa, con fattezze di donna, adagiata ad una montagna, che scopre essere la Natura in persona. Nasce tra loro un dialogo esistenziale sul destino dell’uomo e sul ruolo della Natura nello scorrere del tempo.
Questi tre piccoli sunti già fanno arrampicare in alto la fantasia, ma purtroppo nulla è farina del mio sacco. Cosa potremmo trovare in un libro contemporaneo pronto ad esplorare le finezze interiori e le trame avvincenti di opere come I promessi sposi di Manzoni, La Locandiera di Goldoni e Dialogo della Natura e di un islandese? Il terrore di affrontare pilastri della letteratura come questi è naturale, ma una mente dotata di creatività e rispetto potrebbe arginarlo? Come mai all’estero si è più tendenti a mettere mano alle opere della tradizione, mentre in Italia è così difficile sfilarsi questi opprimenti guanti bianchi che rendono la nostra intoccabile?
Inibizione del Passato: cure e rimedi
L’italiano è per antonomasia una creatura che tiene molto ai punti fermi della propria tradizione. Nietzsche, ben prima di me e in maniera certamente più esemplare, criticava dell’uomo la sua incoerente paura nei confronti del passato. Ciò che la Storia ci ha consegnato è destinato a rimanere blindato in teche di vetro che possiamo solo guardare da lontano. Ma è davvero così? C’è il rispetto, c’è il timore, c’è la deferenza ma non c’è l’acquisizione, la reinterpretazione, la scoperta. Invece di avere paura di sfogliare la Divina Commedia e trovarvi germogli da far sbocciare in qualcosa di nuovo (che non deve essere “da mettere a paragone con l’originale”), osiamo! Rispolveriamo quei mattoni di pagine stipati nelle biblioteche accademiche e capiamo, tramite un’immersione e una rielaborazione, cosa quegli scritti possono ancora svelarci.
Quanti personaggi dimenticati della nostra letteratura potrebbero oggi parlare tramite la voce di un’autrice o di un autore? Cosa ci direbbero oggi Paolo e Francesca del loro grande e brevissimo attimo d’amore? Cosa accadrebbe ad un’allegra brigata odierna se un’epidemia zombie irrompesse nella Firenze del 2022? E se Don Rodrigo fosse l’amante sincero e Renzo il delinquente squattrinato? Scoprilo sarebbe più semplice se ci scrollassimo di dosso il peso tarpante della Tradizione. Ma qualcuno forse può dare il buon esempio. Qualcuno è riuscito a scavalcare questo limite ideologico e ci ha presentato uno dei più interessanti libri fantasy del mio 2022.
Il sequel dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto
La Buoncostume è un sodalizio di autori italiani composto da Simone Laudiero, Carlo Bassetti, Fabrizio Luisi e Pier Mauro Tamburini. Ad otto mani, questi quattro scrittori hanno regalato al pubblico italiano (e non solo) una piccola perla della letteratura fantastica intitolata Furioso. L’ultimo canto, che si propone come il sequel dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Sessant’anni dopo gli eventi del poema ariostesco, una volta defunta la leggendaria figura di Carlo Magno, il sacro impero carolingio viene spartito tra i più grandi paladini della Guerra Santa. In un mondo dominato dalla magia, personaggi dalle caratteristiche più disparate collaborano inconsapevolmente ad una missione immensa, la più grande mai affrontata dall’Uomo.
È così che la Buoncostume mette insieme una lavandaia parigina invisibile, un cavaliere senza cuore, due vecchine e la loro nipotina in possesso di un libro magico, un soldato rimbambito e una muffa parlante per creare una storia molto lontana dal capolavoro originale dell’Ariosto ma che di certo ricalca il suo spirito epico, sognante e travolgente. Con una scrittura elegante e schietta si delineano le sorti di personaggi vecchi di cinque secoli che ancora hanno molti assi nella manica con cui sorprenderci. Attraversando maestose ambientazioni, degne del terrificante Inferno di Dante e delle meraviglie del Milione di Marco Polo, Furioso. L’ultimo canto mi ha regalato un’esperienza di lettura indimenticabile, divertente e che mi ha fatto venire una gran voglia di rispolverare qualche passo dell’opera originale.
Cosa ci insegna la Buoncostume
“Non è tutto oro quel che luccica” forse è la grande morale del romanzo. Le cose spesso sono diverse da come appaiono e ancora più spesso sono quelle ammantate di gloria e pietre preziose a trarre in inganno, ad essere in realtà le più sporche e deplorevoli. Personaggi femminili che l’epoca di Ludovico Ariosto aveva destinato ad una lettura da parte del pubblico prettamente maschilista, vengono qui riportate allo sguardo del lettore sotto una luce ben diversa. Il fiero cavaliere cristiano che trova la donna mussulmana da redimere e fare sua in quanto bottino di guerra, qui ci viene presentata come scena macchiettistica che condanna in tutto e per tutto il cavaliere e ripristina la libertà e la dignità della donna. I soldati sono degli stupidi, violenti, feroci. E lo sono tanto quelli cristiani quanto quelli mussulmani, in un gioco che supera le parti e si fa universale.
Molto caro alla Buoncostume è il tema ambientalista, di cui il libro è pregno. Il mondo crolla, con le sue imprese architettoniche e con le sue bellezze naturalistiche, a causa di un folle e irrefrenabile desiderio umano. Non è, in una chiave metaforica, ciò che sta avvenendo oggi alla Terra? Quanti potenti e milionari mettono al primo posto i loro desideri e le loro smisurate ambizioni e pongono al secondo posto la salute del pianeta? La follia che domina i personaggi pericolosi di Furioso non è così lontana dalla nostra. Forse il nostro senno davvero alberga sulla Luna… un grifone per andarlo a riprendere ci farebbe proprio comodo.
Con umile senso dell’umorismo, questo sodalizio autoriale ha restituito ai lettori italiani e non una briciola di quello che è stato il nostro passato letterario, ricordandoci che non tutto ciò che proviene dai banchi di scuola dev’essere classificato come puro reperto archeologico, come nozionistico mucchio di carta, come noiose pagine da studiare, ma che anche Leopardi, Goldoni, Ariosto e Machiavelli meritano di essere riscoperti. Meritano di essere osservati con occhi da lettori, non più solo da studenti. Chissà quante meraviglie, dopo centinaia di anni, potrebbero ancora regalarci.