Attenzione, l’articolo contiene spoiler sul primo episodio dell’ultima stagione di Game of Thrones.
Il ritorno di Game of Thrones: come quando sei a dieta e puoi mangiare la pizza ogni due settimane
Ci sono canzoni che scaldano il cuore a partire dalle prime note:la ninna-nanna che vi cantavano da piccoli, la colonna sonora del vostro primo bacio, la sigla di Game of Thrones dopo due anni di assenza. Dopo un previously totalmente inutile (come se potessimo dimenticarci cosa è successo nella scorsa stagione), eccoci qua, mano sul cuore e tutti in piedi come durante l’inno di Mameli – con la differenza che qui almeno non serve far finta di sapere le parole – pronti a farci fare a pezzi il cuore come la barriera per le ultime sei volte.
Giù al nord
Iniziamo bene, iniziamo con una gioia per Arya (ché tutti a lamentarsi della povera Sansa, ma non è che per la minore delle sorelle Stark gli ultimi anni siano stati proprio un carnevale di Rio) che ritrova il fratello (cioè il cugino), ma siccome ancora dobbiamo patire, mica lei si butta in mezzo alla strada sbracciandosi per salutarlo, no, sia mai che gli fa fare brutta figura con la fidanzatina (cioè la zia), lei se ne sta ferma come un ninja della Mano, godendosi la parata. Parata condita da siparietti comici tra il nano e l’eunuco che hanno smesso di far ridere nove stagioni fa, ma che agli sceneggiatori fanno ridere così tanto da farci temere la presenza, tra gli spin-off in cantiere, di una sit-com a camera fissa sulle esilaranti avventure di Tyrion e Varys (beh, sempre che sopravvivano alla stagione).
L’accoglienza al Nord sembra essere un po’ fredda, ma Daenerys sa sempre come scaldare l’atmosfera; del resto cosa c’è di meglio della presenza di due enormi draghi assassini per farsi benvolere subito dal futuro parentame acquisito? Ma ecco il lungo atteso momento Carramba a Winterfell: giusto per variare, a questo giro le uscite imbarazzanti non sono frutto di Bran, quanto piuttosto di Jon, che si avvicina alla carrozzina con un beh, ma guarda come ti sei fatto alto, mentre Sansa, che nel frattempo ha fatto ridecorare tutto il castello con santini di San Giorgio, fissa Daenerys con la stessa faccia che un italiano potrebbe destinare a una pizza con l’ananas. Fortunatamente interviene Bran a dissimulare l’imbarazzo, ricordando con la sua allegria dirompente che un’orda di zombie congelati sta per riversarsi su di loro, ghiacciolo di drago compreso. Poco dopo, al cocktail di benvenuto ci pensa quell’innossidabile soldo di cacio di Lyanna Mormont a fare tutte le domande scomode che gli altri hanno tentato fino a quel momento di dissimulare tra una tartina al salmone e l’altra: chi è lei? chi è il re? lui chi è? come mai l’hai portato con te? che fine ha fatto il caviale che ci avevate promesso?
Jon abbozza e si inventa uno storione per giustificare l’assenza di uova di storione: un giorno mi ringrazierete, un giorno questo dolore vi sarà utile, tutto bello e tutto giusto finché, da brava donna di casa, Sansa non inizia a far presente che questa casa non è un albergo e tanto meno un ristorante e come facciamo a dare da mangiare a tutte queste persone, senza contare i menu speciali per i vegani, i celiaci, i fruttariani e quelli che mangiano solo bio (senza contare i draghi).
(E comunque, ogni volta che pensate di avere avuto degli ex di merda, ricordatevi dei mariti di Sansa Stark.)
Ma finalmente eccoci qua, Arya e Jon, Jon e Arya, l’unico momento in otto stagioni in cui Kit Harington riesce quasi a esprimere delle emozioni con la mimica facciale, salvo poi tornare all’espressione da pesci in faccia di chi presenta in famiglia la fidanzatina per la prima volta e vede sui volti dei parenti un misto di perplessità e schifo non proprio rincuorante.
Ne ho vedute tante da raccontar, giammai gli zombie volar in Game of Thrones
Ad Approdo del Re Cersei somiglia sempre di più a Maria Antonietta con gli zombie al posto delle brioche. I non-morti stanno per bussare alle porte del castello come Testimoni del Night King di domenica mattina? Bene, preparate la mia scorta personale di diversamente vivi. E mentre la reunion dei Greyjoy si rivela fiacca, morta quasi come l’ultima festa dei Frey, Euron Sparrow sotto anfetamina riesce a trovare la strada per il letto di Cersei, che però pensa per tutto l’amplesso agli elefanti, forse anche lei affascinata dal remake di Tim Burton.
Se vi stavate invece preoccupando della mancanza di nudi femminili integrali e puramente decorativi, non preoccupatevi che ci pensa Bron ad alzare l’asticella in una scena di intrigo politico loffia e credibile come la passione della ragazza sifilitica per i vecchi. Un po’ come loffio è il salvataggio di Yara a opera di Theon, e arrivati a metà della puntata viene spontaneo guardare con nostalgia ai viaggi nel tempo della precedente stagione: le puntate sono poche e il ritmo arranca, seppur Yara riesca a tirare fuori l’unica idea assennata in caso di zombie outbreak: ritirarsi su un’isola (ok, ci sono buone probabilità che con il mare ghiacciato la tattica faccia acqua da tutte le parti, ma almeno la ragazza ci ha provato). Fratello e sorella si salutano con il motto della casata, ricordati che devi morire (sì sì, no, mo me lo segno proprio), e Theon torna a Winterfell, purtroppo senza teletrasporto.
Signor Jon Snow, cripta del castello, Lungo Inverno, Il Nord, Sette Regni
Davos ci tiene a ribadire che al nord Daenerys conta quanto il due di brisca e che in questo mazzo di carte di soli re e regine pure la sosia Karstark di Sansa verrebbe preferita a lei nel ruolo di sovrana, mentre il momento piccoli problemi di cuore si interrompe bruscamente con la notizia che i draghi stanno affrontando un’adolescenza tardiva reagendo al cambio di location, città e scuola con uno sciopero della fame. Nel dubbio i due piccioncini ne approfittano per una fuitina romantica come i ragazzi che si amano e si baciano in piedi contro le porte della notte. Purtroppo per loro però qua non siamo nella Francia di Prevert e a Westeros la notte è al massimo, buia e piena di terrore, ma soprattutto ci sono i draghi guardoni che ti spiano mentre limoni.
Nella fucina Gendry, che è invecchiato di 10 anni a stagione, incontra Arya, e già si sente odore di love story. Per il momento questo primo episodio di Game of Thrones sembra scritto da un’intelligenza artificiale a cui, nutrita con le sceneggiature di tutti gli episodi precedenti, sia stato chiesto di sfornare un finale in sei parti che renda felice il fandom. Di cosa ci lamentiamo, quindi? Del fatto che GoT, da sempre – citando Churchill – una storia di ghiaccio, fuoco, lacrime, sudore e sangue, stia perdendo proprio sul finale quel desiderio e quella capacità di stupire e contrariare. Non bastano le frecciatine di Sansa, le battute di Tyrion, per salvare un episodio che si regge sul riannodare gli intrecci (come se avessimo ancora bisogno di tirarla per le lunghe), e IN CUI NESSUNO HA ANCORA DETTO A JON QUALI SONO LE SUE ORIGINI.
Samwell e Bran che si rimbalzano la responsabilità di portare la lieta novella alla coppia sono il perfetto specchio di una gestione delle ultime stagioni che, senza il sostegno dello scheletro di Martin ha iniziato a titubare sulla bontà dell’opera, con stravolgimenti nel comportamento dei personaggi e momenti di frenetica velocità alternati a puntate in cui vorresti saper fare uncinetto per poter almeno tenere le mani impegnate mentre il vuoto pneumatico degli eventi di Westeros ti riempie occhi e orecchie.
Ma, tornando a quello che (non) succede a Winterfell, come ogni nuova relazione che si rispetti, ecco che la situazione per Jon si complica nel momento in cui il suo Best Friend Forever scopre che la di lui Girlfriend ha usato Papà Tarly e Fratello Tarly come diavolina per il barbecue. Ed ecco che ci siamo, tu sei un mago, Jon, rivela Samwell Hagrid, tirando fuori dalle tasche del pastrano una torta di compleanno decorata da tre simpatici draghetti.
Un paio di scene buie ambientate nelle miniere di Moria ribadiscono il concetto che se in una puntata di Game of Thrones la telecamera indugia su un bambino (soprattutto se quel bambino assomiglia a un giovane e ancora non inquietante Bran Stark), potete star certi che questo farà una brutta fine. In un modo o in un altro.
E così, dopo una morte – la prima di questa stagione – che ci lascia indifferenti come una diretta streaming di dieci ore di un caminetto acceso, mentre Bran lo sveglio continua a fissare nel vuoto, incrociando accidentalmente lo sguardo del nuovo arrivato, Jaime, lo schermo diventa nero e la nostra guardia finisce per la sestultima volta.